Ma l’animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l’animale che mi porto dentro vuole te
(Franco Battiato)
Da dove viene questo animale? E come fa a impossessarsi di tutto? Se ne sta fermo in agguato e all’improvviso attacca. Prima preda delle sue aggressioni è il corpo che lo ospita, poi vengono le altre, le vittime collaterali, le donne che hanno la sfortuna di imbattersi nell’uomo che lo nutre. Leggendo Brevi interviste con uomini schifosi di D.F. Wallace si ha l’impressione di vederlo dappertutto. Fernanda Pivano scrive che Wallace ritiene questa raccolta la sua opera più inquietante, anche se quando ha iniziato a scriverla non prevedeva che lo sarebbe diventata. L’animale quindi si è fatto strada da solo e della sua schifosa bestialità ha mostrato il volto.
Nell’omonimo spettacolo, che ha debuttato al Teatro San Ferdinando di Napoli il primo febbraio – trasposizione scenica del regista argentino Daniel Veronese – di questa animalità troviamo tracce nelle parole oscene scelte con cura dal testo di Wallace attraverso quel senso di soffocamento e orrore che provocano in chi le ascolta. Paolo Mazzarelli e Lino Musella, diversissimi tra loro nell’aspetto e nella gestualità, si alternano nel ruolo della donna – sempre la stessa intervistatrice – e degli uomini che si aprono con lei, confessando i loro traguardi sessuali, le loro perversioni, in una sfida continua alla propria virilità che farebbe impallidire anche il peggiore dei maschi alfa.
In questo raccontare di sé viene messa in atto una delle peggiori forme di mansplaining, quella attraverso cui gli uomini pretendono di spiegare alle donne il loro sentire, prevedendo le loro reazioni, mostrando di conoscerle meglio di loro stesse. In un ambiente neutro, in cui solamente un tavolo bianco su una superficie bianca domina la scena, prendono velocemente vita otto storie, otto situazioni in cui la donna è costretta ad ascoltare le confessioni oscene dell’uomo che le sta di fronte, che si muove avanti e indietro gesticolando nervosamente, mentre lei è spesso seduta, quasi sempre in silenzio.
Nel primo capitolo – Paternal – è il corpo di Musella a esprimere questa immobilità. Contratto e rigido, incapace di reagire, di ribellarsi ai continui rimproveri e violenze verbali. Quello stesso corpo femminile inerte si trasforma nei capitoli successivi, quando ad abitarlo è l’animale. La capacità mimetica di Musella emerge straordinariamente ne L’esca, quando si trova a interpretare un uomo, che ritroviamo nella breve intervista n. 40 di Wallace. La sua oscenità è tutta in mostra, mentre solo il braccio deforme è nascosto. Quel braccio, che Musella maschera con vergogna, rendendolo a tutti gli effetti un arto monco, diventa l’esca per far abboccare le donne attraverso un perverso e grottesco. meccanismo di sensi di colpa. Anche Mazzarelli, come Musella, nel ruolo della donna è più statico ma, se Musella assume un atteggiamento più timido e spaventato, Mazzarelli invece conserva, anche nel ruolo femminile, un’aggressività e una sicurezza maggiore. Se in Wallace la figura femminile è ridotta nel testo ad una lettera – una D che si frappone tra una confessione e l’altra – nella trasposizione di Veronese si fa presenza reale, restando comunque accessoria, divenendo il punto su cui scaricare il peso di pensieri inconfessabili. La sua fisicità e i suoi brevi interventi però, a differenza di un segno linguistico, hanno frammentato il monologo trasformandolo in un dialogo impossibile.
Il testo di Wallace, così abilmente trasposto da Veronese in una versione teatrale che conserva l’ironia delle riflessioni dello scrittore americano, arriva in Italia nel momento giusto, quando il dibattito culturale su temi come il mansplaining e il mobbing è fortemente vivo e pronto finalmente ad accogliere, a più di vent’anni dall’uscita dell’opera di Wallace (1999) il senso più profondo di questo suo lavoro.
Brevi interviste con uomini schifosi
di David Foster Wallace
regia e drammaturgia Daniel Veronese
traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini
con Lino Musella e Paolo Mazzarelli.
Teatro India, Roma, dall’ 8 al 13 febbraio 2022.
In tournée.
Prossima data:
Teatro delle Muse, Ancona, dal 4 al 5 marzo 2022.