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Lo spettacolo diretto da Annalisa D’Amato (1) è stato presentato presso la Cartoucherie di Parigi (2), nella sala del teatro dell’Aquarium. La scena è inizialmente abitata da una figura enigmatica di giovane donna, avvolta in una tunica nera che le copre il corpo da capo a piedi. La sua voce, impersonale e meccanica, trasmette un dolore profondo, che le impedisce forse di vivere felicemente. Alla ricerca di risposte concrete per porre fine alla sofferenza, la donna decide di affidarsi alle cure dell’Istituto per la Riarmonizzazione Universale, guidate dello scienziato e fisico del suono Orpheus Shivandrim (3), incarnato dal musicista attore Antonin Stahly. Il racconto della donna si confronta con le miserie che la schiacciano, rassegnata all’automatismo dell’universo quotidiano. Per contrasto, sviluppa una comicità che si libera nell’orizzonte della scena, disseminando nelle azioni e nei tic le idiosincrasie del personaggio.
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Nel laboratorio del Professore e dei suoi tre collaboratori, interpretati da Andrea de Goyzueta, Juliette Jouan e Savino Paparella, si sviluppa una ricerca volta a creare, attraverso il suono, un modo nuovo di percepire la realtà, in un mélange di lingue diverse (inglese, francese, italiano). Lo spazio è brulicante di strumenti: registratori a nastro, sintetizzatori analogici, un sintetizzatore Moog, un monocordo, un theremin, diapason e metronomi. Questi, insieme al violino suonato dalle mani esperte di Antonin Stahly, si intrecciano in polifonie innovative, volte a risolvere l’equazione che mira a riportare l’essere umano in armonia con le vibrazioni della Terra. La sofferenza della donna, tuttavia, non è concepita dai maestri del suono come un problema meramente individuale, ma come il riflesso di un mondo e di una società stanca e fallace. Prima di giungere ad un cambiamento radicale – che la porterà a una nuova dimensione dell’esperienza – gli scienziati le propongono di scoprire la sua “frequenza” capace di risvegliare e di riattivare il legame invisibile tra l’essere umano e la Terra stessa.
Nascosta dietro la maschera della “personalità”, l’essenza della donna rimane sconosciuta a sé stessa: incapace di aprirsi a quel suono originario che potrebbe ristabilire gioia e armonia. Penetrare questa dimensione richiede un ribaltamento del rapporto con il corpo, considerato come ingabbiato nella macchina umana. Attraverso gli effetti terapeutici delle vibrazioni sonore, questo legame si trasforma, rivelando il “suono” autentico della persona. Un suono che va oltre il mero piacere estetico, tessendo un terreno visibile e tangibile. In questo modo, la scoperta della propria frequenza sonora anima le azioni degli attori, disciplinandole e intrecciandole ai gesti, mantenendo la compostezza del sentimento che si cela dietro la coreografia delle emozioni. Le parole, impregnate di significato, superano i confini tra descrizione e visione, oltrepassando i limiti imposti dal dizionario.
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Dietro la composizione drammatica di Orpheus Groove, scritta a quattro mani da Annalisa D’Amato ed Elvira Bonocore, non si cela un unico testo, ma una vera e propria biblioteca di libri, da cui le autrici hanno sapientemente ricavato frammenti e sequenze per illuminare i dolori dell’esistenza umana (4). Lo spettacolo si presenta come un’“edizione” unica, concepita per un pubblico desideroso di immergersi in un’esperienza evocativa, sospesa in uno spazio-tempo che richiama il mito di Orfeo. In un mondo senza più la polvere della cronaca e il peso dei giudizi morali che si frantumano nell’armonia sempre viva del suono, la lingua dei personaggi, elaborata e cesellata con la precisione d’un orefice, offre allo spettatore una occasione sorprendente di vedere agire musicisti-attori che passano dalla prosa al canto senza ignorare la scrittura rigorosa del testo. Quest’ultimo è pensato per costruire l’affiatamento tra gli attori e per saldare il fitto intreccio dei fili che si dipanano in maniera semplice e “naturale”, quasi fossero improvvisati.
