Nel dicembre del 2012 debuttava, all’Old Red Lion Theatre di Londra The Play That Goes Wrong, commedia di Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields “madre” di un filone di metateatro in cui vengono messi in scena spettacoli da parte di improvvisate compagnie di teatro amatoriale.
A chi non è capitato di assistere alla “recita” di un amico, magari in un piccolo teatro di periferia o di una parrocchia, e sorridere – non per la commedia proposta – ma per la confusione e lo scompiglio che si creava tra coloro che avrebbero dovuto recitare, a seguito delle battute dimenticate, delle cadute, degli errori di luci, di posizionamento e di clip audio? Bene, aggiungete a tutto ciò una scenografia costruita malamente, pronta a collassare in ogni istante e avrete un’idea di cosa hanno “inventato” Lewis, Sayer e Shields per farci ridere. A questo, aggiungete che gli autori hanno pensato di risolvere le imbarazzanti situazioni tramite fantasiose soluzioni alla maniera degli slapstick (gags del cinema muto o, per fare un paragone con un lavoro particolarmente noto, a quanto accade nella seconda parte di Rumori fuori scena) e saprete cosa può accadere ogni sera.
The Play That Goes Wrong, grazie all’enorme successo ottenuto, ha trovato, dal 2014, sua sede “stabile” a Londra, presso il Duchess Theatre mentre, altri teatri hanno accolto gli ulteriori titoli della “serie” (in quanto ricalcano la medesima trovata) proposti dagli stessi autori, ovvero: The Comedy About a Bank Robbery, Peter Pan Goes Wrong (visto in Italia col titolo Che disastro di Peter Pan), Magic Goes Wrong e A Christmas Carol Goes Wrong.
Attualmente The Play That Goes Wrong è stato tradotto in oltre 30 lingue e licenziato per la produzione anche in Cina, Corea del Sud, India e Russia. Giunto in Italia nel 2016 col titolo Che Disastro di Commedia e la traduzione di Enrico Luttmann, vede la regia di Mark Bell per la Ab Management.
Grazie all’immediato successo, la commedia è stata a lungo in tournée nei principali teatri della penisola e, probabilmente, non avrebbe cessato il suo viaggio se questo non fosse stato interrotto dall’arrivo della pandemia. Ora, dopo due anni di pausa (durante la quale la compagnia ha debuttato con un altro testo del fortunato filone, il già citato Che Disastro di Peter Pan), lo spettacolo riprende il suo cammino per l’Italia.
Che Disastro di Commedia torna a Roma, presso il Teatro Parioli, con un cast composto da gran parte degli originali interpreti della prima edizione del 2016. Sono giovani molto affiatati e atletici (qualità indispensabili visto il susseguirsi di frenetiche azioni fisiche).
Il plot, come già segnalato, è molto flebile. Tutto ciò che accade, narrativamente parlando, è un pretesto per le infinite gags che si vengono a costruire a seguito dei continui, avversi e imprevedibili, eventi. Una compagnia di attori amatoriali, dopo una serie di insuccessi, tenta di mettere in scena un giallo. Un omicidio, all’inizio dello spettacolo, è il movente per una indagine a tutto campo. La fatiscente e mal progettata scenografia, assieme alla poca professionalità degli attori e dei tecnici nonché i goffi tentativi di porre rimedio ai continui imprevisti, sono elementi sufficienti (grazie alla bravura dei “reali” attori) a garantire, al pubblico in sala, risate di “pancia”. Un colpo di scena finale (intuibile da alcuni “fotogrammi” iniziali) chiarirà l’equivoco e smaschererà l’inganno.
Un plauso a tutti gli attori che “galoppano” per oltre due ore. In tema di “cavalleria” lascio subito spazio alle due ragazze del cast: Stefania Autuori e Viviana Colais. Brave, spigliate, autoironiche e dotate di quella fresca semplicità che, in scena, brilla come un vestito di paillettes e, se la trama non mette in particolare risalto i loro personaggi, sono le loro spassose gags a renderne merito.
Fenomenale Massimo Genco con le sue “ingenue” risolutive trovate (alla Stan Laurel) dalle delicate sottolineature clownesche. Una menzione a cinque stelle per Alessandro Marverti, Yaser Mohamed, Igor Petrotto e Marco Zordan. Il quartetto, di fatto, scandisce, verbalmente e fisicamente, il ritmo dello spettacolo perché tocca a loro, a turno, essere le principali vittime della “goffaggine” dei personaggi che interpretano e della malmessa scenografia. Si aggiunge poi, come punto fermo della scena, imprescindibile in situazioni di spettacoli di questo tipo, il “tecnico”, distratto e narcisista, Valerio Di Benedetto.
Se unicamente il suolo può arrestare la caduta di un oggetto, il costante collassare della scenografia di questa commedia, insieme all’implosione nervosa dei suoi strampalati attori, rende inarrestabile il riso tra gli spettatori.
Lavoro adatto a grandi e piccini.
Che Disastro di Commedia
di Henry Lewis, Jonathan Sayer, Henry Shields e la traduzione di Enrico Luttmann
regia Mark Bell
con Stefania Autuori, Massimo Genco, Viviana Colais, Igor Petrotto, Valerio Di Benedetto, Alessandro Marverti, Yaser Mohamed, Marco Zordan.
Teatro Parioli, Roma, fino al 1° maggio 2022.