Il successo di Fame, il film musicale del 1980, divenuto poi serie televisiva nel 1982 (con remake del 2009), è probabilmente dovuto al fatto che il plot segue la crescita, emotiva e performativa, dei protagonisti, tutti adolescenti, dal momento in cui si presentano ai provini per essere selezionati alla High School of Performing Arts di New York fino al loro diploma quando, trascorsi i quattro anni di scuola, terminato il loro percorso di studio dovrebbero essere pronti ad affrontare le difficoltà della vita avviandosi verso una carriera professionale di successo.
Il momento più emozionante, fonte di speranza e ispirazione per intere generazioni di artisti, è sicuramente quando sulle note dell’iconica canzone Fame (interpretata da Irene Cara recentemente scomparsa) che, ideata nel film da Bruno Martelli (Lee Curreri), viene suonata, sulla Quarantaseiesima strada, dagli altoparlanti del taxi del padre riuscendo a coinvolgere studenti e passanti in un travolgente happening collettivo.
Il film – che in Italia, ma non solo, ha dato vita al filone dei talent show televisivi come Amici di Maria De Filippi (originariamente nato proprio con il titolo di Saranno Famosi) o X Factor – giunse esattamente quaranta anni or sono tanto che, Luciano Cannito, per l’occasione, ha deciso di proporre una edizione “rivista e rinnovata” dello spettacolo riadattandolo e riproponendo la storia all’oggi. Una versione in italiano ed italianizzata che lascia comunque l’ambientazione nella originale High School di New York.
Lo spettacolo è decisamente ben assemblato e, per ciò che concerne il “corpo di ballo”, la coesione scenica è evidente. La volontà dei ragazzi di “esserci e far bene” traspare in ogni istante della serata.
Il riportare la storia ai giorni nostri ha permesso che le coreografie, decisamente molto ben riuscite (firmate da Cannito assieme a Fabrizio Prolli), potessero proporre ritmi e movimenti moderni (decisamente molto differenti da quelli del periodo in cui si svolgeva il film originale). Per far questo, ovviamente, è stato necessario realizzare anche dei nuovi arrangiamenti che, per l’occasione, sono stati composti da Raffaele Minale, Franco Poggiali, Angelo Nigro, Maurizio Sansone sotto la direzione musicale di Giovanni Maria Lori.
Perfetti i costumi (di Veronica Iozzi), sia quelli vissuti nel “quotidiano” dagli allievi della scuola sia quelli previsti per le performance. Effetti luci ben congegnati (anche se, a volte, alcune scene sono risultate un po’ cupe in rapporto alle emozioni che avrebbero dovuto suscitare).
Per quanto riguarda i protagonisti Barbara Cola (Miss. Sherman) non smetterà mai di stupire grazie alla sua voce strepitosa così come Lorenza Mario (Miss. Bell) che riesce sempre a dar prova di perfetta padronanza nella danza, nel canto e nella recitazione. Brillante e divertente il ruolo di Stefano Bontempi (Mr. Sheinkopf) mentre Garrison Rochelle (Mr. Myers), almeno dalla mia seduta, risultava poco comprensibile (ma forse era solo mal microfonato).
Tra i ragazzi (tutti molto bravi) hanno brillato Alice Borghetti (Carmen Diaz) voce potente e fresca con delle doti artistiche di rilievo e Raymond Ogbogbo (Tyrone Jackson) bravo nella recitazione ed eccellente nella danza. Pur senza molti dettagli non si può che non apprezzare il lavoro dei fantastici Flavio Gismondi (Nick Piazza), Ginevra Da Soller (Serena Kats), Alfredo Simeone (Joe Vegas), Michelle Perera (Mabel Washington), Giuseppe Menozzi (Shlomo), Greta Arditi (Iris Kelly), Arianna Massobrio (Grace), Claudio Carlucci (Goody).
Nel complesso, lo spettacolo è decisamente ben congegnato pur con qualche nota “dissonante”. Il cast, prevalentemente composto da giovani, sembrava essere più attento alla performance che all’interpretazione con due artisti sofferenti di “s sibilante”. Se fosse stato un caso singolo si sarebbe potuto supporre in una caratterizzazione, ma una identica ripetizione risulta improbabile. Scenicamente, purtroppo, la morte di Carmen non suscita empatia, mentre una battuta in “corsivo” pronunciata a New York è totalmente decontestualizzata. Una maggior cura per questi dettagli sposterebbe il lavoro dall’area del molto buono a quello dell’ottimo.
Concludendo, per gli amanti del musical, sarebbe un vero peccato non assistere a questa nuova versione di Saranno Famosi che da “erede” dell’edizione originale propone nuove suggestioni e sviluppa nuove possibili tematiche in un quadro moderno, particolarmente ricco nella forma coreutica e orchestrale portato in scena da artisti preparati e motivati seppur, a volte ancora acerbi.
Saranno famosi
(Fame The Broadway musical)
ideato e sviluppato da David De Silva
testi José Fernandez
liriche Jacques Lévy – musiche Steve Margoshes
la canzone Fame è scritta da Dean Pitchford e Michael Gore
traduzione e adattamento Luciano Cannito
regia Luciano Cannito
con Barbara Cola, Garrison Rochelle, Lorenza Mario, Stefano Bontempi
e con Alice Borghetti, Flavio Gismondi, Ginevra Da Soller, Alfredo Simeone, Michelle Perera, Raymond Ogbogbo, Giuseppe Menozzi, Greta Arditi, Arianna Massobrio, Claudio Carlucci
coreografie Luciano Cannito
coreografo associato Fabrizio Prolli
scene Italo Grassi
costumi Veronica Iozzi
direzione musicale Giovanni Maria Lori
arrangiamenti musicali Raffaele Minale, Franco Poggiali, Angelo Nigro, Maurizio Sansone
vocal trainer Ivan Lazzara
disegno luci Valerio Tiberi
video Roberto Loiacono
disegno audio Alberto Suraci
prodotto da Fabrizio Di Fiore Entertainment srl
in accordo con Music Theatre International.
Roma, Teatro Brancaccio, fino al 12 maggio 2024.