Una casetta di legno la cui estetica ricorda quella dei giardini giapponesi contiene al suo interno un’imponente quercia di sughero che domina la scena. Siamo a Baleizão, un villaggio nel sud del Portogallo. È qui che Tiago Rodrigues, con la compagnia Mundo Perfeito, ambienta il suo ultimo lavoro, presentato in Italia in anteprima nazionale al Teatro Argentina.
Come ogni anno, la famiglia di Catarina ha lasciato per qualche giorno Lisbona per ritrovarsi qui e compiere ancora una volta quel rituale purificatorio divenuto ormai simbolo di appartenenza a quel nucleo: uccidere un fascista. Catarina ha da poco compiuto ventisei anni, l’età in cui, secondo la tradizione famigliare, è pronta per una simile azione. Il nome lo ha ereditato dalla nonna, una bracciante assassinata nel 1954 a Baleizão durante la dittatura fascista in Portogallo. Quella ferita inferta alla famiglia si è trasformata nel tempo in un desiderio di vendetta, che ha trovato in questa tradizione una forma di riscatto. In una dimensione corale e profondamente intima, Catarina si raccoglie intorno agli altri, intonando con loro un canto partigiano, prima di quel rito di iniziazione che la trasformerà per sempre.
Nel giardino della casa di Baleizão negli anni sono cresciute diverse querce di sughero. Le ha piantate la famiglia di Catarina. Una per ogni fascista sepolto lì. Il cugino di Catarina sta già scavando, preparando il terreno ad accogliere una nuova pianta. Ma Catarina si rifiuta di far nascere ancora una volta la vita dalla morte. Quando finalmente arriva il suo turno e Catarina si trova di fronte al fascista da lei stessa catturato, impugna la pistola e fa per premere il grilletto, davanti agli sguardi fiduciosi e incoraggianti della sua famiglia, che aspetta il momento con trepidazione. Ma, con sorpresa e delusione di tutti, Catarina non spara. C’è qualcosa che la trattiene dal farlo. Un dubbio, spiega Catarina, come il vento entra dalla finestra o da qualsiasi spiraglio e trova il modo per raggiungerti. È giusto uccidere solo per vendicare? Quanto possiamo spingerci oltre in nome della democrazia? Queste questioni etiche che Catarina non può più ignorare diventano, alla luce della guerra in Ucraina, un’occasione per riflettere sugli ultimi avvenimenti. Il testo, concepito da Rodrigues prima della pandemia, trova adesso un terreno fertile e assume un significato politico, che trova il punto di partenza nella famiglia, definita da Aristotele il nucleo primitivo dell’associazione umana. E Catarina, in questo nucleo, è chiamata a decidere chi essere. La sua individualità si manifesta nella volontà di aderire ai suoi valori. Presentandoci questa figura femminile così ostinata e risoluta, Tiago Rodrigues porta avanti un interessante rovesciamento di Antigone: Catarina trasgredisce la legge famigliare in nome di un’idea di giustizia universale. Non è disposta ad accettare quel comandamento di cui non comprende più il senso e si prepara a tornare a Lisbona. Ma prima, ancora una volta, tenta inutilmente di assecondare il desiderio della madre e nuovamente impugna la pistola, ma solo per poter gridare e affermare con forza il suo dissenso: «Non ucciderò. Io non voglio uccidere».
Catarina e a beleza de matar fascistas
testo e regia di Tiago Rodrigues
scenografia F. Ribeiro
costumi José António Tenente
luci Nuno Meira
sound design e musica originale Pedro Costa
arrangiamenti corali e vocali João Henriques
voce fuori campo Cláudio deCastro, Nadezhda Bocharova, Paula Mora, Pedro Moldão
supporto ai movimenti Sofia Dias, Vítor Roriz
combattimenti scenici e uso delle armi David Chan Cordeiro
assistente alla regia Margarida Bak Gordon
direttore di scena Carlos Freitas
suggeritrice Cristina Vidal
traduzioni Daniel Hahn (inglese), Thomas Resendes (francese) Vincenzo Arsilio (italiano)
sopratitoli Rita Mendes.
Produzione esecutiva Rita Forjaz, Pedro Pestana.
Teatro Argentina, Roma, dall’11 al 14 aprile 2022.
Prossima data: Teatro Storchi, Modena, dal 28 al 29 aprile 2022.