Van Gogh Cafè è una commedia musicale ideata da Andrea Ortis (storico regista, tra l’altro, della Divina Commedia Opera Musical) che si propone di presentare le opere e la vita dell’artista olandese attraverso la corrispondenza avuta col fratello Theo: missive rese pubbliche, postume, con la stampa del volume Lettere a Theo.
La commedia ha uno sviluppo molto articolato. In un café chantant, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, gestito da Madame Odile (Floriana Monici), si provano i brani che saranno presentati al pubblico durante la serata. Odile è la prima donna, bella e volitiva, un’ottima chansonnière che, orgogliosa del suo ruolo, si confronta con le altre donne dello spettacolo trattandole con superiorità. Tra queste spicca una in particolare, Aline (Chiara Di Loreto) che, portata per il canto, aspirerebbe a ricoprire un posto di maggior rilievo, ma ostacolata da Odile. Nella sala, oltre alle donne, ci sono i musicisti (escamotage scenico per mettere l’orchestra sul palco) e il cameriere Luc (Giulio Maroncelli) che sta preparando l’ambiente per ricevere la clientela.
La vita di coloro che gravitano attorno al locale non è facile e non lo è stata in passato. Miseria, sopraffazione, violenza, prostituzione, hanno caratterizzato l’esperienza di molti che, però, in quell’ambiente, hanno trovato una loro dimensione e, forse, la speranza di un riscatto.
Durante le prove giunge uno strano individuo. È l’antiquario Louis Philippe (Andrea Ortis) che, disponendo di un volume delle Lettere a Theo, inizia una lunga conversazione sull’arte, prima con Madame Odile e poi estendendola a tutti i presenti. L’uomo parla dell’arte e della pittura, di quella di Van Gogh in particolare. Spiega come una “creazione” prende forma, e racconta la vita e le peripezie del pittore fiammingo affascinando coloro che lo ascoltano. La sua descrizione è così coinvolgente che le parole si trasformano in immagini. Immagini che tutti possono ammirare.
Van Gogh Cafè è uno spettacolo intriso di poesia dove le scenografie di Gabriele Moreschi, sulle quali “vivono” le immagini delle videoproiezioni in 3D, ideate da Virginio Levrio, rendono realmente immersiva l’esperienza artistica che viene raccontata. Le citazioni dei luoghi e le creazioni pittoriche narrate sembrano “materializzarsi” nel momento in cui Louis Philippe le evoca. L’esecuzione dal vivo delle musiche, arrangiate da Antonello Capuano, rende il tutto ancora più caldamente coinvolgente.
Il cast è di livello adeguato alle premesse dell’opera sia nella recitazione sia nella parte canora.
La voce di Floriana Monici spicca per cura e intensità; quella di Chiara Di Loreto si apprezza nei pezzi a lei concessi. Da sottolineare anche le qualità vocali di Andrea Ortis e di Giulio Maroncelli.
Dà un valore aggiunto alla storia narrata l’orchestra composta da Antonello Capuano, Matteo Iannaccio, Angelo Miele, Marco Molino, Lorenzo Mastrogiuseppe. Molto coeso e preciso il gruppo destinato all’ensemble, durante l’esecuzione delle coreografie (Lavinia Scott, Rebecca Erroi, Lara Ferrari, Lucrezia Zizzo) che sono state curate da Marco Bebbu.
Lo spettacolo, gradevole (e istruttivo), rimane però un po’ confuso nella struttura narrativa “multilivello” su cui è strutturato. Se può essere interessante l’idea dell’antiquario che si rivolge alle cantanti e a coloro che gravitano attorno ad un café chantant (offerta ricreativa molto amata dagli artisti parigini tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo) per una loro “iniziazione” all’arte, l’inserimento di canzoni di tutt’altra epoca storica e con scarsa attinenza alla narrazione (seppure rigorosamente in francese), tende a disorientare il pubblico più musicalmente “preparato”. Brani come: La Bohème, La Vie en rose, Milord, Ne me quitte pas, Padam Padam (solo per citarne alcuni), sebbene arrangiati magistralmente da Antonello Capuano risultano totalmente decontestualizzati. Suppongo che l’intenzione dell’autore fosse quella di ricreare una forma spettacolare simile al musical Moulin Rouge! (dove l’inserzione di brani contemporanei, nella loro rivisitazione, aderente al racconto, diviene l’asse portante dello stesso) ma ciò prevede che il pezzo abbia una forte attinenza con la narrazione. Forse, nello specifico, la difficoltà risiede sul limite della diffusione dei brani eseguiti. Le canzoni francesi sono meno conosciute, rispetto a quello inglesi, dal pubblico nostrano per consentire il loro agevole inserimento in una commedia musicale italiana.
Si segnala anche che, in alcuni momenti, vi è un eccesso di tempo recitato dedicato alla vita di Van Gogh che tende a rallentare lo scorrere della story line del Cafè.
Sono da apprezzare tutte le singole prove performative dello spettacolo: recitazione, canto, danza, illuminotecnica, scenografie assieme ad una “orchestrazione” generale ben curata dal regista Andrea Ortis. Tuttavia, non posso esimermi dal segnalare la poca aderenza tra la narrazione della storia di Van Gogh e quella dei personaggi che gravitano attorno al luogo dove si svolgono gli eventi con un poco riuscito trait d’union costruito sulle canzoni.
Van Gogh Cafè, presentato in molte località italiane a partire da gennaio di quest’anno, ha visto terminare le sue repliche a Roma al teatro Ambra Jovinelli tra il 27 e il 28 febbraio.
Grazie al successo riscosso, lo stesso teatro riproporrà questo musical dal 30 marzo al 1° aprile 2023.
Van Gogh Cafè – Commedia musicale
testi e regia Andrea Ortis
con Andrea Ortis, Floriana Monici, Chiara Di Loreto, Giulio Maroncelli, Lavinia Scott, Rebecca Erroi, Lara Ferrari, Lucrezia Zizzo
orchestra: chitarra Antonello Capuano, violino Matteo Iannaccio, pianoforte/Musette Angelo Miele, percussioni Marco Molino, contrabbasso Lorenzo Mastrogiuseppe
arrangiamento musicale Antonello Capuano
coreografie Marco Bebbu
scene Gabriele Moreschi
sound designer Francesco Iannotta
light-video designer Virginio Levrio
direzione vocale Elisa Dal Corso
costumi Marisa Vecchiarelli.
Teatro Ambra Jovinelli, Roma, 27 e 28 febbraio 2023.
In scena nuovamente al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 30 marzo al 1° aprile 2023.