BerBerio: il gioco di un caleidoscopio musicale di Carolina Germini

Lo spettacolo BerBerio, regia di Letizia Renzini, mette in scena la lunga ricerca musicale, condotta dal compositore Luciano Berio, sulla voce della moglie Cathy Berberian. Letizia Renzini porta ancora una volta avanti l’impresa ammirevole di assegnare al teatro il compito di diffondere la musica contemporanea. Il suo progetto, che muove gran parte dei suoi lavori, si rivolge quasi sempre al pubblico dei bambini. BerBerio è pensato soprattutto per loro, che durante lo spettacolo interagiscono – attraverso strumenti multimediali – con i musicisti della Zonzo Compagnie e dell’ensemble Revue Blanche e sono invitati a prendere parte a una partita di pallone improvvisata sulla scena. Gli spettatori assistono così a uno strano gioco di sovrapposizione: sullo sfondo la proiezione di una piazza dove compaiono altri bambini e sul palco contemporaneamente la fisicità, il movimento, l’interazione viva dei corpi. La musica di Berio e di Berberian è protagonista assoluta. Un soprano della Zonzo Compagnie, nascosta tra il pubblico, apre la scena intonando La Sequenza III per voce femminile, una delle quattordici ideate da Berio. L’opera fu composta nel 1966 e rientra appieno nella ricerca del compositore di sperimentare nuovi linguaggi musicali e nuove forme di espressione. Essa indaga le molteplici sfumature della voce: grida, singhiozzi e frasi cantate. Ma è soprattutto la risata del soprano a coinvolgere ancora di più i bambini in sala. Infatti, non appena la ascoltano, i giovani spettatori reagiscono istintivamente ridendo e manifestando grida di sorpresa, che danno vita ad unico suono, che unisce spettatori e musicisti. La fusione è ipnotica e rivela l’aspetto più viscerale della voce. Oltre allo studio tecnico che La Sequenza III naturalmente richiede, è il suo paradossale carattere controllato e al tempo stesso “impulsivo” a catturare lo spettatore. La voce di Cathy Berberian ha rappresentato da sempre per Berio, come lui stesso afferma, un vero e proprio <<studio di fonologia>>. <<In effetti>>, dichiara, << La Sequenza III non è solamente scritta per Cathy ma su Cathy>>. Ciò significa che non contiene soltanto la sua voce, bensì la sua intera personalità.

Protagonisti di questo spettacolo, oltre alla voce, sono gli strumenti, che sfilano sul palco come fossero delle immagini che prendono vita davanti ai nostri occhi. L’arpa, ad esempio, viene dapprima disegnata a terra e soltanto dopo compare sulla scena. Questo consente al pubblico, soprattutto ai bambini, di avere il tempo di creare ciascuno una propria arpa immaginaria e di confrontarla, successivamente, con quella reale. Il movimento degli strumenti, che scompaiono e riappaiono, somiglia ad una danza. Trascinato in atmosfere fiabesche ed oniriche, lo spettatore è immerso in giochi caleidoscopici che si concludono con il ciclo delle Folk Songs, composte da Berio nel 1964. Si tratta di canti popolari di diversi luoghi (tra gli altri, Armenia, Stati Uniti, Francia, Italia), che rappresentano un omaggio all’intelligenza vocale della moglie. Lo stesso Berio spiega di averli composti per reagire al forte senso di disagio che provava ogni volta che ascoltava canzoni popolari, accompagnate dal pianoforte. Le Folks Songs sono state scritte per voce e sette esecutori (flauto/ottavino, clarinetto, due percussioni, arpa, viola, violoncello) e dieci anni più tardi per voce e orchestra da camera. Una delle ultime scene dello spettacolo è incentrata sulla prima delle undici Folk Songs: Black is the color che, insieme a I wonder as I wander, rappresenta l’unica eccezione rispetto ai canti popolari, di cui questo ciclo si compone. Si tratta infatti di un adattamento di un brano del cantautore statunitense John Jacob Niles, cantato da bambini di varie nazionalità, i quali sono – ancora una volta – i protagonisti assoluti della scena.

BerBerio

regia Letizia Renzini

musica Luciano Berio, Cathy Berberian, Revue Blanche

soprano Lore Binon

arpa Anouk Sturtewagen

flauti Caroline Peeters

viola Kris Hellemans

foto di scena Dries Segers.

RomaEuropa Festival, Mattatoio, 17 e 18 novembre 2018.