“Chicchignola”, il capolavoro drammaturgico di Petrolini di Sergio Roca

Foto di Sergio Roca

Scritta in tre atti Chicchignola è considerata la migliore opera teatrale di Petrolini. Debuttò al Teatro Manzoni di Roma il 16 gennaio del 1931 e venne immediatamente replicata sia al Teatro Adriano sia al Teatro Argentina e, infine, al Teatro Quirino.
Petrolini era arrivato al teatro di prosa, come molti altri fantasisti, sul finire della Prima guerra mondiale. La “migrazione” era stata una scelta obbligata perché, a causa della disfatta di Caporetto e a seguito del decreto dell’allora Ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando che anticipava l’orario di chiusura per i locali di varietà alle ore 22.30 (a differenza di quelli di prosa che potevano terminare le rappresentazioni alle 24.00) era divenuta improduttiva la proposta di quella tipologia di spettacolo. Il riadattare i “numeri” tipici del Café Chantant, inserendoli in un contesto narrativo più ampio e tramutando, quindi, macchiette e canzonette in scene per comporre uno spettacolo più “articolato”, come in “prosa”, fu l’escamotage adottato da molti artisti per poter continuare a lavorare. Chicchignola, tuttavia, messo in scena molto dopo la Prima guerra mondiale, non risulta un “espediente” di scrittura della tipologia appena citata ma è un’opera piena, compiuta drammaturgicamente, che mostra un autore dotato di una profonda conoscenza dei meccanismi della comicità, dell’umorismo e dell’ironia. Una commedia che, per introspezione analitica del personaggio principale, Chicchignola appunto, può richiamare alla memoria Pirandello ne Il berretto a sonagli seppure con una drammaturgia più “lineare”, comprensibile, nei meccanismi psicologici, anche da un pubblico non particolarmente erudito.
Una sottile, occultata, ferocia e una certa dose di misoginia sono il “condimento” più potente di questa pièce dove, come d’abitudine per tutti gli scritti di Petrolini, i personaggi che agiscono sul palcoscenico, oltre il protagonista, sono prevalentemente funzionali a mostrare la “centralità” dell’attore principale.

Foto di Sergio Roca

Chicchignola (Massimo Venturiello), ex impiegato rimasto disoccupato, si improvvisa artigiano e venditore ambulante di giocattoli. Uomo schivo ed introverso benché acuto e riflessivo vive in indigenza, more uxorio, con Eugenia (Maria Letizia Gorga) che lo rimprovera per la sua poca intraprendenza, spalleggiata (almeno apparentemente) dalla giovane Lalletta (Claudia Portale). Il suo più caro amico, Egisto (Franco Mannella), è invece il benestante proprietario di una salsamenteria che convive anche egli senza essere sposato, con Marcella (Carlotta Proietti).
Egisto e Eugenia, amanti, architettano, nei confronti di Chicchignola (ritenuto soggetto privo di carattere), un inganno per potersela spassare, a sua insaputa, senza essere disturbati. Il giocattolaio, tutt’altro che sciocco, scoperto l’imbroglio prende la sua rivincita non solo tradendo la moglie con l’avvenente Lalletta, ma anche concupendo la romantica Marcella e facendo sì che l’onta ricada su Egisto.
Un finale riparatorio ricomporrà la quiete iniziale dove, come nella favola de I musicanti di Brema, coloro che erano andati per suonare finirono suonati.

Foto di Sergio Roca

Convincente l’adattamento della commedia petroliniana di Massimo Venturiello (accorpata in soli due tempi) il quale propone degli inserti canori coerenti con la narrazione (anche se non sempre coevi alla scrittura) che danno brio al fluire degli eventi e risalto a tutti gli artisti.
Gli interpreti propongono una recitazione garbata e frizzante, accompagnata da particolari capacità canore. Un plauso va a Maria Letizia Gorga per l’interpretazione dello Stornello dell’estate. Soave Carlotta Proietti nel brano Nun me scordo mai e romantica Claudia Portale nella Notte della dorcezza. Coinvolto nel canto, assieme alla Gorga e alla Proietti, nel pezzo Te possino dà tante cortellate anche Franco Mannella che si nota in scena sia nei momenti in cui il suo personaggio “trasuda” (falsa) superiorità sia quando viene smascherato nel suo essere pusillanime.
Conscio del giusto “distacco” che richiede il ruolo di Chicchignola, Venturiello ha trovato il corretto registro recitativo per offrire credibilità a questa “maschera”. Da tutti considerato un inetto e un fallito mostra tutta la sua intelligenza assieme a una lucida e fredda determinazione. Un uomo che, soltanto temporaneamente caduto in disgrazia, sa perseguire i suoi obbiettivi fino a trovare il riscatto nella vendetta e, poi, nel perdono. L’inserimento del brano macchiettistico Teopompo è sicuramente uno dei momenti meglio riusciti della serata.

Foto di Sergio Roca

Funzionali, in linea con quelle originali pensate da Petrolini, le scene di Alessandro Chiti. Maggior fasto e ricchezza cromatica scandiscono il riscatto della condizione economica del protagonista tra il primo e il secondo tempo.
Interessante il lavoro sulle musiche: Mariano Bellopede è riuscito ad attualizzarle grazie ai suoi arrangiamenti.
Chicchignola, dal punto di vista visivo e canoro, sorprende (e non solo) gli amanti dei testi del grande artista romano.

Foto di Sergio Roca

Chicchignola

di Ettore Petrolini
regia Massimo Venturiello
con Massimo Venturiello
e Maria Letizia Gorga
e con Franco Mannella, Claudia Portale, Carlotta Proietti
scene Alessandro Chiti
arrangiamento musicale Mariano Bellopede
produzione Officina Teatrale.

Teatro Sala Umberto, Roma, fino al 22 settembre 2024.