Dove finisce Irene e dove incomincia Clara. Irene Brin e Clara Galante. Due donne, due artiste della vita e della scena, due fuoriclasse, eclettiche, dirompenti, non conformiste più ancora che anticonformiste, libere per talento e per vocazione.
Non è un caso che Clara Galante abbia scelto di dare voce a Irene Brin e che lo abbia fatto come primo segno di ripresa dopo il buio.
La polvere del mondo. Il nuovo galateo e altre leggerezze, spettacolo presentato a Roma il 9 agosto scorso per i Solisti del Teatro ai Giardini della Filarmonica è molto più che un tributo a Irene: è un accogliere su di sé il suo spirito, la sua forza, il suo incondizionato desiderio di bellezza che cercava di resistere in un mondo fatto a pezzi dal Ventennio e dalla guerra.
Al secolo Maria Vittoria Rossi, Irene Brin deve il suo pseudonimo a Leo Longanesi che nel 1937 la invitò a tenere una rubrica di cronaca mondana sul settimanale “Omnibus”, ma i suoi alter ego furono molti, in risposta alla poliedricità dei suoi interessi e delle sue passioni.
Fu Marlene, Mariú, Oriane, Geraldine Tron, Maria del Corso, Contessa Clara Ràdjanny von Skèwitch così come fu giornalista poliglotta, scrittrice, viaggiatrice, mercante d’arte. Attività che intraprese insieme al marito Gaspero del Corso con il quale avviò nell’immediato dopoguerra la più importante galleria d’arte della capitale, “L’Obelisco” in via Sistina.
Bene, Clara Galante ne ripercorre le fasi cardine della vita, mettendo in campo la sua poliedricità di artista capace di scivolare dalla recitazione al canto all’interlocuzione con il pubblico e con il chitarrista in scena. Sul filo di una drammaturgia originale da lei stessa messa a punto sulla base di accurate ricerche di archivio, restituisce Irene, inventandola e la inventa restandole fedele. Senza sovrapporsi, senza forzare la mimesi, ma entrandoci dentro attraverso le sue parole che sono leve e chiavi di accesso, per uscirne un attimo dopo e osservarla, non vista, da un’angolatura diversa.
Condividendo apertamente i consigli («Dimentichiamo le diete quando ci invitano: i nostri regimi e discipline ci devono rendere belli, non antipatici» oppure «La rabbia è devastante sui volti maturi quindi sono diventata buona»), accogliendo i rimproveri che ci meritiamo di più («Ma in che mondo vivete se non ci sono i teatri»), elargendo con nonchalance certe sue raccomandazioni («Il bagaglio non deve superare i trenta chili, pelliccia e gioielli compresi, che non sono un capriccio ma un dovere»).
Lo spettacolo tutto si muove in una costante dialettica tra personaggio e attrice-cantante che a volte sembra chiederle di aspettarla in silenzio e ascoltarla cantare. In tutte le lingue- italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese – e anche romano e napoletano. Con il temperamento e gli accenti perfetti, capaci di traghettarti in un attimo per le strade di New York, di Parigi o in un locale di Lisbona ad ascoltare il fado.
Canzoni che hanno fatto la storia come La vie en rose o Summertime perché «io sono bianca ma ho un cuore molto nero».
Chissà se Irene lo avrà mai detto ma Clara sì, e lo fa dire anche a lei e noi ci crediamo.
Il risultato è una gradevolissima osmosi di anime e talenti molto ben controllata, in cui la Galante dà il meglio di sé, concentrato in un’ora e mezza che vola.
In scena, alla chitarra, Claudio Farinone, anche autore degli arrangiamenti.
La polvere del mondo. Il nuovo galateo e altre leggerezze
uno spettacolo dedicato a Irene Brin scritto e interpretato da Clara Galante
chitarra arrangiamenti Claudio Farinone
elementi scenici a cura di Carlo Pianosi e Fabio Gasparri.
Studio di Architettura Effimero Barocco
con l’affettuosa collaborazione del Maestro d’Armi Renzo Musumeci Greco.
Archivio Bioiconografico, Fondi Storici Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Archivio Storiografico dell’Accademia Costume & Moda.
I Solisti del Teatro, Roma, 9 agosto 2021.