Ci ha lasciato Ada D’Adamo. In punta di piedi. Come era nella sua natura: schiva e al tempo stesso incisiva. La sua malattia ha consegnato a tutti noi la sua incredibile forza e onestà intellettuale. Chi come noi la conosceva dai tempi trascorsi all’Università, sa chi “è” Ada: persona amabile, disponibile, attenta e rigorosa. Sempre. Anche quando scriveva. Le sue riflessioni, fatte con un taglio critico sottile, le abbiamo sempre apprezzate. Non possiamo dimenticare il suo sguardo acceso, vivido, sulla danza e il teatro contemporanei. Poi la vita, per dirla con Tolstoj, è composta d’ombra e di luce. Eppure, Ada è riuscita a rendere l’ombra la luce. Con la sua forza, il suo coraggio e la sua intelligenza. Ha saputo costantemente rafforzare la propria mente e il proprio corpo, al di là delle costanti difficoltà.
Ada non si è mai arresa. Il “lucido esserci” nel qui e ora dell’esistenza, in quel presente della vita – a volte beffarda – sono i tratti distintivi del suo romanzo d’esordio Come d’aria, entrato nella dozzina del Premio Strega 2023 e pubblicato a gennaio scorso dalla casa editrice Elliot. Una testimonianza diretta, che non vuole e non ha i segni di chi sa che potrebbe soccombere alla malattia e non potersi più occupare di sua figlia, Daria. Ada in Come d’aria non indulge mai in facili “definizioni” della malattia. Combatte – attraverso una scrittura nitida, chiara, partecipe – e invoca l’amore, la cura, l’intimità della sofferenza che è fatta sì di solitudine, ma anche e soprattutto di condivisione e di affetti che sanno e possono proteggerci. E possono, forse, anche farci superare i “nostri limiti”. I limiti di noi che spesso sembrano non farci resistere. Quei limiti umani, naturali, che ci annientano di fronte a una possibile perdita di chi amiamo e, allo stesso tempo, della nostra perdita che potrebbe essere fatale per gli altri, di coloro che hanno bisogno di noi. E, allora, ci può essere certo un dolore immenso, una rabbia. Tuttavia, dolore e rabbia nel libro raccontano l’accettazione. Un’accettazione progressiva che ha in sé la consapevolezza di un dono: avere una figlia straordinaria che dà aria, che dà la vita. Trascolorano così le fatiche quotidiane, inevitabili. Al loro posto, la gioia, la vita, l’assoluto “stare” nel presente e nel futuro: «Finirò col disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria…».
Per quanti vorranno salutare Ada, i funerali ci saranno lunedì 3 aprile alle ore 12 nella Chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino a Piazza Vittorio, Roma.