Dal minimalismo di un appartamento milanese all’atmosfera quasi gotica di una palestra di pugilato in Germania. È questo il cambio di scena radicale – il passaggio dalla dimensione del vuoto a quella del riempimento totale del palco – a cui ha assistito chi, nella serata del 13 luglio al Teatro Parioli, ha visto in successione gli spettacoli Quello che non sono della Compagnia Loop Teatro di Milano e Fino alla fine, lavoro del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano. Le due esperienze teatrali, entrambe in concorso al Fringe Festival di quest’anno, non potevano essere più diverse e distanti. È per questo che la sensazione che si prova, nell’uscire da un ambiente e di entrare nell’altro, è del tutto estraniante.
Quello che non sono si apre all’interno di una casa condivisa da trentenni, che trascorrono le loro domeniche in un oblio totale, a cui non tentano nemmeno di sottrarsi, tanto è inutile provarci: quel senso di noia e di nichilismo ha ormai completamente pervaso le loro vite. La meccanicità dei movimenti degli attori a tratti robotici ne è l’espressione. Unico intervallo che spezza la sospensione in cui sono immersi è quello del caffè, che bevono insieme, all’unisono, alzandosi in piedi e portando la tazzina alla bocca, in un gesto che più che a un rituale somiglia alle azioni chapliniane della catena di montaggio di Tempi moderni. Ma allora come uscire da questa trappola? La soluzione arriva da lontano, da una realtà – quella del metaverso – che promette a chi vi accede di realizzare in un universo parallelo tutto ciò che desidera. E allora, come resistere a una tentazione così forte? Se la propria vita, poi, è un completo fallimento, è inevitabile cedere. È quello che accade ai tre coinquilini che trovano nella virtualità una via di fuga ideale. La Compagnia Loop con Quello che non sono solleva una questione estremamente attuale: i mondi immersivi ideati da Zuckerberg potranno davvero sostituire la realtà?
Con Fino alla fine, attraverso il lavoro della compagnia del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, abbandoniamo la dimensione del metaverso e facciamo un salto temporale che ci porta nella Germania nazionalsocialista dell’inizio degli anni Trenta. Qui entriamo nel vivo della storia di Johann Wilhelm Trollmann, ragazzo sinti e promessa del pugilato. Ad allenarlo è il berlinese Ernst Zirzow, convinto che il ragazzo sia un vero campione perché Trollmann non ha soltanto il pugno pesante: è anche un ballerino quando si muove sul ring e questo lo rende diverso da tutti gli altri. Mentre Johann si prepara duramente per gli incontri di boxe e si innamora di Olga, fuori imperversa il delirio del potere nazionalsocialista. L’odio razziale costringe Johann ad abbandonare il suo sogno e a rinunciare a un titolo vinto per merito e a dover combattere con un pugile ariano. È l’inizio di un vortice senza fine, che lo vede prima costretto a farsi castrare per salvare la sua famiglia e poi a essere rinchiuso nei campi di concentramento. Attraverso la scelta di una rappresentazione fortemente realistica, Fino alla fine riesce a restituire tutta l’intensità del dramma della storia di Johann e gli echi violenti di un Paese in completa trasformazione.
Quello che non sono
testo e drammaturgia Alessandro Guetta
diretto e interpretato da Nicholas De Alcubierre, Alessandro Guetta e Sara Vitrani
disegno luci Simone Isa
costumi Anna Leidi
maschere Lemuri Mascherai
produzione indipendenteLoop Teatro.
Roma Fringe Festival 2023, Teatro Parioli, Roma, 13 e 14 luglio 2023.
Fino alla fine
scritto da Manuel Stabile
regia e adattamento Vincenzo Borrelli
con Manuel Stabile, Ludovica Ferraro, Antonio Tatarella, Cristina Di Fiore, Francesco Gambini
disegno luci Vincenzo Borrelli.
Roma Fringe Festival 2023, Teatro Parioli, Roma, 13 e 14 luglio 2023.
Per tutte le info sul Roma Fringe Festival 2023 a Roma fino al 26 luglio 2023 si consulti il sito: https://www.romafringefestival.it/11-edizione/