Antonio Amurri, prolifico autore radiofonico e televisivo, molto conosciuto dal pubblico degli anni Sessanta e Settanta, del vecchio secolo, per essere stato l’autore (assieme a Maurizio Jurgens) della popolare trasmissione radiofonica domenicale Gran Varietà (ma anche dell’edizione televisiva di Canzonissima del 1960 assieme a Faele), pubblicò, tra il 1974 e il 1976, due volumetti umoristici dedicati alle relazioni di coppia e cioè: Come ammazzare la moglie e perché e Come ammazzare il marito senza tanti perché (seguiti poi, fino al 1986, dagli ulteriori volumi: Come ammazzare mamma e papà e Come ammazzare la suocera).
I libri, redatti in forma episodica, miravano a suscitare l’ilarità del lettore basandosi sugli stereotipi di ciò che rendeva difficile la convivenza, ma avevano tutti un comune denominatore: la risoluzione della querelle familiare tramite l’eliminazione del partner. Le uccisioni, però, erano di natura umoristica, irrealizzabili nella realtà, alla stregua di quelle che si ritrovano nei cartoni animati di Beep Beep e Willy il Coyote o Bugs Bunny e Daffy Duck.
Dall’esperienza creativa delle due pubblicazioni deriva lo spettacolo teatrale Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché che si propone di suscitare l’ilarità negli spettatori con delle scenette di vita coniugale collegate tra loro dall’espediente scenico delle telefonate degli ascoltatori a una trasmissione radiofonica. Una miscela autoriale di trovate che racchiudono tutte le professionalità acquisite da Amurri nella sua carriera di umorista e di creatore di spettacoli di varietà nonché di programmi radiofonici e televisivi.
In programmazione al Teatro Vittoria di Roma: Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché ricalca, in maniera coerente, la linea “filosofica” del suo ideatore originale.
Già la scenografia (di Tiziano Fario) è in linea con il testo in quanto in bianco e nero (cosa che richiama alla mente gli spettacoli della RAI prima dell’avvento del colore avvenuto nel 1976), mentre la grafica utilizzata è quella del quiz più seguito di quegli anni (il Rischiatutto di Mike Bongiorno). I fondali degli ambienti, dipinti, di stile essenziale, sono simili a quelli usati in Rai sin dalla mitica trasmissione (del 1961/66) Studio Uno.
Un lato della scena (suddivisa in quattro aree) è lo spazio riservato ai due conduttori radiofonici (Alessandra Cavallari e Bruno Governale) intenti a ricevere le chiamate degli ascoltatori. Sono una coppia di promessi sposi e, oltre l’intrattenimento, il loro desiderio è scoprire quali “trappole” il matrimonio potrebbe riservare loro. Quanti intervengono in trasmissione raccontano le personali esperienze di vita in due mettendo in risalto come, frequentemente, la convivenza porti al verificarsi di situazioni così assurde e paradossali che, portate al loro punto estremo, risultano esilaranti.
Gli sfoghi radiofonici finiscono per materializzarsi nelle restanti tre aree della scena (che rappresentano gli ambienti di un appartamento: salotto, cucina, letto) dove agiscono gli sposi che debbono confrontarsi con le classiche incomprensioni della vita a due (tutte impersonate da Maddalena Emanuela Rizzi e Marco Cavallaro). Al termine di ogni sketch la parola torna ai conduttori radiofonici che propongono la loro soluzione “definitiva” (paradossale e irrealizzabile) spesso da scontarsi con la legge del contrappasso sia per contrasto che per analogia.
A differenza di quanto si può pensare dal titolo, nulla di violento o con qualsiasi reale riferimento ad atti di violenza (a nessun livello), viene proposto da questo spettacolo sia in scena che verbalmente. Viceversa, il prendere in giro degli stereotipi della vita in due (i testi sono datati ma molte tematiche sono senza tempo) potrebbe aiutare a “raffreddare” quelle tensioni che si verificano nello stare insieme. La paradossale estremizzazione, infatti, rende più sostenibile il reale “disagio” quotidiano come si ha nel vivere con un “mammone”, con una “terrorizzata dalle fughe di gas” eccetera.
Coerente la messa in scena ideata da Filippo D’Alessio. Se i ruoli comici sono di prevalente appannaggio della spiritosa Maddalena Rizzi e del macchiettista Marco Cavallari, quelli della narrazione sono gli innamorati, i futuri sposi, i presentatori radiofonici: Alessandra Cavallari e Bruno Governale. Sacrificati nella comicità, hanno per compensazione una interessante evoluzione dei personaggi durante la serata.
Per concludere possiamo dire che Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché è una commedia gradevole dove la risata scaturisce spontanea ed è innescata dalle varie Situation-comedy prodotte sulla scena. Un testo a prova del tempo con un cast affiatato e ben determinato a non lasciare nulla di intentato pur di far divertire il pubblico.
Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché
di Antonio Amurri
regia Filippo D’Alessio
a cura di Francesco Fanuele
con Marco Cavallaro, Maddalena Emanuela Rizzi, Bruno Governale e Alessandra Cavallari
musiche Francesco Fiumara
scene Tiziano Fario
produzione Seven Cults Srl.
Teatro Vittoria, Roma, fino al 3 marzo 2024.