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E così, intrisa della conoscenza trasmessa dalla scienza del suono, la giovane donna, sapientemente interpretata da Stefania Remino, emerge liberata dal peso del corpo, irradiando una presenza potenziata che richiama la fierezza di una star di Bollywood o la grazia senza tempo di Loïe Fuller, la leggendaria danzatrice della Danse serpentine. Il lento svuotamento dell’azione e l’aura che si diffonde dalle note del violino riconducono all’interdipendenza tra l’uomo e il cosmo, tracciando un passo consapevole tra il non sentire più e l’iniziare ad ascoltare.
Note
1) Nel 2009 Annalisa D’Amato e Antonin Stahly fondano la compagnia The Enthusiastics, composta da nove artisti tra attori, musicisti e danzatori con formazioni e culture eterogenei (https://www.damatostahly.com/). È importante ricordare che i fondatori si sono formati professionalmente accanto a maestri del teatro come Peter Brook e Jerzy Grotowski, e non solo. Lo spettacolo Orpheus Groove è una coproduzione teatrale italo-francese.
2) Immersa nel bosco di Vincennes, la Cartoucherie, ex fabbrica di armi e cannoni, è stata riabilitata nel 1970 grazie al progetto di Ariane Mnouchkine, regista del Théâtre du Soleil, e trasformata in un territorio del teatro. Composta da diverse sale per spettacoli, dotate di libreria, ristorante e caffè, ospita anche un centro di ricerca sulla tradizione dell’attore (ARTA). La Cartoucherie è un polo internazionale d’eccellenza per la produzione, la formazione e la diffusione della cultura teatrale.
https://www.theatre-du-soleil.fr/
https://artacartoucherie.com/
https://www.theatredelaquarium.net/
3) Orpheus Shivandrim, nato a Bombay da madre indiana e padre italo-francese, è un fisico del suono che guida un progetto innovativo di Riarmonizzazione dell’Essere Umano e della Terra, in risposta al progressivo indebolimento delle loro energie vitali. Il suo assioma è che ogni cosa ha la sua frequenza e ogni essere umano possiede una nota musicale unica. La sua osservazione fondamentale è che esistono due tipi di vibrazioni nel mondo: le “vibrazioni creative”, che promuovono crescita e vitalità, e le “vibrazioni inerziali”, che causano stagnazione e declino. Il suo obiettivo è riattivare, grazie agli effetti rigeneranti della musica sui corpi e sugli spiriti, le vibrazioni essenziali del pianeta, degli esseri umani e degli animali, il cui equilibrio si sta deteriorando in modo drammatico”.
4) Riferimenti bibliografici: Joseph-Louis Roger, Trattato sugli effetti della musica sul corpo umano; Stephen Ellock, La Danza Cosmica; Byung-Chul Han, La società della stanchezza; Jean Giono, Traversée sensuelle de l’astronomie; Pierre Henry, Journal de mes sons; Daniel Levitin Fatti di musica. La scienza di un’ossessione umana; Alessio Di Benedetto, All’origine fu la vibrazione; Miranda Lundy, Anthony Ashton, Jason Martineau, Daud Sutton, Quadrivium. Numero, geometria, musica, astronomia; Virgilio, Georgiche; Priya Hemenway, Il codice segreto; Ovidio, Il mito di Orfeo, Khusro, L’orfeo indiano; Salman Rushdie, La terra sotto i suoi piedi; Cesare Pavese, L’inconsolabile; Rainer Maria Rilke, I sonetti a Orfeo; Italo Calvino, L’altra Euridice; G.I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote; Maurice Blanchot, Lo sguardo di Orfeo.
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Orpheus Groove
ideazione, drammaturgia e regia Annalisa D’Amato
con Andrea de Goyzueta, Juliette Jouan, Savino Paparella, Stefania Remino, Antonin Stahly
testi Elvira Buonocore e Annalisa D’Amato
musica Annalisa D’Amato et Antonin Stahly
scenografia Simone Mannino
costumi Giuseppe Avallone
suono Tommy Grieco
luci Cesare Accetta
assistente alla regia Maria Chiara Montella
produzione francese Laure Duqué
produzione italiana Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
coproduzione Fondazione teatro di Napoli – Teatro Bellini, Compagnia D’Amato Stahly, Théâtre Molière-Sète, Scène nationale archipel de Thau, Fondazione Campania dei Festival.
Théâtre de l’Aquarium, Parigi, 17 e 18 gennaio 2025.
Prossima data:
Teatro Bellini, Napoli, dall’11 al 16 febbraio 2025.