Se ci sono persone nate sotto una buona stella Aladin, il musical geniale, è uno spettacolo che si leva in volo, su di un magico tappeto persiano, sotto uno sfavillante manto di stelle, permettendo ai giovani protagonisti della novella (e a coloro che sono seduti in sala) di godersi delle fantastiche visioni.
Maurizio Colombi, regista dell’impresa, incoraggiato dal direttore artistico del Brancaccio, Alessandro Longobardi, ha dato vita ad una intrigante favola teatrale (di fatto, per la costruzione narrativa, una commedia musicale) rivolta al mondo dei piccoli ma con la capacità di attrarre un pubblico di tutte le età.
L’avventura proposta fonde la fiaba “classica”, estratta dai racconti de Le mille e una notte, con qualche riferimento al cartoon disneyano degli anni Novanta, mediante l’aggiunta di nuove sottotrame al fine di rendere più accattivante tutto l’insieme anche con l’inserimento di nuove figure utili a creare siparietti comici e non solo.
Grazie agli innumerevoli accorgimenti scenici, musicali e coreografici, di cui si parlerà successivamente, non è difficile comprendere come gli spettatori, soprattutto i più piccini, possano rimanere incantati nell’osservare l’apertura della “grotta del serpente” o vivere attimi di ansia mentre, attraversando un traballante ponte sospeso, Aladin cerca di raggiungere la caverna del tesoro. Allo stesso modo è facile intuire come mai le rivendicazioni “femministe”, manifestate dalla principessa Aisha e da Jasmine, sua amica ed ancella (tra le quali c’è un frequente scambio di identità), suscitino le simpatie e l’approvazione del pubblico. Il mondo del “magico”, come lo svolazzare del tappeto o le “sparizioni” dei personaggi, imprigionati nelle segrete del palazzo del sultano, contribuiscono a rendere maggiormente intrigante la finzione scenica.
Per quanto concerne la parte musicale è da escludere che in sala, i presenti, nell’ascoltare il “duetto del corteggiamento”, creato per i protagonisti con la realizzazione di un medley di notissimi brani, non abbiano involontariamente intonato le strofe proposte come, alla stessa maniera, è impossibile non partecipare, empaticamente, alla sofferta scelta del Genio della lampada che, mentre canta il brano Mille anni, decide di sacrificare la sua vita a favore di quella del fratello, il più estroso Genio dell’anello.
Lo spettacolo – attraverso gli effetti speciali realizzati da Erix Logan e a quelli luce di Christian Andreazzoli – ricostruisce un “mondo d’oriente” fantastico, magico e misterioso. Inserito in questo contesto c’è, ovviamente, il “nucleo” portante di ogni musical: canzoni e coreografie. Le composizioni sonore, pressoché tutte originali, sono opera del trio Davide Magnabosco (che ha curato anche la direzione musicale e gli arrangiamenti), Alex Procacci e Paolo Barillari. Queste, oltre a far avanzare la narrazione, risultano indispensabili per lasciar sviluppare le energiche e coinvolgenti coreografie, ideate da Rita Pivano, che nel loro stile giungono a realizzare movenze “bollywoodiane”. Tutto ciò avviene in un continuum sfavillante di cambi di scene (curate da Alessandro Chiti) nei quali agiscono i venti attori che indossano i policromi costumi confezionati da Francesca Grossi. Completano le fantasmagorie i contributi video curati da Claudio Cianfoni e la fonica di Emanuele Carlucci.
Il cast, sin dall’ensamble, proprio a dimostrazione del fatto che la produzione ha puntato ad una progettazione teatrale di ampio respiro, è composto da talentuosi performer. In virtù di questo obiettivo, infatti, essi non sono relegati ad essere semplici figuranti da “chorus line” ma, partecipano, ove possibile, allo svolgersi degli eventi. In Aladin recitano, cantano e danzano: Jessica Aiello, Raffaele Cava, Cristina Da Villanova, Imma De Santis, Francesco De Simone, Anna Gargiulo, Stefano Martoriello, Alfonso Mottola, Eleonora Peluso.
I ruoli principali vedono coinvolti due Geni/fratelli. Il primo, il Genio dell’anello, buffo e pasticcione, porta in scena l’esplosiva e surreale comicità di Sergio Friscia; il secondo, il Genio della lampada, punto fermo della narrazione e dotato di una voce straordinaria, è Umberto Noto. I due Geni, nel corso della fiaba si coalizzeranno mettendo a repentaglio la loro stessa immortalità, pur di consentire ai “mortali” di comprendere che: «il tesoro più prezioso è l’amore».
