L’arte come mezzo per combattere la violenza sulle donne di Jessica Scarcella

Foto di Jessica Scarcella

Gli ultimi giorni sono stati un grande manifesto contro la violenza sulle donne. Il solvente che ha acceso il fuoco nelle piazze, e anche sui social, è stato il giorno in cui ricorre la manifestazione contro la violenza sulle donne. Per fare rumore, già lo scorso sabato 23 novembre Non una di meno ha organizzato un corteo a Roma e a Palermo, così come l’associazione Obiettivo Fucsia, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha promosso il progetto Voci e passi di libertà.
Domenica 24 novembre abbiamo partecipato anche noi a Voci e passi di libertà, emozionandoci in particolar modo per la delicatezza con la quale le artiste hanno portato sul palco del Teatro Argot (a pochi passi da piazza San Cosimato a Roma) il dolore, la vergogna e la rassegnazione che pesano sul corpo femminile. Il fil rouge che ha legato le performance in scena è stato denunciare un intero sistema fondato sul principio del potere. Un potere che, ad averlo, è sempre l’uomo. A conferma di questo, nella seconda parte dell’evento sono intervenuti alcuni professionisti i quali, in base alla loro specializzazione, hanno potuto raccontare cosa accade sul piano pubblico quando si tratta il tema della violenza di genere.
Due consulenti bancarie, Monica Bartali e Mariarita Sottile, incentivano le donne a realizzare una loro autonomia finanziaria, partendo dall’apertura di un conto corrente bancario; poi, interviene Simona Petrozzi, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile presso la Camera di Commercio di Roma, per presentare le agevolazioni riservate alle imprenditrici. Da un punto di vista più “introspettivo”, partecipano alla discussione Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, docente presso l’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma e Francesca Canella, consulente sessuale, mediatrice familiare e Presidente dell’Associazione Obiettivo Fucsia, con il proponimento di riportare il dibattito sul tema dell’emarginazione femminile e di sottolineare come la società abbia bisogno di avviare un progetto urgente di educazione alla sessualità e alle relazioni.
Già, perché incentivare le donne ad aprire un proprio conto corrente bancario non è sufficiente per contrastare il fenomeno della violenza di genere se non si svincola l’idea secondo cui all’economia, alla politica e al potere parlano principalmente gli uomini. Siamo all’interno di un più complesso ordine costituito, oliato dalla conferma continua di ruoli binari che coincidono con il genere sessuale. Per contrastare la violenza sulle donne, infatti, non bastano più soltanto le donne, ma si richiede un’azione incisiva anche da parte degli uomini così da avviare insieme una sana riflessione sulla cultura patriarcale e maschilista.
Voci e passi di libertà è finanziato al 50% da un ex detenuto (che ha scelto di rimanere anonimo), condannato a scontare la pena per violenza di genere e che attraverso l’arte è riuscito a immaginare un modo differente di relazionarsi con se stesso e con gli altri.

Foto di Jessica Scarcella

Le performance e le messinscene mostrano con una efficacia dirompente le ferite brutali e indelebili lasciate sulle donne. Tra i lavori presentati, ci preme soffermarci su D(r)ama – Storia di una esposizione interna di Aurora Picaideata assieme ad Anna Paola Bacalov a partire da un abito-scultura diFernanda Pessolanoche restituisce con la sua danza il tormento di un corpo femminile soggiogato dalle inquietudini derivanti dai condizionamenti sociali e culturali e Piccole cose di valore non quantificabile, spettacolo tratto da un cortometraggio di Paolo Genovese e Luca Miniero. Un dialogo serrato tra un brigadiere dei carabinieri e una ragazza giunta alla stazione dell’Arma per denunciare la violenza subita. L’interprete, Alida Tarallo, dà corpo e voce alle difficoltà con le quali si misurano le donne ogniqualvolta si trovano a dover notificare un abuso. Sofferto e di grande intensità il finale: l’attrice recita Canto delle donne di Alda Merini. Il fiato si spezza nel rumore dei pensieri che insegue le parole della poetessa colme di dolore e di rara intensità in un altalenante cantare la bellezza delle donne e la disumana crudeltà della violenza inflitta loro sempre più spesso dagli uomini.