La commedia di Gianni Clementi Ben Hur, come ho scoperto da una piacevole chiacchierata fatta col suo autore, è un testo scritto su “ordinazione”, nato per essere messo in scena dal duo artistico Triestino-Pistoia (recentemente separatisi dopo molti anni di attività comune). La coppia, infatti, reduce dal successo ottenuto con un altro lavoro di Clementi (Grisù, Giuseppe e Maria), gli commissionò un testo che trattasse il tema della marginalità sociale e dell’immigrazione. Scritto nel 2007, Ben Hur venne rappresentato, per la prima volta, l’anno successivo.
Il plot narra delle vicende di Sergio, un imbianchino ma soprattutto uno stuntman di un certo valore infortunatosi sul set del film Salvate il soldato Ryan che, a causa dell’incidente, non è più in grado anche per indolenza, di svolgere alcun lavoro regolare. Per necessità si è adattato a travestirsi da centurione e a rimediare qualche spicciolo facendosi fotografare con i turisti al centro di Roma.
Separato dalla moglie vive con la sorella – anche lei separata – in un ambiente degradato della periferia romana. Maria, la sorella, guadagna qualcosa collaborando ad una chat erotica ma, nonostante gli sforzi che i due compiano, pagare l’affitto, versare gli alimenti ai figli di Sergio e mettere assieme il pranzo con la cena è una impresa ardua.
Forzosamente convinto da Maria, Sergio decide di accettare un lavoro – temporaneo – come imbianchino. Per non perdere il “suo” posto da centurione pensa di “assoldare” qualcuno più disperato di lui offrendogli una parte dei guadagni. Segnalatogli da un amico giunge, alla bisogna, un giovane ingegnere bielorusso, Milan. L’uomo, oltre ad essere un lavoratore indefesso, si rivela subito particolarmente onesto e intraprendente. Nonostante sia sfruttato ai limiti dello schiavismo, si affeziona sinceramente ai due, accettando con gioia qualsiasi tipo di vessazione che, in particolare, Sergio gli impone.
In breve, grazie al lavoro dello straniero, dotato di duttile intelligenza e di una inesauribile energia, le condizioni economiche del gruppo migliorano con soddisfazione sia degli sfruttatori che dello sfruttato. Sembra che Milan non provi disagio per lo stato di soggezione in cui viene relegato; il suo obiettivo è poter mandare soldi alla famiglia e far crescere i suoi figli lontani dalla miseria. Per rendere più redditizia l’attività di centurione, l’ingegnere propone a Sergio di realizzare una biga su cui portare i turisti per Roma in modo da poter chiedere loro un compenso maggiore.
Quando tutto sembra volgere al meglio, un avvicinamento amoroso tra Maria e Milan, condurrà i protagonisti della storia ad un imprevisto e drammatico finale.
La drammaturgia di Ben Hur di Gianni Clementi ha un excursus narrativo che dalla farsa si trasforma in commedia per terminare in dramma. Ciò rende il lavoro degli attori complicato. Dovranno rimanere fedeli ai personaggi loro assegnati senza “cadere” in caricature poco credibili. L’arco di trasformazione dei personaggi li obbliga a rimanere sé stessi nella loro trasfigurazione riflessa e ribaltata dove il santo diviene demone e viceversa. Solo l’agnello sacrificale vede nel tragitto che lo conduce al macello, un prato di libertà senza comprendere che la sua corsa è unicamente l’inizio della fine.
Ben Hur è una storia di quotidiana miseria, non solo economica ma soprattutto morale.
Ottimo in scena Andrea Perrozzi (Sergio) che deve gestire il suo personaggio in un continuo oscillare tra il padrone e il carnefice. Lo stuntman è dotato di un ego smisurato ma, a fin dei conti, è in grado di riconoscere il valore di quell’ “estraneo” che in pochi giorni lo rende quasi ricco.
Eccellente il lavoro di Alessandro Salvatori, dall’accento straniero strampalato, costruito sull’idea di un Tom Hanks di The terminal. Milan è forte come Stakanov, sebbene risulti intimamente sensibile come il cognome che porta: Stravinskij.
Un plauso a parte a Elisabetta Tulli che ha l’onore e l’onere di “chiudere”, amaramente, la commedia con una grande prova di recitazione. Tutti i personaggi, con i cambi di abito, mostrano il mutare del loro status reddituale. La Tulli, per il ruolo che ricopre, in questo percorso di allontanamento dalla povertà economica deve, invece, modificare radicalmente il suo essere fino a trasformarsi in emblema della miseria morale.
Complimenti a Vanessa Gasbarri per aver diretto sapientemente il gruppo, permettendo agli attori di avvicinare i personaggi con la giusta delicatezza e leggerezza.
Unico problema riscontrato durante la replica cui ho assistito (24 febbraio 2023) è stata l’illuminazione: quella frontale risultava meno potente di quella alta che, in svariate occasioni, rendeva gli attori come avvolti da un fastidioso pulviscolo da proiezione.
Spettacolo adatto a tutti ma, per il tema trattato, consigliato a spettatori adulti capaci di cogliere le tante sfumature sotto testuali in esso contenute.
Ben Hur
di Gianni Clementi
regia Vanessa Gasbarri
con Andrea Perrozzi, Alessandro Salvatori, Elisabetta Tulli
aiuto regia Claudia Ferri
disegno luci Corrado Rea.
Teatro7 off, Roma, fino al 5 marzo 2023 (dal giovedì alla domenica).
Per info: https://www.teatro7off.it/