Il malvagio della storia, il potente Jafar, è interpretato da Maurizio Semeraro. Semeraro, fisicamente perfetto nel ruolo, e anch’egli provvisto di eccellenti doti canore, è coadiuvato dall’impacciato assistente Skifus (Jonathan Guerrero) che, con mimica e dialettica straordinarie, crea delle situazioni esilaranti. Jafar, al termine della vicenda, non solo sarà sconfitto ma sarà anche punito con una divertente legge del contrappasso.
Il Sultano, Daniele Derogatis (irriconoscibile, coperto da una vistosa barba e da fluenti baffi), vive nella sua reggia con la bella figlia Aisha (che per avere maggiori libertà finge, sovente, di essere la sua ancella Jasmine), interpretata da Emanuela Rei. La giovane attrice (nota per essere stata una delle protagoniste della serie Tv Maggie & Bianca Fashion Friends), estremamente disinvolta in scena, riesce a proporre una principessa credibile, romantica e determinata, mostrando doti recitative e canore fuori dal comune. A palazzo, a farle compagnia, come già scritto, c’è la “disinibita” amica Jasmine, sua complice di mille avventure. Arricchita, come personaggio, dall’ironica verve di Gloria Miele, finirà per innamorarsi di Abdul, il fidato amico di Aladin.
Aladin il fannullone dal cuore puro, impersonato dal poco più che ventenne Leonardo Cecchi (figura chiave della serie TV, Alex & Co., e che ha mostrato una scioltezza scenica inusuale per la sua età dovuta, forse, alla strutturazione recitativa di matrice anglosassone), vive in povertà con la madre Kamira. La donna (sapientemente interpretata da Fulvia Lorenzetti) ha una personalità ingenua ed amorevole pur essendo in costante apprensione per le sorti del figlio (una comune ed usuale immagine di figura genitoriale per tanti adolescenti). Con i due vive, poi, la scimmietta Coco, animale fedele, tenero e saggio. La maschera, costruita sulla fisicità di Raffaella Alterio, mostra quanto le capacità recitative possano palesarsi anche quando l’espressività di un attore è limitata da un pesante trucco. Tocca ad Abdul (un poliedrico e scattante Renato Crudo), chiudere la carrellata del gruppo “familiare” di Aladin. Anche il giovane e sfrontato ladruncolo troverà, nell’amore per l’ancella Jasmine, il suo lieto fine.
Aladin, il musical geniale è uno spettacolo decisamente di alto livello, destinato al pubblico dei bambini ma che per fluidità e leggerezza risulta gradevolissimo anche agli adulti. Una commedia musicale immancabile per chi è appassionato del genere ma consigliatissimo per chi voglia trascorre una serata in “famiglia” abbandonando la monotonia del divano e delle pallide luci emanate dai led dell’apparecchio televisivo.
Aladin – il musical geniale
ideato e diretto da Maurizio Colombi
musiche originali e arrangiamenti musicali di Davide Magnabosco, Alex Procacci, Paolo Barillari
interpretato da Leonardo Cecchi, Emanuela Rei e la partecipazione di Sergio Friscia
con Umberto Noto, Maurizio Semeraro e con (in ordine alfabetico) Raffaella Alterio, Renato Crudo, Daniele Derogatis, Jonathan Guerrero, Fulvia Lorenzetti, Gloria Miele
ensamble – Jessica Aiello, Raffaele Cava, Cristina Da Villanova, Imma De Santis, Francesco De Simone, Anna Gargiulo, Stefano Martoriello, Alfonso Mottola, Eleonora Peluso
scene Alessandro Chiti
costumi Francesca Grossi
disegno luci Christian Andreazzoli
disegno suono Emanuele Carlucci
direzione musicale e arrangiamenti Davide Magnabosco
arrangiamenti vocali e vocal coach Alex Procacci
coreografie Rita Pivano
effetti speciali Erix Logan
contributi video Claudio Cianfoni
aiuto regia Manuela Scravaglieri
assistente alla regia Valerio Longobardi
assistente coreografo Filippo Grande
assistente scenografa Giorgia Di Pietrantonio.
Teatro Brancaccio, Roma, fino all’8 dicembre 2019.