Alfabetizzazione e coscienza civile: un documentario sulla pedagogia di Anna Lorenzetto di Laura Novelli

«Quando l’adulto analfabeta entra in un corso per imparare a leggere e a scrivere, è la società che con lui entra nella scuola»: queste parole di Anna Lorenzetto, pedagogista romana scomparsa nel 2001, fondatrice nel ‘47 (e poi presidente) dell’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo (www.unla.it/) e appassionata promotrice dei Centri di Cultura Popolare, esprimono in modo esemplare lo spirito con cui nel secondo dopoguerra dette vita, nel nostro Paese, a quell’ampio progetto di alfabetizzazione delle classi contadine del Sud che risultò così incisivo e lungimirante da imporsi come indispensabile canale di formazione alla cittadinanza e modello pedagogico da diffondere anche all’estero.
Figura poco nota ai più e pressoché ignorata dalla storiografia ufficiale, Anna Lorenzetto è stata una visionaria estremamente moderna, un’idealista ostinatamente pragmatica, concreta. Una donna garbata e gentile con una determinazione di ferro. Ella semplicemente intuì che si sarebbe potuta costruire un’Italia repubblicana solo a patto di emancipare il “suddito” analfabeta dal suo isolamento. Solo a patto di offrire a tutti, e tanto più a Sud, un accesso all’istruzione che tenesse ben strette tra loro scuola e società, didattica e senso civico, apprendimento e lavoro, ai fini di formare dei cittadini consapevoli. Cittadini, cioè, capaci di introiettare grandi valori come la libertà, la Patria, il bene comune e di sentirsi partecipi alla vita politica locale e nazionale. Tratti che il corposo documentario Anna Lorenzetto. Una rivoluzione silenziosa, firmato da Simona Fasulo (anche regista) e Anna Maria Sorbo in collaborazione con Marilisa Calò e realizzato dall’UNLA con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Segretariato Generale – Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale, evidenzia con estreme chiarezza e poesia narrativa, ripercorrendo molte delle tappe che hanno contrassegnato il singolare itinerario professionale di Anna Lorenzetto.

 

 

 

 

 

 

 

Partendo dalla Basilicata e da Matera, e dunque da quella terra che fu il laboratorio principale del progetto di alfabetizzazione avviato alla fine degli anni ’40, i documenti d’archivio qui raccolti indagano la realtà dei Centri di Cultura Popolare sorti, tra i molti, a Savoia di Lucania, Lavello, Lagopesole, per poi spostarsi in Calabria, primo fra tutti a Roggiano Gravina, Campania, Sardegna e Abruzzo. Filmati d’epoca si intrecciano con le testimonianze di quanti a quell’esperienza pioneristica e straordinaria presero parte, con brani di repertorio (tra cui i due cortometraggi di Michele Gandin Cristo non si è fermato ad Eboli e Non basta soltanto l’alfabeto, entrambi premiati alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia rispettivamente nel 1953 e nel 1959 ), con stralci di interventi televisivi della Lorenzetto stessa, con immagini odierne e interviste rilasciate da autorevoli studiosi e docenti universitari, oltre che dall’attuale presidente dell’UNLA, Vitaliano Gemelli.
Ne emerge un’Italia coraggiosa, antica e al tempo vivissima, povera ma carica di dignità e amore. Un’Italia dove il desiderio di imparare a leggere e scrivere era dettato da esigenze pratiche ma anche da un incredibile desiderio di conoscenza: poter firmare con il proprio nome, poter scrivere ai parenti emigrati, poter leggere “i classici”, Dante soprattutto. Un’Italia sotto molti punti di vista da rimpiangere, da guardare con ammirazione e nostalgia. E soprattutto da far conoscere nelle scuole, ai nostri ragazzi del terzo millennio, spesso così poco consapevoli della loro libertà di studenti. La visione dei contadini che, dopo una giornata di duro lavoro nei campi, frequentano i corsi serali per apprendere possiede infatti una sacralità laica fortemente toccante e istruttiva. «Scrivere è fatica, è travaglio» – annota ancora la pedagogista – «e questo sforzo che il neoalfabeta fa per esprimere il proprio pensiero, per raccontare un fatto è la fatica e il travaglio del seme che spacca la terra». E proprio in questa doppia “fatica”, che viaggia su binari paralleli e complementari, si annidano la modernità e l’efficacia di un metodo che volle e seppe combattere “l’analfabetismo spirituale e sociale” delle donne e degli uomini più svantaggiati per farne dei lavoratori più liberi e dei cittadini più motivati.

 

 

 

 

 

 

L’esperienza messa in moto da Anna Lorenzetto (chiamata nel 1971 a Parigi dall’Unesco a dirigere la Divisione Alfabetizzazione e la Divisione Educazione degli Adulti e in seguito docente alla Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, nella prima cattedra di educazione degli adulti esistente in un ateneo italiano) e dai suoi collaboratori fu, in definitiva, sorretta dalla lucida consapevolezza che la formazione dovesse essere permanente, condivisa, comunitaria: aspetti che rendono il suo messaggio valido sempre e ovunque, e oggi attualissimo. Non è un caso che le sue rivoluzionarie teorie sul lifelonglearning trovino ancora applicazione nei cinquantanove Centri di Cultura per l’Educazione Permanente dislocati sul nostro territorio nazionale. E se quella di Lorenzetto fu a tutti gli effetti una rivoluzione silenziosa (come la definì la scrittrice e giornalista Anna Garofalo), i suoi esiti e le sue conquiste hanno ancora tanto – ma davvero tanto – da insegnarci.
Il documentario è stato presentato il 5 dicembre a Roma nell’ambito di una giornata di studio dedicata ad Anna Lorenzetto che ha avuto il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. L’opera è patrocinata dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dall’As.Pe.I, Associazione Pedagogica Italiana e sarà diffusa a scopo didattico-scientifico in diverse università, centri culturali e istituti di istruzione superiore della Penisola.

Crediti foto: Archivio Storico UNLA

Anna Lorenzetto. Una rivoluzione silenziosa

un documentario di Simona Fasulo e Anna Maria Sorbo
con la collaborazione di Marilisa Calò
regia di Simona Fasulo
produzione SDM di Alessandro De Marinis