È arrivato in tutte le sale il film La Belle Époque, dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma con una radiosa Fanny Ardant sul red carpet.
Un film francese e i film francesi, si sa, sono da sempre degli inni all’amore: all’amore romantico, perduto e ritrovato, all’amore malinconico, all’amore sognato, all’amore che fa battere il cuore.
La Belle Époque è tutto questo. Anzi è il tripudio dell’amore, complice anche la bella prova di tutto il cast e di una regia che riesce a gestire la complessità della storia e i suoi salti temporali.
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto la storia.
Victor e Marianne (Daniel Auteuil e Fanny Ardant) sono una coppia di sessantenni che si sono molto amati, ma che ora devono fare i conti con un rapporto ormai logoro.
Fanny Ardant ritrova la verve delle sue interpretazioni migliori nel dare vita a questa donna tutta protesa verso il futuro e verso la modernità. Una donna che non si arrende al tempo che passa e ai sentimenti che appassiscono. La protagonista insegue il sogno dell’amore romantico, “frizzante”, della sua giovinezza. Accanto a lei, però, c’è Victor, tutto rinchiuso in un passato che non c’è più. L’uomo cerca di non pensare ad un presente troppo triste: la sua compagna, tanto voluta ed amata, sembra non considerarlo e non “vederlo” più. Su tutti, c’è l’espediente di un regista, nevrotico e maniacale, che, mescolando spettacoli teatrali e ricostruzione storica, permette ai clienti della propria azienda di tornare indietro nel tempo in un’epoca a loro scelta. Victor sceglie la sera del 16 maggio del 1974, quando – in un piccolo caffè lionese – conosce Marianne, la donna della sua vita. Il gioco è fatto. La magia è ricreata.
Il regista Nicolas Bedos è abile nel riportarci all’interno dei ricordi di gioventù dei due interpreti così come è abile a farci rivivere i sogni di un gruppo di ragazzi con tanta vita davanti. Nel corso della storia narrata, scopriremo che quegli stessi sogni, quei palpiti, quegli amori sono ancora intatti nei nostri protagonisti sempre appassionati sebbene invecchiati, “sgualciti” e avviliti.
Un perfetto lavoro di sceneggiatura e di regia. Nel film, la complessa macchina della storia e della ricostruzione degli anni Settanta non perde un colpo: i costumi vintage con tanto di bandane e pantaloni a zampa, le ambientazioni nella loro dettagliata perfezione, il fumoso locale tipico di quegli anni concorrono a creare un’atmosfera straordinaria.
La colonna sonora – in parte scritta espressamente per il film dallo stesso Nicolas Bedos insieme a Anne-Sophie Versnaeyen e selezionata con rigore tra le musiche del periodo – evoca un misto di malinconia e di allegra voglia di vivere che pervade tutta la pellicola.
La Belle Époque è un film sul tempo che passa, su come la vita può cambiare ciascuno di noi, sull’amore che si trasforma. Un’opera che è anche, però, una riflessione sulla forza del cinema, sulla sua capacità di farci sognare e di permetterci di ritrovare, attraverso la finzione, il potere dei sogni e delle illusioni che possono riscrivere le nostre passioni più sincere, autentiche e profonde.