Felicità… Tà… Tà: Achille Campanile dalla tv bianconero al Teatro Torlonia di Sergio Roca

Quando in Italia le trasmissioni televisive erano esclusivo monopolio della Rai e ancora non c’erano programmi a colori, il palinsesto dell’emittente di stato era molto schematico. Usualmente, le serate (citerò quelle del Canale Nazionale, così si chiamava la prima rete) si sviluppavano con determinata ciclicità. Il lunedì c’era il film, il giovedì era dedicato ad un telequiz mentre il sabato era destinato al varietà cioè ad una trasmissione di intrattenimento composta di scenette, canzoni, musica e, come si direbbe oggi, di “ospitate” di personaggi di grido. Chi non ha mai sentito parlare di Studio Uno o ancora di Canzonissima?

Achille Campanile non ha mai realizzato testi per la televisione (pur essendo stato critico televisivo per la rivista L’Europeo dal 1958 al 1974) ma i suoi scritti, in particolare quelli destinati al teatro, come: L’amore fa fare questo e altro, Centocinquanta la gallina canta, L’inventore del cavallo, 38 tragedie in due battute, composte prima del secondo conflitto mondiale, sono state inesauribile fonte di ispirazione per intere generazioni di comici di avanspettacolo e varietà proprio perché basate su di un umorismo “linguistico” in cui si mettono in gioco le parole, scomponendone i significati fino a renderle contraddittorie.

Felicità… Tà… Tà. Uno sguardo su Achille Campanile è uno spettacolo realizzato come Progetto della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma col quale il regista Massimo Di Michele si è proposto di offrire agli spettatori la summa dei due generi ai quali si accennava precedentemente, ovvero il ricondurre la comicità campaniliana in quel contesto televisivo tipico del sabato sera del varietà anni ’70. Come recitano le note di regia, infatti: «tra scene en travestì, balletti retrò, fraintendimenti dissacranti, smoking, piume e paillettes che strizzano l’occhio al varietà televisivo degli anni ’70, Felicità…Tà…Tà è un concentrato di straniante comicità in cui l’imprevedibile e il visionario si accavallano in un elettrizzante vortice di surrealismo».

Assistendo allo spettacolo si può affermare che l’autore, nel curare la messa in scena, è riuscito a mantenere premesse e promesse fatte nelle note esplicative. La scenografia è scarna, essenziale, quasi “francescana” ed è composta esclusivamente da una ventina di sedie di colore bianco e di colore nero. Le seggiole, come elementi di un gioco di costruzioni, vengono spostate e utilizzate per qualsiasi necessità facendo da “cornice” agli attori (Dario Battaglia ed Edoardo Coen), che indossano abiti sciccosi e formali, e alla soubrette (Luisa Borini) la quale, con sensuale ed eccentrica eleganza, è vestita da sera con ampio uso di lustrini. Ovviamente, anche in questo caso, grazie al costumista Alessandro Lai, i colori di rigore rimangono il bianco ed il nero. Complessivamente grazie alla scarna scenografia che contrasta con i costumi di gala, si è perfettamente in linea con l’idea che ebbe Antonello Falqui quando realizzò il citato Studio Uno.

Si entra in sala, a sipario aperto, sulle note della canzone, del 1974, di Raffaella Carrà Felicità tà tà (di Boncompagni/Verde su musica di Ormi) mimata da Luisa Borini. Gli altri componenti del cast, nel frattempo, coadiuvati poi dalla protagonista, sistemano le seggiole per dare la giusta ambientazione alla prima scenetta che si svolge nel giardino di un bar. Da questo momento in poi sul palco è un continuo susseguirsi di situazioni contraddittorie e di nonsense, di incomprensioni e calembour, in cui i personaggi, assurdi, descritti da Campanile si incarnano nel corpo degli attori non solo nella parola ma anche nel (non facile) lavoro fisico imposto e studiato dal coach Fabio Caputo.

Con l’alternanza di un balletto (utile a creare la “sediografia” necessaria al brano successivo) e uno sketch esilarante Felicità… Tà… Tà si protrae per circa un ora e quindici minuti costruendo una pièce organica, ben riuscita, con un montaggio ritmico efficacemente forzoso, quasi da film muto. Il tutto è confezionato così abilmente da suscitare un riso spensierato non solo grazie all’assurdità dei testi, ma anche per l’esasperata mimica del trio: Battaglia, Borini, Coen.

 

 

Felicità…Tà…Tà

Uno sguardo su Achille Campanile

regia Massimo Di Michele

con Dario Battaglia, Luisa Borini, Edoardo Coen

costumi Alessandro Lai

scrittura gestuale Fabio Caputo

foto di scena Futura Tittaferrante.

Teatro di Villa Torlonia, Roma, dall’ 11 al 30 dicembre 2018.