“Ciao Bambino”: se l’amore non è abbastanza di Anna Maria Sorbo

È stata Miglior opera prima all’ultima Festa del Cinema di Roma, salutata – nell’orizzonte mediano del nostro cinema attuale – come un “piccolo miracolo”. Sulle prime potrà anche avere il sapore del già visto, l’ambiente della microcriminalità partenopea essendo lungamente frequentato da piccolo e grande schermo. E però unica e personalissima è la via percorsa da Edgardo Pistone al suo esordio nel lungometraggio con questo Ciao Bambino, dopo diverse prove superate nella misura breve (al suo corto Le mosche nel 2020 era andato il Premio Miglior Regia della Settimana della Critica alla 77a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia). A cominciare dalle scelte di casting, con gli attori nei ruoli principali presi “dalla strada”, che recitano in dialetto napoletano, in lingua ucraina la protagonista femminile, e che, a giudicare dal risultato, sembrano vivere e non semplicemente calarsi nella parte. (Curiosità nella curiosità: a interpretare il padre del protagonista maschile è il padre stesso del regista, Luciano). E per finire con l’adozione di un coraggioso bianco e nero che dilata lo spazio-tempo del racconto oltre lo stretto realismo. Universale del resto è il tema esplorato: il passaggio dall’età spensierata per antonomasia (ma lo è poi? E per chi?) all’esistenza adulta, fatta di responsabilità, serietà, saggezza e via discorrendo (e anche qui sorge immediata la domanda: è così?).

Il film si apre con la visione di cinque adolescenti che trascorrono una giornata al mare, tuffandosi dagli scogli, mangiando un panino, cazzeggiando insomma. Tra loro c’è Attilio (Marco Adamo), 17 anni e zero prospettive, se non quella di campare di espedienti, qualche furtarello, spaccio, come un po’ tutti al rione Traiano, periferia ovest di Napoli. Attilio accetta di badare – un incarico che sta a metà tra il proteggere e il sorvegliare – a una giovane prostituta dell’est Europa (Anastasia Kaletchuk), scappata dalla guerra e finita nelle mani del magnaccia di turno a combattere un’altra guerra che si gioca tutta sulla sua pelle. Entrambi, in fondo, si somigliano poiché entrambi sono due anime perse. Tra loro scatta qualcosa, qualcosa di bello, di puro, che però stride terribilmente con la cornice. Crederci non è abbastanza e andarsene… «Andarsene è una fantasia», dice a un certo punto uno del gruppo ad Attilio. E forse anche l’amore può essere solo sognato.

Pistone, autore anche della sceneggiatura (con Ivan Ferone), nato e cresciuto al rione Traiano come i suoi personaggi mescola alla storia i propri ricordi – e i fantasmi – e li rielabora artisticamente, procedendo con rigore poetico (ed evitando tra l’altro il rischio di una facile deriva sociologica). Si prende il suo tempo per raccontare, com’è giusto che sia in un film in un cui non è il plot a condurre, non il colpo di scena. Non c’è fretta di sapere come va a finire, in qualche modo lo intuiamo. Ha fretta solo Attilio di diventare grande, ma tra un genitore che esce di galera e però non è cambiato, un “amico” che lo cerca per riavere indietro un antico e grosso prestito, e il nulla intorno, il confine tra ingenuità e audacia si fa labile e il pericolo è quello di saltare nel vuoto, stavolta senza neanche il mare ad accoglierlo. Perché la verità, cruda e dura, è una sola: «C’è chi eredita le proprietà, chi i soldi… e chi eredita i guai. I guai di tuo padre mo’ sono pure i tuoi».
Non importa quanto, da spettatori, siate lontani dall’universo di Ciao Bambino. Ci sarà sempre, anzi c’è, un rione Traiano in qualche parte del mondo, sempre degli ultimi nati dalla parte sbagliata, con cui empatizzare, per cui sentire – e magari verrebbe da urlare – dolore e indignazione. Pistone ce lo mostra con la massima naturalezza, annullando ogni distanza e toccando corde che appartengono a ciascuno. E alle quali ciascuno può concedersi, “almeno”, per lo spazio di un film. Il cinema serve anche, e soprattutto, a questo.
Prodotto da Bronx Film, Anemone Film, Mosaicon Film e Minerva Pictures che distribuisce con FilmClub Distribuzione sarà in sala dal 23 gennaio.