Dopo il successo dello scorso novembre torna sulla scena del Brancaccino di Roma, dal 4 al 7 aprile Zozòs di Giuseppe Manfridi. Una buona occasione per riproporre la visione critica dello spettacolo realizzata, nella stagione
I giganti della montagna è molto probabilmente l’opera più emblematica che Pirandello abbia scritto sul senso, il valore, la necessità, la “spiritualità” del Teatro, della Poesia e dell’Arte in genere. Lo è tanto più perché
Interessante riscrittura de Il gabbiano da parte di Giancarlo Sepe che rivede tutta la narrazione della commedia cechoviana dal punto di vista delle relazioni affettive tra Kostantin Treplev e Nina ma, ancor di più, con
Per chi ama la commedia di varietà lo spettacolo In tre, in scena al Teatro della Cometa di Roma, con Ladyvette e la regia di Massimiliano Vado è sicuramente da non perdere. Ladyvette nascono, come
Danio Manfredini è una di quelle figure nel panorama del teatro italiano che travalica il confine percettivo dell’esperienza scenica e incontrare i suoi lavori, di fatto, per lo spettatore, significa dover scardinare gli abituali codici
<<Chi è l’amica geniale se non colei capace di raccontarci meglio di come noi stesse faremmo?>>. È questa una delle frasi pronunciate da Lenù nella seconda parte dello spettacolo Storia di un’amicizia. Essa ben riassume
Geppi Di Stasio, commediografo, regista e attore ha voluto rendere un tributo scenico a Massimo Troisi scrivendo: Mo’ me lo segno, un lavoro teatrale di “assemblaggio” realizzato tra realtà e ispirazione intuitiva, tra fatti concreti
Capolavoro indiscusso della letteratura mondiale, I fratelli Karamazov di Dostoevskij (1880) è un’opera che, a partire dai primi del Novecento, ha spesso attraversato le scene russe ed europee sottoponendosi alle visioni e re-visioni di registi
Alcune commedie hanno la sola finalità di far ridere, altre – sebbene abbiano il medesimo obiettivo – hanno anche l’intento di offrire agli spettatori qualche spunto di discussione e di riflessione. Call center 3.0, lavoro
«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.