Il 13 giugno arriva finalmente nelle sale italiane una delle anteprime più apprezzate dell’ultima Festa del Cinema di Roma: Beautiful Boy di Felix Van Groeningen.
Il film è basato su due libri autobiografici di David e Nic Sheff, rispettivamente padre e figlio, che nelle loro opere (l’omonimo Beautiful Boy e Tweak: Growing Up on Methamphetamines) raccontano, ciascuno dal proprio punto di vista, la dipendenza di un figlio adolescente dalle droghe pesanti. Il valore aggiunto della sceneggiatura è dato proprio dalla combinazione dei due best-seller, poiché mostra al pubblico il significato reale dell’assuefazione dagli stupefacenti da due prospettive diverse.
A diciotto anni Nic Sheff è uno studente modello che ama scrivere (come il padre giornalista), praticare sport e si prepara ad entrare in un college prestigioso. Da quando aveva dodici anni sperimenta le droghe leggere, ma è l’incontro con la metanfetamina che gli peggiora decisamente la vita. Appena maggiorenne Nic diventa uno “schiavo” della sostanza che, nel tempo, si trasforma in una vera e propria malattia.
Beautiful Boy narra la lunga lotta del ragazzo con la tossicodipendenza, ma soprattutto descrive il sostegno e l’amore incrollabile che la famiglia gli ha offerto nel corso di quegli anni. La storia segue un percorso non lineare: il regista sceglie di “manipolare” il tempo, ricorrendo all’utilizzo di numerosi flashback dell’infanzia di Nic e del periodo in cui il giovane non era ancora sottomesso alla metanfetamina con l’intento di mostrare ciò che l’intera famiglia ha perduto dopo l’incontro con la droga. L’obiettivo di Felix Van Groeningen è quello di affrontare il tema della tossicodipendenza in tutta la sua complessità: sia i libri della famiglia Sheff sia la sceneggiatura del film tendono a sfatare tutta una serie di convinzioni errate, come quella che, ad esempio, la dipendenza dalle droghe pesanti sia maggiormente diffusa in ambienti degradati o che sia la conseguenza di abusi o di disfunzioni familiari. Nel film, se ne parla come di una tragica malattia con ricadute dolorose che si alternano a periodi di ricovero in strutture riabilitative.
Come per un figlio colpito da una qualunque altra patologia, assistiamo a scene in cui il padre trascorre intere nottate cercando sul web una cura adeguata per il giovane Nic. Beautiful Boy ci tiene col fiato sospeso in più di un’occasione: in alcuni casi, noi spettatori abbiamo l’impressione che Nic finalmente ce l’abbia fatta, che sia riuscito a vincere la sua battaglia contro la droga, ma subito dopo ripiombiamo nella disperazione (insieme alla sua famiglia) perché i tentativi dei centri di cura hanno fallito.
Altro tema centrale del film è il rapporto padre – figlio e, più in generale, l’amore familiare, solidale e incrollabile nei suoi confronti. Come già accennato, Nic nasce in una famiglia benestante e rimane a vivere con il padre David e la sua nuova compagna anche dopo la separazione dei genitori. Tra il ragazzo e il padre c’è sempre stato un buon rapporto, così come con la madre lontana. Padre e figlio intraprendono insieme un “viaggio disperato” tra le pieghe dolorose della droga, sempre – tuttavia – l’uno al fianco dell’altro.
A tale proposito, è esemplificativa l’immagine della locandina italiana del film con l’attore Steve Carell (che interpreta il padre del ragazzo), il quale appoggia una mano sulla spalla di suo figlio, Timothée Chalamet (Nic), per fargli sentire – con tutto il suo affetto e il suo amore – la propria costante e affettuosa presenza. David Sheff ama la sua famiglia in modo viscerale e vuole prendersi cura di Nic, ma anche proteggere i due figli minori avuti dal secondo matrimonio. Sia David che Nic confessano di aver compreso realmente cosa provavano l’uno nei confronti dell’altro nei momenti difficili soltanto a posteriori dopo aver letto i rispettivi libri. Per Van Groeningen, le dinamiche familiari sono state sempre al centro dei suoi lavori: lo sono state anche nel suo penultimo film Alabama Monroe – Una storia d’amore, che gli è valso una nomination agli Oscar 2014. È stato lui stesso, con Luke Davies, a scrivere il copione di Beautiful Boy, unendo i due romanzi degli Sheff, e a raccontare di aver perso il padre in età precoce, ma di aver avuto il primo figlio subito dopo le riprese di Beautiful Boy: una motivazione importante che lo ha guidato a sviscerare la relazione padre-figlio, David-Nic.
Molto convincente è stata la scelta dei protagonisti Steve Carell (che interpreta il padre) e Timothée Chalamet (nel ruolo del figlio). Il primo nasce come attore brillante di commedie blockbuster quali Melinda e Melinda o 40 anni vergine, ma offre qui un’interpretazione drammatica decisamente più matura. La rabbia, le lacrime e la disperazione di David Sheff vengono perfettamente messe in scena da Carell. Il giovane Nic è, invece, interpretato da una delle nuove promesse del cinema americano: il versatile ed empatico Timothée Chalamet. Già acclamato per il ruolo di Elio Pearlman nel film di Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome (che gli ha fatto conquistare una candidatura all’Oscar a soli 22 anni), Chalamet sta lavorando moltissimo su vari set internazionali. Qui il suo sguardo esprime così bene la vulnerabilità fisica e psichica del personaggio da non aver bisogno di parole. È davvero un peccato che l’Academy Awards abbia lasciato a bocca asciutta entrambi gli interpreti per le nomination agli Oscar 2019. Buone anche le interpretazioni delle due attrici che mettono in scena la seconda moglie del padre (Maura Tierney) e la madre di Nic (Amy Ryan), due donne profondamente diverse tra loro (una artista e l’altra business- woman) che, tuttavia, vengono riunite dall’amore avvolgente verso il ragazzo tossicodipendente.
Se vi state ancora chiedendo perché dovremmo vedere l’ennesimo film sulla tossicodipendenza giovanile (da Christiane F.- Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino in poi), la risposta è: in primis, per il talento dei due protagonisti e poi perché abbiamo a che fare con una storia positiva e di grande speranza: Beautiful Boy andrebbe visto da tutta la famiglia al completo, così da essere un monito per gli adolescenti e un esempio per i genitori.