
Un posto al sole è senza dubbio una delle fiction più amate dal pubblico italiano e, in assoluto, la più longeva. Alcuni attori del cast fisso (o semi-fisso), insieme a uno degli storici registi della serie, portano ora in scena la commedia Streghe da marciapiede con il desiderio di confrontarsi con l’emozione viva e immediata del teatro.
La storia racconta di quattro prostitute — Gina, Morena, Alba e Tuna — che condividono lo stesso appartamento con una regola ferrea: niente clienti e niente uomini in casa. Tuttavia, una sera, Gina viene seguita da un giovane (reduce da un pestaggio) e, infrangendo le regole, decide di farlo entrare. L’ospite si rivela subito una presenza inquietante: benché alto e attraente, appare come un alieno, incapace di parlare e inadatto a vivere in un contesto “civilizzato”. La presenza del nuovo arrivato incrina l’equilibrio del gruppo. Ciascuna delle donne porta con sé un passato difficile, costellato di traumi interiori e ferite emotive ancora aperte. Le loro frustrazioni, come in un impeto di rivalsa, si riversano con violenza sul malcapitato fino a causarne la morte.
L’Ispettore incaricato delle indagini, alle prese con esiti criminali tanto improbabili quanto assurdi, finirà per impazzire, incapace di accusare le “streghe” del delitto.

Il testo di Francesco Silvestri, nella lettura del regista Stefano Amatucci, subisce una trasformazione sostanziale soprattutto per quanto riguarda il personaggio maschile. Nel copione originario, il giovane è semplicemente identificato come Lui. Nella messa in scena attuale, invece, il personaggio viene eliminato e sostituito dalla figura dell’Ispettore che assume il ruolo di narratore diegetico.
La vicenda, collocata tra l’ascesa del Fascismo e l’inizio del Secondo conflitto mondiale, si svolge all’interno di uno spazio essenziale curato da Ciro Lima Inglese: pochi parallelepipedi in legno bastano a evocare i luoghi della narrazione.
I costumi, firmati da Teresa Acone, sono ricchi e curatissimi, in perfetto stile d’epoca, con riferimenti ai modelli della rivista italiana “Lidel” e della cosmopolita “Vogue”, nonché all’iconografia cinematografica degli anni Venti e Trenta.
Le luci, sempre prossime al limite della visibilità (a volte troppo), contribuiscono a creare un’atmosfera vagamente “satanica”.
Lo spettacolo richiama numerosi stili teatrali e suggestioni culturali. Si percepiscono echi del teatro dei buffoni e dei clown, accanto a omaggi alla drammaturgia napoletana da Scarpetta ai giorni nostri e ai classici del teatro greco, con richiami visivi alle Parche e un uso della ripetizione ritmica simile a quella del coro tragico. L’illuminazione evoca le atmosfere caravaggesche, cariche di tensione e violenza. L’inserimento di brani cantati e brevi coreografie, tuttavia, dona leggerezza alla scena, rendendo più accessibile e perfino divertente la storia, di fatto tragica.

Molto positiva la prova attoriale del quartetto femminile. Ogni attrice ha saputo costruire il proprio personaggio con impegno e originalità. Miriam Candurro restituisce con rigore fisico il distacco “milanese” di Tuna, incarnando con naturalezza l’eleganza degli abiti in stile Roaring Twenties. Luisa Amatucci dà vita alla fragile e folle Alba, il personaggio più tragico del gruppo. Antonella Prisco interpreta una Gina surreale e spiazzante, sospesa tra realismo e caricatura, al punto da sembrare un ologramma di intelligenza artificiale. Infine, Gina Amarante restituisce a Morena una sicilianità vivida e credibile, fatta di sogni, desideri e contraddizioni. Una menzione speciale a Peppe Romano che, nel ruolo dell’Ispettore, accompagna con equilibrio e intensità lo spettatore attraverso il racconto degli eventi, condividendo la sua discesa nella follia generata dalle protagoniste.
Streghe da marciapiede è una black comedy dal sapore noir che, grazie a un raffinato equilibrio tra plausibile e surreale, si fa veicolo di un messaggio profondo: talvolta, la responsabilità di un evento delittuoso non si può attribuire a una singola azione, ma va ricercata all’interno di una fitta rete di dinamiche sociali, culturali e affettive.
Se da un lato l’aggressività delle protagoniste affonda le radici nelle loro storie personali, dall’altro la figura dell’Ispettore introduce un ulteriore livello di lettura: la distorsione della realtà può condurre alla follia anche le menti più razionali.
Streghe da marciapiede diverte, emoziona e sorprende, ma soprattutto lascia spazio alla riflessione sul fragile confine tra virtuale e reale (tema più che mai attuale), mettendo così in luce le più intime sfaccettature dell’animo umano.

Streghe da marciapiede
di Francesco Silvestri
uno spettacolo di Stefano Amatucci
con Gina Amarante, Luisa Amatucci, Miriam Candurro, Antonella Prisco, Peppe Romano
luci, ideazione scenografica e regia Stefano Amatucci
costumi Teresa Acone
scene Ciro Lima Inglese
musiche Valerio Virzo
disegno luci Tommaso Vitiello
assistente alla regia Francesco Effuso
organizzazione Tiziana Beato
grafica e visual marketing Michele Fierro
canzone Zucchero doce e testi canzoni Michele Fierro
produzione LAB 48.
Teatro Vittoria, Roma, fino al 19 aprile 2025.
Prossima data:
Teatro Sala Molière, Pozzuoli (NA), 24 e 25 maggio 2025.