Scrivere e mettere in scena, parlare di oggi e ripercorrere la storia, interrogare il passato per decifrare i gangli cogenti delle sfide che la modernità ci pone: Dario Muratore, regista e drammaturgo palermitano, dà vita,
Anche quest’anno, Attraversamenti Multipli non delude la sua vocazione: quella di un Festival pensato per agire in quel “limite discontinuo”, che intende sperimentare linguaggi “altri, di “mediazione”, contemporanei – teatro, danza, site specific – e
Dante Antonelli si addentra nell’opera di uno dei più celebri e controversi autori giapponesi, Yukio Mishima, classico contemporaneo della letteratura nipponica ancora poco esplorato nel teatro occidentale. Sulla scena ci sono quattro giovani, di spalle, seminudi.
Sotto la voce “riscrittura”, si celano spesso intenzioni poco nobili: chiamiamole scorciatoie. Quante volte ci siamo trovati a pensare: ma perché quest’autore non fa lo sforzo di creare un suo testo originale? Ce lo immaginiamo
“La responsabilità dei programmatori e degli artisti”, questo il titolo di un capitolo dell’esaustivo volume di Alessandro Pontremoli e Gerarda Ventura fresco di stampa La danza: organizzare per creare, un vademecum sulle aggiornate possibilità di
Al Théâtre du Rond Point dal 1° al 20 di ottobre è andato in scena lo spettacolo La Gioia di Pippo Delbono, con grande accoglienza da parte del pubblico e della critica francese, che da
Una risata straziante, quasi patetica, di quelle che danno fastidio. È così che inizia il film. È così che la conturbante figura del Joker fa la sua comparsa nel tanto atteso film di Todd Phillips,
Se ci sono persone nate sotto una buona stella Aladin, il musical geniale, è uno spettacolo che si leva in volo, su di un magico tappeto persiano, sotto uno sfavillante manto di stelle, permettendo ai
Senza svelare la chiave drammaturgica a sorpresa, con la quale Maurizio De Giovanni ha aperto le porte alla sua immaginazione teatrale, anche autobiografica, in Il silenzio grande, visto al teatro Quirino di Roma, possiamo dire
Nella nuova pellicola di Woody Allen, A Rainy Day in New York, piove così tanto che quando le luci in sala si riaccendono hai l’impressione di aver dimenticato l’ombrello. Questo film conferma ancora una volta