Con Le Baptême Laurent Bazin realizza il suo secondo lavoro di realtà virtuale e lo dedica al tema della colpa.
Se sceglie questo sentimento è perché è tra quelli più capaci di alterare i nostri sensi, così invadente nel suo potere sensoriale da creare tra noi e il mondo una forte distanza. Da qui la scelta di servirsi del virtuale, per offrire allo spettatore un percorso immersivo che, con sorpresa del pubblico, ha inizio ancora prima di entrare a teatro. Ricreando una sorta di sala d’attesa nel corridoio de Le Centquatre di Parigi, Bazin accoglie i visitatori, ai quali assegna delle cuffie, che saranno fondamentali per tutta la durata dell’“esperienza”. Una voce ci guida e ci invita ad entrare nella sala, a scegliere una sedia, a liberarci dei nostri oggetti, a sederci e a indossare la maschera virtuale. Le azioni, che compiamo in simultanea con gli altri, come degli attori diretti da un regista, fanno già parte del processo immersivo. Siamo chiamati, infatti, fin da subito all’ascolto.
Questa prima parte segna anche un altro inizio, quello del controllo che il potere esercita su di noi. Non siamo più responsabili delle nostre azioni. Agiamo seguendo degli ordini dall’alto.
Una volta indossata la maschera, il volto di un uomo, Eric, compare sullo schermo. Ha un’espressione sconvolta, dopo aver assistito alle scene di un crimine che non ha ancora commesso. Bazin infatti ambienta la sua opera in un futuro prossimo, in cui le autorità, per controllare le popolazioni, hanno lanciato un programma sperimentale, che obbliga gli individui a vivere le conseguenze di atti non ancora compiuti. Viene in mente, di fronte a questo controllo repressivo, l’immagine del Panopticon, ovvero il carcere ideale progettato dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Si tratta di una struttura circolare, che permette ad un unico sorvegliante di osservare tutti i carcerati, senza che loro lo vedano. Le persiane della torre di guardia infatti sono schermate, impedendo al detenuto di sapere se sia controllato o meno. Secondo Bentham, il carcerato, cosciente di essere continuamente osservato, è così indotto a rispettare la disciplina. Questo stato di visibilità continua è alla base dell’idea del potere invisibile, che ha ispirato, tra le tante opere di Michel Foucault, anche lo scritto Sorvegliare e punire, in cui il filosofo francese descrive così il Panopticon: «Ciascuno è visto, ma non vede; oggetto di una informazione, mai soggetto di una comunicazione». Nel lavoro artistico di Bazin quest’idea sembra affiorare nei volti coperti degli individui che, come Eric e come noi spettatori all’inizio, sono in attesa. Un ovale nero, che rende gli individui uguali tra loro, come lo siamo d’altronde anche noi, indossando la maschera virtuale. Il virtuale in qualche modo rimanda all’esperienza del Panopticon: muovendo la testa nelle varie direzioni possiamo infatti esplorare tutti i punti dello spazio.
È assegnato a noi il controllo ma allo stesso tempo Bazin affida a qualcun altro il nostro percorso. Siamo quindi oggetti di informazioni e soggetti di comunicazione insieme.
L’originalità e la singolarità del lavoro di Bazin si deve sia alla sua scelta di raccontare il potere attraverso il senso di colpa che esso induce negli individui sia all’idea di farlo attraverso l’elemento dell’acqua.
Ma cosa significa immergersi? Liberarsi della colpa di cui si è macchiati o affondare nella colpa stessa?
Il potere vuole purificare o accusare purificando? Le Baptême mette in gioco tutti questi elementi e lo fa non solamente attraverso l’esperienza virtuale. L’immersivo che Bazin esplora infatti è totale e domanda allo spettatore, dopo l’esperienza del virtuale, di tornare all’origine del termine.
Nella seconda parte dello spettacolo infatti, sempre la stessa voce, ci conduce in un’altra sala. Qui troviamo una vasca, che rimanda alla piscina in cui Eric si è immerso, e la figura che fino a quel momento ci ha guidati si presentifica, come a svelare finalmente ciò che si nasconde dietro la torre di controllo del Panopticon. Ma quest’uomo non dirige più le nostre azioni. Siamo chiamati adesso a scegliere, riappropriandoci così del senso di responsabilità. Chi è disposto a immergersi nella vasca come Eric? Gli spettatori si osservano tra l’impaurito e il sorpreso, ma nessuno di loro si fa avanti.
Un’attrice lo farà al posto nostro, dimostrandoci ancora una volta che oramai è solamente la finzione l’unica esperienza a cui siamo ancora disposti.
Le Baptême
di Laurent Bazin
con Audrey Bonnefoy, Fabien Joubert, Chloé Sourbet
immagine Svend Andersen, Flavien Bellec, Cécile Chatignoux, Jeanine Choserot, Céline Clergé, Laurent Cyr, Mona El Yafi , Joseph Hernandez, Frederic Jeannot, Marie-Anne Mestre, Céline Toutain
capo operatore Thomas Favel
scenografia John Carroll
design del suono Diego Losa
costumi Laurence Grimonprez.
Le Centquatre, Parigi, dal 22 al 26 gennaio 2020.