Il tempo della crisi: “Perdutamente”, fra passato, presente e futuro anteriore di Arianna Morganti

Foto di Ilaria Scarpa

«Siamo alla fame, ma anche alla sete. (…). Non è questione d’essere migliori o peggiori. È una questione più profonda e più radicale, che ha a che fare con il motivo per cui si va in scena. Perché la gente fa teatro? Qual è il motivo per cui devi esporti e avere a che fare con la tua sensibilità? Perché adesso? Perché in questo tempo qui, quando non c’è proprio nessuna convenienza? Io penso che questa sia davvero l’occasione per rifare un punto anche con noi stessi. E tra di noi. Rispetto all’essere comunità teatrale».

Il frammento riportato fa parte di una confessione personale e, insieme, testimonianza di un passaggio storico non troppo passato, di Roberto Latini in dialogo con Katia Ippaso. La conversazione è radicata in uno spazio-tempo preciso: il cantiere creativo di Perdutamente, nato negli spazi del Teatro India e avviato nel 2012 da un’intuizione di Gabriele Lavia, allora direttore dello stabile capitolino. Per tre mesi, diciotto gruppi teatrali (1) romani sono stati chiamati ad abitare un teatro chiuso al pubblico e alla programmazione ordinaria, ma aperto alla progettazione e alla sperimentazione in comunità.

A distanza di dodici anni, dallo sforzo collettivo e editoriale di Katia Ippaso, Ilaria Scarpa e Graziano Graziani in collaborazione con il Teatro di Roma, sono state pubblicate le memorie di quell’esperienza, nella forma scritta di ritratti intimi e artistici, immagini e pagine di diario. Perdutamente è stato presentato lo scorso 20 febbraio 2025 nella Sala Oceano del Teatro India, riattivando un luogo per nulla neutrale, dall’identità stratificata.

L’incontro ha permesso di interrogare il residuale di un’esperienza senza confini terminologici e artistici; di riunire in uno stesso spazio le compagnie romane coinvolte nel progetto e, quindi, chiamate a confrontarsi con la loro immagine invecchiata di dodici anni e con l’attuale situazione sociale, politica e teatrale in cui continuano ad agire e operare. In questa dimensione di passato, presente e futuro anteriore, le parole rievocate di Roberto Latini acquistano una carica preveggente. Intorno al tema della perdita, proposto da Lavia come campo di indagine e di lavoro, l’attore si domandava quale fosse l’urgenza di fare teatro in un tempo indisposto, critico, individualistico. Perché mostrare pubblicamente la propria sensibilità in un tempo per nulla confortante?

Foto di Arianna Morganti

Ad avviare l’incontro, è stato il saluto a distanza di Gabriele Lavia. Ricordando il paesaggio artistico di Perdutamente, ha parlato di «attrazione fatale espressiva» per descrivere il senso di comunanza e il tempo di apertura di quei giorni. Nei tre mesi di cantiere, le diciotto compagnie hanno lavorato autonomamente all’interno di un’istituzione, proponendo performance, installazioni, dimostrazioni, che rifuggivano dall’orbita festival e dalla programmazione ufficiale del teatro.

Graziano Graziani, Attilio Scarpellini e Katia Ippaso hanno spesso insistito sull’aspetto dell’incontro tra la scena di innovazione e il teatro stabile di Roma; sulla dimensione dell’ascolto, con la progettazione di lunghi tavoli di lavoro; sul confronto generazionale, scisso in due possibilità: promuovere un’occupazione “istituzionale”, dall’interno, assediando pacificamente gli spazi del Teatro India oppure annullare qualsiasi tipo di rapporto dialogico con i canali ufficiali e occupare il Teatro Valle. Nel 2012, queste due dimensioni convivevano: Perdutamente ha cercato di scardinare la prassi, lavorando su un pensiero indipendente dentro un’istituzione; il Teatro Valle occupato ha significato trasformare le frustrazioni e le perdite di una comunità teatrale in dialettica costruttiva e collettiva, attivando la continua commistione fra arte e politica.

Foto di Eleonora Cerri Pecorella

Durante l’incontro, la contaminazione fra vecchio e nuovo, fra istituzione e ricerca, è mancata. La sala era popolata dagli artisti e dalle artiste di Perdutamente, ma dov’era il ricambio generazionale? Nel 2025, si continua a lavorare in perdita, mettendo in discussione il concetto di lavoro, rivendicando il diritto alla città e al teatro come centro del discorso pubblico-collettivo, vivendo una crisi della rappresentanza generale. In questo processo di riattivazione della memoria, ho sentito la mancanza di un passaggio, anche solo di comunicazione, tra generazioni.

Nota
1) Di seguito gli artisti e le artiste di Perdutamente: Accademia degli Artefatti | Andrea Baracco | lacasadargilla/Lisa Ferlazzo Natoli | Compagnia Andrea Cosentino | Compagnia Biancofango | Daniele Timpano/Elvira Frosini | Daria Deflorian/Antonio Tagliarini | Diana Arbib. Luca Brinchi. Roberta Zanardo | Santasangre | Fattore K/Federica Santoro Luca Tilli | Fortebraccio Teatro | Lucia Calamaro | MK | Muta Imago | Opera | Psicopompo Teatro | teatrodelleapparizioni | Tony Clifton Circus | Veronica Cruciani.