«Da azioni scarne e furiose, l’impianto lineare della scena viene scomposto, diviene trincea, campo di morte, riflettendo l’oscurità manifesta e maleodorante del giorno. Come posseduta da una febbre malarica che acceca l’intelletto…» (1) sono le parole di Maria Paola Zedda – sodale del coreografo romano – che descrivono uno spettacolo risalente ormai a una decina di anni fa. Sono parole che arrivano da un altrove di un tempo per certi versi remoto, vista l’accelerazione che governa persino la percezione della nostra stessa idea di mondo e dunque dell’arte, ma invece eccole lì a ripresentarsi, a tornare utili per uno spettacolo che ha pochi mesi di vita: oggi come ieri Cosimi ci mostra una seduzione brutale, un corpo-involucro, un desiderio di rivolta epilettico. Venere vs Adone sbarca a Roma al Palladium in seno alla stagione di danza di Orbita|Spellbound, un lavoro che sembra recuperare tracce immaginifiche e cornici concettuali di un Cosimi doloroso e pop allo stesso tempo, e quel mondo di cui si è fatto carico viene oggi offerto quasi come in un rito (ovviamente laico) raggrumato di significati e storie che si trascina dietro perché è ancora il suo mood esperienziale. Come una pittura simbolista, lo spettacolo procede per quadri ognuno dei quali è un paradigma della ricerca linguistica del coreografo che però si organizza ogni volta, e anche in questo caso, come un lavoro a tesi.
Si dichiarano l’ispirazione shakespeariana, i riferimenti pittorici di Marlene Dumas, ci sono gli oggetti e gli “spostamenti” scenografici sempre molto iperbolici (Daniela Dal Cin), ci sono corpi iper-sessualizzati o plastici, estatici corpi impastati da un erotismo sghembo, quasi paratattico, fatto da assiomi autoriferiti. Lui, Adone è un corpo che “parla” per il suo essere oggetto di sé, forma persino caricaturale nella sua icona autocompiaciuta alla Walter Siti; a Venere invece il compito di sgretolare quel paradigma, infettare la sua (presunta) bellezza con un fraseggio gestuale urlato, dolente, che non lo scalfisce. Lui in ricerca di prede, lei vittima di questo sentimento non ricompensato. In questo universo di figurazioni che provengono da un archivio indisciplinato dello stesso Cosimi che tiene assieme un’idea di barocco fatiscente e il femminile austero di Aldo Tilocca, c’è spazio anche per recuperare uno stare in scena proto-coreografico lambendo il teatro di immagine.
È il fantasy che emerge in questo rasoio di sensualità sperperate che definisce il conflitto tra l’umano e il soprannaturale, è uno sguardo all’indietro (coglie frutti in un trovarobato anni Novanta finanche in quell’Eliogabalo – Climax no stop, depotenziandone il ruolo), è l’adesso che trova una risacca nel prima, aggiornandone le parole, ancora una volta afone. Nel consueto durissimo e prezioso lavorìo di cesellatura di Cosimi. Ecco allora il lamento di Venere di Alice Raffaelli che si trascina a terra mentre Adone si ritrae in un involucro preraffaellita di pose silvane. L’Adone di Leonardo Rosadini è statuario e un po’ goffo ingabbiato com’è in una tuta avvolgente argentea, allusiva, mentre non si priva di armeggiare calze di pizzo nere; assistiamo a un tentato dialogo tra i due, un movimento coordinato, è la prova dell’impossibilità amorosa nonostante lei sul finale compaia vestita da sposa dentro un cerchio di luminarie, nel fragore armonico di un brano dei Led Zeppelin.
Nota
1) Maria Paola Zedda (a cura di), Enzo Cosimi. Una conversazione quasi angelica. 10 oggetti per uso domestico, Editoria & Spettacolo, Spoleto (PG), 2019, p. 133.
Venere vs Adone
regia, coreografia, scena, video Enzo Cosimi
drammaturgia Maria Paola Zedda, Enzo Cosimi
con Alice Raffaelli, Leonardo Rosadini
disegno luci Giulia Belardi, Enzo Cosimi
costumi Alessandro Lai
realizzazione costumi Giuseppina Angotzi/Sartoria Il Costume
sculture Daniela Dal Cin
sound designer Enzo Cosimi
operatore video Roberto Gentile
organizzazione Pamela Parafioriti
produzione Compagnia Enzo Cosimi, MiC, in collaborazione con AMAT Residenze Centro di Pro-duzione Orbita|Spellbound, ATCL, KOMM TANZ 2024 Compagnia Abbondanza/Bertoni in collabo-razione con il Comune di Rovereto, RAM Residenze artistiche marchigiane finanziate dalla Regione Marche e dal MiC.
Teatro Palladium, Roma, 10 gennaio 2025.