Uno spazio per riflettere fatto dai giovani per i giovani. Giunto alla sua sesta edizione il Festil – Festival estivo del litorale, che si è aperto il 25 giugno scorso, proseguirà con un ricco cartellone fino al 6 agosto. Tommaso Tuzzoli, uno dei tre direttori artistici, racconta com’è nato il programma 2021 che punta sempre di più sui giovani che, dice, «non vanno lasciati indietro ma anzi vanno aiutati e supportati soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo perché a causa della pandemia hanno probabilmente subìto e rischiano di continuare a subire la penalizzazione maggiore».
Il festival è arrivato al giro di boa: quale potrebbe essere un primo bilancio?
Innanzitutto, siamo felici di essere ripartiti e di aver incrementato ancora di più il nostro cartellone rispetto allo scorso anno con 25 eventi, 14 spettacoli, di cui 6 prime nazionali o assolute, e numerose location coinvolte. Chiaramente la difficoltà di quest’anno è relativa alla maggiore offerta culturale da parte della Regione. I nostri eventi si svolgono a Udine e a Trieste che contano rispettivamente 100 e 200 mila abitanti, il che significa una platea comunque ridotta ma con un’offerta quanto mai ricca e che si compone di oltre 400 appuntamenti solo nella città di Udine. Il che è positivo ma ovviamente il pubblico non può partecipare a tutti gli eventi.
Questa sesta edizione è stata realizzata pensando innanzitutto ai giovani, sia per quanto riguarda gli artisti in programma che per il target di pubblico.
Esatto. Quest’anno abbiamo arricchito la parte legata alle famiglie, e infatti lo spettacolo di apertura è stato Adriatico, di Siniša Novković, una produzione internazionale del Dramma Italiano del TNC IVAN DE ZAJC di Fiume, Teatro Nazionale croato, andato in scena nella Sala Beethoven di Trieste. A seguire ci saranno altri due appuntamenti a cui teniamo moltissimo: il 24 luglio nel Teatro San Giorgio di Udine ospiteremo Mala Sirena/La Sirenetta, scritto, diretto e interpretato da Katarina Arbanas e Giulio Settimo, una storia di amore e amicizia che va oltre i confini del mondo, negli abissi. Un lavoro fatto soprattutto di immagini perché prevede delle marionette acquatiche. Il 29 luglio, invece, nella Corte di Palazzo Morpurgo a Udine, andrà in scena Il Minotauro di e con Roberto Anglisani, una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, in cui al centro c’è il tema della diversità e delle paure da essa generate che, però, possono diventare nostre amiche se impariamo ad ascoltarle.
Tante le giovani compagnie ospitate: si potrebbe quindi definire un festival di giovani per i giovani.
Proprio così. E infatti l’altro segnale che abbiamo voluto dare con questa edizione è stato quello di continuare a sostenere i giovani under 30. Tant’è vero che abbiamo aperto il 25 giugno con Adriatico e abbiamo continuato, il 29 e 30, con Elvira Scorza – drammaturga e regista under 30, finalista con un suo lavoro al bando di regia della Biennale Teatro nel 2020 – che ha presentato in prima nazionale CristÒtem, nato dall’unione di tre enti produttivi italiani, Golden Show di Trieste, Tinaos e L’Effimero Meraviglioso, quindi due compagnie del nord-est con una compagnia sarda. E per finire il 3 e il 4 luglio Jacopo Squizzato, altro giovane talento della scena italiana, finalista al bando registi under 30 della Biennale di Venezia nel 2017, ha portato in scena il suo Paradiso dell’inferno.
Tra i prossimi ospiti la giovanissima ma già quotata compagnia Collettivo LunAzione che il 20 luglio, a Udine, porterà in scena un progetto molto particolare: Il Colloquio. Di cosa si tratta?
Il Colloquio è uno spettacolo che ha vinto il Premio Scenario Periferie 2019 ed è finalista al Premio In-Box 2021. È un progetto che nasce da un documentario sulla situazione del carcere di Poggioreale a Napoli e prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti. Racconta la storia di tre donne che, tra i tanti in coda, attendono l’inizio degli incontri con i detenuti. Una di loro è incinta e in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
Questo è solo un esempio dell’importanza che le tematiche sociali hanno per Festil.
