Arti performative e nuove tecnologie sono la linfa vitale di T*Danse – Danse et technologie, il Festival internazionale della Nuova Danza di Aosta che si è concluso domenica 8 maggio. Questa sua sesta edizione, sempre diretta da Marco Chenevier e Francesca Fini e a cura di TiDA – Teatro Instabile di Aosta, presieduta da Alessia De Donno, e svolta presso la Cittadella dei Giovani di Aosta sotto la guida di Jean Frassy, è stata eccezionalmente “primaverile”. Una veste nuova (in genere, infatti, si svolgeva in autunno) che ricopre però il medesimo slancio di sempre. Anzi, forse, con una fioritura più rigogliosa proprio perché attesa per ben due anni, un tempo difficile per tutti, non solo per lo spettacolo dal vivo.
Vivo come il T*Danse che in questa edizione registra più di 20 eventi multidisciplinari in 2 settimane di programmazione, 8 tra spettacoli di danza e performance, 6 masterclass, 23 tra artisti performativi, coreografi e danzatori, 10 tutor dei PCTO (ovvero i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento meglio noti come progetti di alternanza scuola-lavoro) attivati con il LICAM (Liceo Classico Artistico Musicale di Aosta) e che hanno coinvolto 83 studenti, 259 biglietti venduti durante le 4 serate di spettacolo (4-7 maggio), e 15 Host che hanno messo a disposizione le proprie case per ospitare gli artisti. Soprattutto in questo numero crediamo risieda la forza di un Festival come questo che testimonia il legame ancora saldo tra la rassegna e la cittadinanza aostana nonostante le perplessità – giustificate – indotte dalla pandemia.
Dopo due anni di fermo – periodo che è stato non solo dedicato a una riorganizzazione dovuta alle esigenze dettate dall’emergenza sanitaria ma anche artisticamente fecondo, come spesso avviene in momenti di “crisi” – il Festival ha ripreso in parte la programmazione annullata nel 2020 e in parte ha proposto nuove creazioni, «quelle nate in un momento storico in cui la produzione artistica, persino quella legata alle arti performative, per non arrestarsi, per lo più si è soffermata sull’esplorazione dei mezzi audiovisivi», ha dichiarato il direttore artistico Chenevier.
Di certo non ha lasciato indifferenti 20-20, il duetto breve danzato da Matilde Bignamini e Francesca Mazzoni con le coreografie di Gabriella Maiorino. Nato da KUNIKULI, il precedente duetto femminile del 2009 che la Maiorino ha creato in Belgio, sviluppato in Olanda e poi mostrato al pubblico e insegnato negli anni in moltissime accademie in giro per l’Europa, 20-20 ne riprende l’energia esplosiva ma per rincanalarla e lasciarla libera di esprimersi seguendo nuovi orizzonti e generando nuove, più potenti, riflessioni. In un rincorrersi nello spazio a disposizione che sembra elastico perché si restringe e si allarga seguendo i loro passi, le due danzatrici compongono dei quadri ora più ironici, ora più intimi. Si passa da una musica che si potrebbe definire lisergica a Frank Sinatra con la sua intramontabile My way. Unite danzano tenute insieme dal medesimo battito. Un vero e proprio atto d’amore, tutto al femminile. Infine, una freccia, lanciata da un arco, che colpisce immancabilmente il suo bersaglio.
Con Canto Pop Fabio Ciccalè ci porta invece in una dimensione più ludica e quindi fortemente ancorata al nostro vissuto. Le canzoni, così come la musica in generale, fanno parte costante della nostra vita. Ognuno di noi conserva dei ricordi legati a un brano ed è proprio qui che si inserisce questa “composizione uditiva e visiva tra teatro danza e avanspettacolo” creata da Ciccalè.
Quale canzone ha segnato la tua infanzia? E la tua adolescenza? Quale canzone associ al tuo primo amore? E quale non vorresti mai riascoltare? Quale canzone, invece, consideri un capolavoro assoluto? Partono dunque le risposte che la gente per strada ha dato a queste semplici domande e il risultato è allo stesso tempo dolce ed esilarante. Ciccalè chiude ogni domanda proponendoci la sua risposta in danza che non è mai banale né scontata. Fino alla chiusura – la sua personale canzone-capolavoro in assoluto – che ripropone in più versioni. Piccola chicca conclusiva: una breve sequenza coreografica sulle note di Io ho in mente te che Ciccalè ha voluto insegnare al pubblico per ballarla insieme. Esperimento decisamente riuscito!
In prima nazionale ha debuttato infine La Petite Porte della compagnia francese Racine De Deux. Fabien Faucil, Colas Lardeau e Jordan Malfoy mettono in scena quel viaggio metaforico che ognuno di noi compie quando ha di fronte proprio la “piccola porta” che permette di iniziare un nuovo percorso, lasciandosi alle spalle ciò che non va più bene. Vivere la vita significa compiere delle scelte, sempre, facili o difficili, volute o dettate dalle circostanze. E nei passi che i tre danzatori creano sul palco ne avvertiamo tutta la difficoltà, la gioia o l’incertezza. Ci raccontano una storia passando dalla fluida forza dell’hip hop alla danza contemporanea e urbana. Si cade ma ci si rialza, sempre. È questo, alla fine, il messaggio che La Petite Porte consegna. Messaggio che, senza timore di sbagliare, viene lanciato da T*Danse.
L’edizione 2022 del Festival è entrata a far parte del progetto di rete “TRACCE” (che ha ricevuto il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena”), che collega e potenzia le esperienze più rilevanti portate avanti negli anni da due partner, TiDA – Teatro Instabile di Aosta e Associazione Fonosintesi, moltiplicandone l’impatto culturale e sociale. T*Danse – Danse et technologie è realizzato inoltre con il sostegno del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, con il contributo di Fondazione CRT nell’ambito del bando “Not&Sipari” e con il patrocinio del Comune di Aosta.