La generazione d’argilla va in scena. Con le angosce che derivano da una fase storica che gli adulti faticano a interpretare, figuriamoci gli adolescenti. Ma anche con la straordinaria capacità di leggere dentro se stessi, di riconoscere la propria fragilità e farne un punto di forza, di ritrovare le proprie radici e costruire legami nuovi. È uno sguardo prezioso sulla psiche dei cosiddetti post-millennials, schiacciati fra gli stereotipi con cui i media li raccontano e una disperata ricerca di verità, Il ragazzo d’argilla: la partitura a firma di Katia Ippaso con cui il Teatro delle Briciole/Solares Fondazione delle Arti di Parma ha aperto il 15 ottobre la stagione 2022/23.
Ma dietro questo evento non c’è soltanto la pregiata drammaturgia messa a punto dall’autrice ricollocando la narrazione ancestrale del Golem ebraico, rielaborata più volte in campo letterario e cinematografico, in una storia tutta contemporanea di bullismo, revenge porn e ritiro sociale. C’è un’anima collettiva. Quella che appartiene, appunto, ai sette under 18 selezionati tramite un casting cittadino nell’ambito di un progetto triennale intitolato non a caso Creature artificiali. E coinvolti, durante le settimane precedenti la rappresentazione, in un laboratorio che ha permesso loro di entrare nel testo, formarsi sul piano interpretativo al fianco di attori d’ampia esperienza, vale a dire Luisa Marzotto e Giuliano Maria Tenisci. Oppure partecipando alla gestione tecnica dello spettacolo, comprese le luci che Emiliano Curà ha disegnato suddividendo per ambiti, come se fosse la mente del protagonista, la grande pedana che accoglie la performance. Ne consegue una miscela che va ben oltre la dimensione pedagogica e sociale di questa operazione, un lavoro di qualità artistica pienamente compiuta, complice la regia al metronomo di Arturo Armone Caruso che organizza con delicatezza quasi coreografica i movimenti d’insieme, nel segno di una forte vocazione visiva e di una capacità maieutica che permette di livellare verso l’alto le attitudini interpretative degli allievi, tanto da farli interagire alla pari con i professionisti.
La storia ruota intorno a Giacomo, un ragazzo introverso, forse più fragile degli altri ma certamente tenace nella sua ricerca esistenziale, perseguitato dai compagni di scuola e costretto a difendersi dall’accusa di aver diffuso delle immagini che ritraggono Bianca, una ragazza del gruppo, scattate durante un momento al limite dell’abuso. Per questo la mattina si rifiuta di alzarsi, chiude le porte al mondo come accade agli hikikomori, nonostante gli sforzi di sua madre Myriam che cerca di proteggerlo dal vuoto, in assenza di un padre finito da tempo in carcere. È l’incontro con la parola scritta a salvarlo, quando inizia a frequentare una biblioteca del quartiere, la Biblioteca Magica, probabilmente l’unico presidio culturale in quella periferia urbana.
Qui scopre la figura mitologica del Golem: l’umanoide d’argilla che secondo la Qabbālāh obbedisce a chi lo plasma, salvo evolversi per proprio conto e uscire dal controllo del proprio creatore. Accade proprio questo a Giacomo che riesce, attraverso l’aiutante che risveglia dal sonno, a fronteggiare Kevin, il leader della gang che lo tormenta, rivelando le reali responsabilità di quella spregevole violenza perpetrata attraverso gli smartphone. Poi però deve disinnescare il supereroe che ha messo al mondo, in qualche modo governarne la natura, riconsegnandolo al mondo dei morti prima che sia troppo tardi. E qui sta la prova più grande che deve superare, quella di porsi al cospetto del reale con la propria identità, di esprimersi in prima persona proprio davanti a Bianca, la ragazza che ama.
È dolcissimo il finale, che li vede allontanarsi nella penombra, dopo tutta quella tensione, mano nella mano, verso un futuro che finalmente appartiene loro. E sono bravissimi Luisa Marzotto (che interpreta mirabilmente tre ruoli, vale a dire quello della madre, della Luna e della bibliotecaria) e Giuliano Maria Tenisci (un Golem compassato e a tratti autoironico, assai vicino a Frankenstein) nel sorreggere l’impianto attraversato dai loro giovani colleghi di scena, vale a dire Giovanni Panizzi (Giacomo), Francesco della Volpe (Kevin) e Rossella Sandei (Bianca, interpretata nelle diverse repliche da Marta Militello e Sofia Grazioli). Bravissimi anche perché non temono il talento di chi li segue, anzi lo mescolano al proprio, come solo i veri maestri sanno fare.
Il ragazzo d’argilla
testo di Katia Ippaso
(il testo è edito da Caracò nella collana Teatri di carta)
regia Arturo Armone Caruso
con Luisa Marzotto, Giuliano Maria Tenisci e Francesco Della Volpe, Giovanni Panizzi,
Sofia Grazioli/Rossella Sandei/Marta Militello
ideazione luci Emiliano Curà
realizzazione scene Paolo Romanini, Kevin Fabbri
assistente alla regia Rita Di Leo.
Un ringraziamento speciale a Max Alinei, Marta Miccoli e Tommaso Vaja.
Produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti.
Teatro al Parco, Parma, 15 ottobre 2022.