Le tematiche sociali sono molto importanti perché la questione pandemica ha sicuramente innestato anche una riflessione, costringendoci a porci delle domande. Il punto ora è capire quanto queste domande resteranno in noi o, meglio, quanto il ricordo di queste riflessioni resterà anche dopo. Quindi per noi è importante condividerle e presentarle al pubblico attraverso la composizione di questo cartellone che ospita anche una sezione che si chiama Indagare il tempo: teatro e sociale in dialogo con il presente. Si tratta di un ciclo di quattro incontri tra artisti e pubblico, coordinati dalla dottoressa Giusy Guarino, psicoterapeuta e presidente della Cooperativa Impresa Sociale – Athena città della Psicologia, con lo scopo di condividere le riflessioni scaturite dalla visione dello spettacolo. È un momento per noi molto importante.
E poi c’è la vocazione per l’aspetto interculturale di un territorio di confine come quello mitteleuropeo: come è cambiata in queste sei edizioni? Si è evoluta? Qual è la percezione che avete avuto rispetto al riscontro del pubblico?
È un po’ riassunta nel sottotitolo del nostro Festival ovvero drammaturgia contemporanea dall’Istria al Friuli perché noi siamo convinti, come sostenevano Predrag Matvejević e Danilo Kiš, che il concetto di Europa si debba basare sulla cultura, e loro lo dicevano quando ancora c’era la Jugoslavia. È chiaro che noi pensiamo che sia fondamentale che la drammaturgia possa essere specchio della realtà. E questo nostro pensiero si concretizza poi nella costruzione di collaborazioni che vanno in questo senso. Va ricordato che Festil è la parte italiana del Primorski Poletni Festival/Festival estivo del Litorale (SLO) che si svolge da ben 28 anni, in Slovenia. E L’Alfa Romeo Jankovits simboleggia per esempio proprio una di queste collaborazioni perché è stato uno spettacolo coprodotto dal Teatro Nazionale Croato Ivan pl. Zajc Fiume, Golden Show di Trieste, il Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Tinaos, che è l’ente organizzatore del festival. E la tematica affrontata in questa pièce è particolarmente importante perché racconta l’incredibile storia dei fratelli fiumani Oscar ed Eugenio Jankovits che, nella seconda metà degli anni Trenta del secolo scorso, progettarono e realizzarono un’auto da corsa che entrò nella storia dell’automobilismo mondiale appunto l’Alfa Romeo Jankovits. La guerra cambierà le vite dei due protagonisti fino alla loro fuga da Fiume a Trieste a bordo della loro auto. Una storia sconosciuta, che unisce ricerca storica e scientifica. Si tratta di una tematica molto delicata e ancora molto viva per i profughi italiani che, dopo la Seconda guerra mondiale, dalla Croazia sono tornati in Italia. Questo per dire che certi argomenti poi diventano un momento di riflessione non solo sulla nostra storia ma soprattutto sul nostro presente. Per questo crediamo che la drammaturgia possa abbattere anche quella diffidenza storica e portarci a riflettere su dei temi sui quali per fortuna il teatro continua ancora a interrogarsi. In fondo la pandemia cosa ci ha portato? A porci delle domande.
Cosa ti aspetti da questa parte finale del festival?
Innanzitutto, che tutte le compagnie che ospitiamo possano avere un bel ricordo di questa edizione, perché questo momento è davvero molto complicato per tutto il nostro settore. E poi che i nostri spettacoli possano essere motivo, come si diceva, di riflessione e di apertura del proprio sguardo su quello che ci sta succedendo e su ciò che ci accadrà.
Cosa ti auguri per il futuro del teatro?
Mi auguro che non si lascino indietro i gruppi giovani e che si continui a dare loro spazio, perché quello che stanno attraversando è davvero un momento complicatissimo rispetto a un già fragile sistema.