«Cos’è casa? Dove sei tu, quella è casa».
È intorno a questa frase che ruota l’ultimo lavoro di Tamara Bartolini e Michele Baronio. Un’opera video – (terza tappa di un progetto complesso: la prima è del 2019, 16,9 km LA SOGLIA; la seconda del 2020 333 Km FUORI DALLA CASA) – dalla regia e dal montaggio ineccepibili, in cui si intreccia l’intero percorso dei due artisti romani. «ESA», scrivono, «è un non-luogo a metà strada tra l’esperienza teatrale, la ricerca antropologica, il documentario, l’installazione artistica, la condivisone di storie, memorie e saperi, in cui il tempo e lo spazio co-abitano in una casa orizzontale, aperta e in perenne cambiamento».
Nella sala del Mattatoio a Roma il 26 settembre 2022, stracolma di persone, volutamente – e forse per la prima volta – non ho preso appunti. Volevo che questo lavoro mi “attraversasse” emotivamente e non solo. Così anche io ho deciso di compiere qualche chilometro e arrivare a casa. Prendo spunto dal lavoro di Tamara e Michele, in questo.
Varco la “soglia” della mia casa e risuonano dentro di me le parole del filosofo francese Benoît Goetz: da alcuni suoi libri letti anni fa che tornano come una reminiscenza di concetti stratificati. Che ti appartengono e che riemergono tutto di un fiato dalla mente e dal cuore. Per Goetz la casa non è né un oggetto né un concetto, ma uno schema dinamico spazio-temporale in cui l’uomo può riconoscersi. Ovvero «un luogo di un pathos che ci riflette» e non soltanto come uno «spazio da abitare». La casa, infatti, per usare un’espressione di Maurice Blanchot, scrittore e filosofo francese, per essere speciale dovrebbe essere un’habitation sans habitude. Un luogo dove, alzando il capo da un libro attraverso la finestra, ci si apre al mondo.
Ecco, Tamara e Michele si aprono e ci aprono al mondo: perché la casa è il luogo di incontro, indipendentemente da dove siamo, dove abitiamo. Casa è inclusione. È relazione. «Casa è il racconto dei racconti che siamo – i volti, i gesti, i suoni, le voci che incontriamo – è lo spazio smisurato che abitiamo».
Casa non si fonda soltanto su un IO, ma su un NOI, su una comunità, sulle relazioni umane, sulle proprie radici, sulle proprie inclinazioni. Casa è andare e tornare. Stare e ripartire.
E così, anche noi spettatori, partecipando al “docu-film” di Tamara e Michele, ci siamo messi in cammino con loro. Anche a noi sembrano «scottare i piedi per i km percorsi», anche i nostri occhi si commuovono per le tante storie narrate con una delicatezza tale che ha il potere di trasportarci fisicamente e mentalmente dentro quelle storie stesse, intrise di umana semplicità. I due artisti hanno percorso in lungo e in largo la città di New York e hanno indagato il tema dell’abitare con la comunità italiana negli Stati Uniti d’America. C’è chi ha deciso di rimanere, chi vorrebbe ritornare in Italia, chi è incerto se restare o ripartire. Già, perché in questa città, che è di sicuro il “centro dell’universo”, multietnica, dalle grandi opportunità culturali e lavorative, ci si può sentire molto soli, soprattutto se non ci si è nati, ma ci si è trasferiti. Dall’opera dei due artisti romani deriva anche un affresco antropologico di New York. Un luogo dicotomico: unico, avvolto da una grande energia vitale, stimolante e, allo stesso tempo, costoso, affollato, opprimente.
6900 KM_ESERCIZI SULL’ABITARE #3 è tante cose: un viaggio, come si è detto, la geografia di un paesaggio umano, una mappa da ricostruire ciascuno a proprio modo, passi da percorrere e inseguire per conoscere, conoscersi, perdersi e ritrovarsi. Durante la proiezione dell’opera video, infatti, ci si perde e ci si ritrova. Le sequenze filmiche si intrecciano alle parole-commento di Tamara, alle canzoni eseguite dal vivo da Michele, ai costanti interventi del musicista Sebastiano Forte e della MaTeMusik Band dello Spazio Giovani e Scuola d’Arte MaTeMù/CIES di Roma («non a caso un luogo dove tutte le differenze sono viste come valori e stimoli per esplorare nuove possibilità»).
Di sicuro, in più di qualche momento, ci si sente spiazzati. Gli interventi dei due artisti, sistemati ai lati del palcoscenico, il dialogo live con la musica, mentre scorrono le immagini, ha un impianto brechtiano “strutturante” che invita a partecipare e a riflettere: su come è entrata la pandemia dentro le nostre vite ad esempio, ma anche su come agiscono le comunità locali di New York all’emendamento della Corte Suprema sull’aborto o sul diritto alla contraccezione e alle relazioni e ai matrimoni tra individui dello stesso sesso, minacciati dagli Stati più conservatori.
Tuttavia, coloro i quali conoscono il lavoro di Bartolini/Baronio si trovano di fronte, ancora una volta, alla contaminazione di linguaggi e alla sperimentazione costante di nuovi “format” sempre sottesi a indagare il valore dell’essere Comunità. E, allora, l’immagine più bella è proprio quel monopattino rosso che Thea (la piccola figlia di Tamara e Michele), ha utilizzato durante il suo viaggio a New York per non stancarsi troppo. «Lasciare il monopattino usato in quel pezzetto di marciapiede» diventa il simbolo vivente di «una piccola casa senza pareti che la comunità di BedStuy (a Brooklyn) ha creato per la collettività, per fare il contrario di quello che la città fa, – costruire e distruggere, costruire e distruggere».
6900 KM_ESERCIZI SULL’ABITARE #3
un progetto di Bartolini/Baronio
curatela Valeria Orani
di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio
con la partecipazione dal vivo di Sebastiano Forte
e della MaTeMusik Band dello Spazio Giovani e Scuola d’Arte MaTeMù/CIES
collaborazione artistica, missaggio, suono live Michele Boreggi
collaborazione artistica, operatore di macchina, direttore della fotografia, tecnica live Marco D’Amelio
operatrice di macchina Ginevra Amato
operatore, musiche originali Michele Baronio
drammaturgiaTamara Bartolini
regia e montaggio Bartolini/Baronio
comunicazione e identità visiva Margherita Masè eElisa Pescitelli
immagine grafica progetto Raffaele Fiorella
direzione di produzione Alessia Esposito
organizzazione Elisa Pescitelli
mediazione culturale residenza New York LailaPetrone
produzione 369gradi e Bartolini/Baronio
coproduzione Off Ostia Film Factory
con il sostegno di Romaeuropa Festival, A.T.C.L. Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Umanism
in collaborazione con Scuola d’Arte MaTeMù/CIES
in partnership con Istituto Italiano di Cultura di New York, Festival InScena, Calandra Institute CUNY, La MaMa Experimental Theatre
con il sostegno del Ministero della Cultura, progetto vincitore del bando “Boarding Pass Plus 2021-2022″.
Romaeuropa Festival, Mattatoio/Teatro1, Roma, 26 settembre 2022.