Aprire le porte e lasciarsi sorprendere. Quasi confondendosi tra il pubblico in platea, Leonardo Manzan sceglie queste parole per dare inizio a It’s app to you spettacolo potente e tragicomicamente attuale ospitato da Narni Città Teatro nella sua giornata conclusiva. Il Festival di teatro della città centro d’Italia, giunto alla sua seconda edizione, è esattamente una finestra aperta a cui potersi affacciare e respirare a pieni polmoni. Dal 18 al 20 giugno Narni ha accolto le Cadute necessarie (titolo scelto dagli organizzatori Davide Sacco e Ilaria Ceci assieme a Francesco Montanari per questo secondo “volume”) dando vita a una rassegna densa e variegata, dove c’è stato spazio per ogni emozione e dove ciascuno ha potuto godere di qualcosa di unico.
Si cade, certo, per poi però rialzarsi. Ed ecco la necessità di queste cadute: si pensi a un bambino che sta imparando a camminare. Così è per Narni Città Teatro che lo scorso autunno è nato e ora prova a muovere i primi passi.
Cadute che sono anche visivamente danzate da Eliška Brtnická, sospesa su una altalena per quasi l’intera durata della performance. Enola, spettacolo realizzato con il contributo del Centro Ceco di Roma e ispirato al tema degli hibakusha, sopravvissuti all’attacco della bomba di Hiroshima, ipnotizza lo spettatore che vede gambe e braccia emergere dal buio disegnando una danza onirica ma allo stesso tempo molto fisica. Nell’atmosfera sospesa che la Brtnická crea nel Teatro Manini sembra sentire i respiri di tutti i presenti che si bloccano all’unisono mentre lei volteggia con grazia e leggerezza suggerendoci forse che, per andare avanti nella vita quotidiana e superare le nostre paure, è sufficiente guardare tutto da un’altra prospettiva. Mettere distanza tra noi e le cose.
E la prospettiva da cui si assiste a Look – evento simbolo del Festival – è di quelle che tolgono il fiato. Una performance itinerante che, grazie alla voce narrante di Francesco Montanari, diventa esperienza a 360 gradi. Passeggiando per il meraviglioso borgo di Stifone, abitato da 40 anime e adagiato lungo la riva sinistra del fiume Nera, si ascoltano in cuffia le parole di Montanari che, gradualmente, ci riporta all’acqua. Lì dove tutto inizia e finisce, dove la vita è da sempre. Ed è in quelle acque color turchese che si tuffa Manila Flamini, campionessa del mondo di nuoto sincronizzato. La sua danza diventa un tutt’uno con il meraviglioso paesaggio che è intorno. La natura, in questa performance, non è solo scenografia, è testo, è protagonista, è quel punto di congiunzione con l’uomo troppe volte dimenticato perché noi esseri umani non siamo altro rispetto a questa relazione, ne facciamo parte. Arte, danza e musica si fondono assieme grazie anche alle coreografie della Movin’Beat Company di Antonella Perazzo che muove i danzatori sparsi per il borgo.
Ma è aspettando l’alba che le Cadute necessarie parlano per bocca di Ascanio Celestini. Ormai appuntamento fisso del festival umbro, quello delle 5 del mattino vede il narratore romano nella suggestiva cornice dell’Ala Deruta (ex refettorio Sant’Agostino). Vestito di bianco (caratteristico dress code ormai di questi incontri mattutini), Celestini racconta le cose che restano quando la morte bussa alla porta di un uomo. Il suo narrare è sempre coinvolgente: «è che bisogna parlare delle cose che non esistono più, anche per capire che non è del tutto vero che non esistono più» dice Ascanio. La morte fa parte del corso delle cose e a partire dall’elogio funebre, passando per storielle di paese, si capisce quanto la vita vinca sempre sulla morte. E che anche quando la disperazione è tanta, la forza per rialzarsi arriva sempre. Ecco, ancora, le “cadute necessarie”.
Il vero protagonista però di Narni Città Teatro, sorprendentemente più teatrale di tanti teatranti, è Clementino, rapper avellinese. Cosa c’entra con un festival di teatro? L’intuizione – geniale – l’ha avuta Francesco Montanari che svela la sua grande amicizia con l’artista. È lui a volerlo a Narni ed è lui che in una piazza dei Priori piena (per quanto possibile in tempi di Covid) lo intervista cercando di far emergere l’uomo dietro il rapper che si autodefinisce “Iena” ovvero “Io E Nessun Altro”. Clementino ha una storia forte, che magari i suoi fan conosceranno molto bene ma forse le platee teatrali meno. Non è la classica storia di riscatto, di chi si fa da sé. È qualcosa in più. Clementino da piccolo vuole fare l’attore, ci prova, si laurea, ma riuscire a sfondare è difficile. Il rap era solo una passione. Oggi, dice, «se riesco a recitare è grazie al rap». E quindi inizia a declamare, a suo modo, il meraviglioso monologo del naso di Cyrano, e successivamente propone a Montanari di dirigerlo nell’Amleto. Un artista vulcanico, irrefrenabile, generoso quando condivide con il pubblico il suo ricordo di Pino Daniele, di sicuro un ragazzo che crede nei veri valori, in primis la sua famiglia, senza la quale, dice, «non andrei da nessuna parte».
