Sono due mesi che non vede i suoi “mattacchioni”, Dario D’Ambrosi. Nel tempo infinito della quarantena a cui tutti noi siamo stati costretti, il suo, di tempo, diviene ancora più lungo. Dal 1992 il Teatro
Nel tempo cupo in cui stiamo vivendo, si ha la sgradevole sensazione di aver intavolato un dialogo fin troppo familiare con la morte e, tanto più, con la morte degli anziani. Addii silenziosi, solitari, privati
Nel suo esaurirsi irreversibilmente nell’attimo presente del palcoscenico, nel momento stesso in cui si manifesta e poi mai più, il teatro rivendica la sua dimensione all’interno del ricordo. Dopo Contagio, Apprendere e Crocevia, questa è la