Una casa di pazzi è una commedia scritta da Roberto D’Alessandro, all’inizio del nuovo secolo. Il termine commedia, però, non deve essere fuorviante. Se assistendo alla rappresentazione di questo spettacolo si ride (e molto) non si può non far a meno di uscire dal teatro con pensieri profondi. Il lavoro, infatti, è ricco di contenuti ed è anche pieno di innumerevoli sotto testi che possono essere percepiti e goduti, a vari livelli, da differenti tipologie di spettatori.
In un appartamento abitano: Attanasio (Enzo Casertano), Remigio (Roberto D’Alessandro), fratello cinquantenne disabile psichico e Maria Adelaide (Maria Cristina Gionta), moglie di Attanasio.
La coppia, che è oramai in crisi da tempo, vive le sue ultime ore. L’ingombrante presenza di Remigio, infatti, sta finendo di recidere i legami che trattengono Maria Adelaide dall’allontanarsi dal compagno.
Remigio, purtroppo, vive in un suo “limbo” incastrato tra i comportamenti di un adolescente in un corpo di un uomo adulto, giunto alla mezz’età. Ha una sua realtà parallela, fatta di giochi infantili ma ricca di pulsioni sessuali.
Attanasio, che si prende cura di lui, ha sacrificato molto della sua vita per il fratello ma, nello stesso tempo, ne ha anche messo a repentaglio il futuro nel vano tentativo di accontentare la moglie e tenere, così, in vita un matrimonio di cui, però, ha smarrito il reale significato.
La compagna, Maria Adelaide è, infatti, oramai sul punto di lasciarlo seppur vivendo una forte scissione emotiva tra antichi, sopiti, sentimenti e la ricerca di nuove emozioni amorose.
Nella vita dei tre, però, irrompe prepotentemente la figura di Ginetta (Maria Lauria). È la nuova inquilina dell’appartamento al pieno di sotto che, invaghitasi di Attanasio e, maternamente affezionatasi a Remigio, fa di tutto per agevolare l’allontanamento di Maria Adelaide da Attanasio.
Oltre non dico per non svelare i tanti piacevoli e divertenti colpi di scena.
Molto bravo Roberto D’Alessandro a scrivere questo testo e a portare in scena una figura, fragile e grottesca, come quella di Remigio. Senso del ritmo e tempi comici fanno da “contrappunto” all’altro personaggio esilarante della commedia, quello di Ginetta sostenuto da Maria Lauria, che la caratterizza dotandola di un frenetico slang costruito, fantasiosamente, in un mix di dialetti basati su quelli della Basilicata e della Puglia.
Più serio e profondo, invece, è il personaggio interpretato con cura, da Maria Cristina Gionta che si trova a dover dar corpo e voce a una donna emotivamente scissa tra la necessità di ritrovare se stessa, costruendosi un futuro “autonomo”, lontano da quegli uomini che, pur amandola, l’hanno delusa.
Ancora più complicato (ma sostenuto con estrema abilità), il ruolo di Enzo Casertano che deve donare ad Attanasio una apparente leggerezza e allegria, utile a suscitare la risata negli spettatori, ma che, come personaggio, deve combattere interiormente, le mille difficoltà e sofferenze quotidiane.
Una commedia frizzante, dotata, come indicato all’inizio, di molti risvolti interessanti e di ritmi veloci. Ritmi scanditi da attori che hanno una grande conoscenza di quei piccoli trucchi e accorgimenti che permettono allo spettatore di uscire dal teatro soddisfatto, con la voglia di rinnovare quell’esperienza piacevole, quasi catartica, che solo il teatro può dare.
Sapiente e curata la regia di Silvio Giordani che è riuscito a costruire, sul testo di D’Alessandro, uno spettacolo efficace pieno di sfumature e di suggestioni.
Funzionali le scene di Mario Amodio così come i costumi di Lucia Mariani (sarta Elisabetta Viola) e le luci di Andrea Averna.
Una casa di pazzi
di Roberto D’Alessandro
con Enzo Casertano, Roberto D’Alessandro, Maria Cristina Gionta, Maria Lauria
regia Silvio Giordani
scene Mario Amodio
costumi Lucia Mariani
sarta Elisabetta Viola
luci Andrea Averna.
Teatro Manzoni, Roma, fino al 13 giugno 2021.