«Non chiudere mai dentro chi ha idee» è invece il monito lanciato da Antonio Rezza che al Teatro Manini ha portato il suo Pitecus, un evergreen, si potrebbe definire, sempre coinvolgente ed esilarante. Lo spettacolo inizia con una polemica sul numero di posti lasciati vuoti per seguire le direttive Covid. «Perché i teatri devono rispettare regole che ovunque fuori non vengono rispettate?» chiede a gran voce Rezza, minacciando di non andare in scena. In realtà, come l’artista spiega a fine spettacolo, la sua è stata una provocazione, non avrebbe mai dato seguito a quelle parole mettendo in difficoltà l’organizzazione. Voleva solo evidenziare una contraddizione: fuori dal teatro piena movida, all’interno distanziamento e mascherine. E quindi «mai chiudere dentro chi ha idee» conclude Rezza perché gli artisti, durante questo lungo anno di chiusura, hanno continuato a pensare, a far lavorare il cervello, a trovare nuove forme per esprimere ciò che hanno dentro.
L’ultima giornata del Festival si apre nel cortile del Municipio con le Variazioni di Tap, un viaggio nella storia della musica danzato da una bravissima Elisabetta Ventura che piega il tip tap al tango e alla salsa passando anche per il merengue, la pizzica e la tammurriata. L’inizio però è tutto jazz perché è da qui che nasce questa danza ipnotica. A raccontarlo è la voce narrante di Alessio Rizzitello accompagnato dalle note eseguite dal piano di Riccardo Biseo, dal contrabbasso di Claudio Campedello e dalla batteria di Lucio Turco.
Ed ecco che si ritorna a quelle porte da aprire per lasciarsi sorprendere suggerite da Leonardo Manzan che, all’Auditorium Bortolotti, porta in scena It’s app to you, definito come il primo videogioco a teatro. Sono tante le domande che Manzan si pone e di riflesso anche noi che assistiamo a questo spettacolo: l’uomo è padrone delle proprie scelte? Qual è il limite della nostra libertà? E quale quello tra realtà e virtuale? I confini sono labilissimi e sul palco assistiamo a quello che potrebbero diventare le nostre vite. E forse per qualcuno è già così. Forse il confine è già stato superato. Manzan non è mai banale nelle sue creazioni. Questa volta sul palco è assieme a due strepitosi compagni di viaggio, Andrea Delfino e Paola Giannini, che dirige con naturalezza e precisione. I tre, giocando, ci sbattono in faccia la realtà che viviamo. Del resto, non è questo il compito del teatro, farsi voce e specchio del nostro vivere?
Narni Città Teatro lascia dentro tanti spunti di riflessione. Un programma variegato che segue però una linea ben precisa riuscendo a unire alto e basso, senza mai perdersi o perdere di vista la qualità. E a dimostrazione di questo ci sono i numeri: con oltre duemila spettatori questa seconda edizione chiude segnando una crescita anche dei contatti sulla rete con un totale di 12.000 utenti su Instagram e 65.500 su Facebook che, grazie alla kermesse, hanno interagito con la città di Narni. «Grande la soddisfazione dell’Amministrazione comunale» – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Lorenzo Lucarelli – «anche perché Narni Città Teatro è stata l’ultima manifestazione prima della chiusura invernale e la prima a ripartire. Un piccolo contributo a rilanciare il mondo del teatro e dello spettacolo, il più pesantemente danneggiato dalla pandemia. Inoltre, alle iniziative hanno preso parte molti bambini: quando le fasce più giovani partecipano agli eventi artistici significa che si è innescato un meccanismo positivo di crescita culturale. L’appuntamento è sicuramente confermato per il 2022».
Ma prima del prossimo Festival, il direttore artistico Davide Sacco annuncia la presentazione degli Assoli di Stagione che, da settembre a dicembre 2021, vedranno in scena Filippo Nigro, Ascanio Celestini ed Euridice Axen, tra i primi nomi scelti per i prossimi appuntamenti targati Lunga Vita Festival.