È proprio vero che la scrittura scenica fa la gran differenza. Al punto che ho impiegato un po’ a ricordare che A torto o a ragione, traduzione di Taking Sides di Ronald Harwood (da cui
Gente di facili costumi, commedia scritta da Nino Manfredi e Nino Marino, è un’opera che, pur essendo stata concepita alla fine degli anni Ottanta, conserva una sorprendente freschezza. La prima messa in scena avvenne a
La pellicola Tootsie, diretta da Sydney Pollack e uscita nelle sale nel 1982, è passata alla storia per la straordinaria interpretazione di Dustin Hoffman nel doppio ruolo di Michael Dorsey e del personaggio femminile Dorothy
In Bocconi amari-Semifreddo, la scena mostra l’interno cupo e malandato di un appartamento. In mezzo un tavolo con cinque sedie attorno. Protagonista è una famiglia dilaniata, confinata nei rimorsi passati, sepolta in se stessa. Concepito
La memoria è un buco. Un buco che si è formato a forza di scavare, di ricordare. Dentro c’è finito di tutto e questo tutto, nel tempo, si è stratificato al tal punto che non
Adagiata su una poltrona avvolgente, il corpo minuto, Elena dorme in penombra. Intorno a lei, tendaggi bianchi dal sapore antico, un catino di metallo, bottiglie, bicchieri, uno specchio impolverato. Nulla lascia trapelare i fasti di
Gli autori del teatro “leggero”, quello comico per intenderci, spesso si concentrano nel creare situazioni paradossali e divertenti, talvolta esilaranti, ma a volte trascurano il plot. In questi casi, è facile uscire da uno spettacolo
Un teatro antico che oggi è modernissimo. Perché? “Innanzitutto perché recitiamo senza microfoni, una cosa fondamentale perché in questo modo il pubblico sente il contatto e capisce che lì c’è il residuo di qualcosa che
«La Storia è scritta da donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi», scrive Giancarlo Sepe per presentare la sua nuova esperienza teatrale, Femininum Maskulinum, andata in scena a Roma al Teatro La Comunità.
Aspetti esotizzanti hanno attraversato il lavoro di scavo di Michele Di Stefano e della compagine mk, in quanto contributo critico all’idea stessa di corpo scenico e di impaginazioni coreografiche smussate da un certo voyeurismo desiderante.