Approcciarsi a questo film e fare un paragone con il capolavoro di Kubrick è la più grossa stupidata che si possa fare.
Il lungometraggio è sì il sequel di The Shining, ma è visivamente molto lontano dalle famosissime scene oniriche del film del 1980.
Andiamo per gradi. Doctor Sleep è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King del 2013 e la trama riprende gli eventi dopo quarant’anni.
Ancora irrimediabilmente segnato dal trauma che ha vissuto da bambino all’Overlook, Dan Torrance ha combattuto per trovare una parvenza di pace. Ma questa tregua va in frantumi quando incontra Abra, un’adolescente coraggiosa con un potente dono extrasensoriale, noto come la “luccicanza”. Riconoscendo istintivamente che Dan condivide il suo potere, Abra lo contatta, invocando disperatamente il suo aiuto contro la spietata Rose Cilindro e i suoi seguaci, i membri de Il Nodo, che si nutrono della “luccicanza” degli innocenti alla ricerca della loro immortalità. Formando un’improbabile alleanza, Dan e Abra si impegnano in una brutale lotta tra la vita e la morte contro Rose. L’innocenza di Abra e l’intrepida consapevolezza del suo dono, costringono Dan a invocare i suoi stessi poteri come mai prima d’ora, affrontando immediatamente le sue paure e risvegliando i suoi fantasmi del passato.
Partendo dalla storia, fedele al romanzo, ci rendiamo immediatamente conto che il plot è molto diverso dal primo libro. Qui gli intrecci e i personaggi seguono, senza ombra di dubbio, dinamiche più moderne, in perfetta linea con altri capolavori contemporanei che hanno appassionato milioni di persone. La storia, a mio avviso, ripercorre generi più vicini all’avventura che all’horror.
Il problema è che, ritrovare quarant’anni dopo Dan Torrance, ci immette automaticamente in una carreggiata a senso unico che è quella del paranormale, perciò, per gli appassionati, uscire delusi può essere una conseguenza “naturale”.
Ed è qui che parte il mio personale giudizio: Doctor Sleep è un bel film, con una bella fotografia, con musiche azzeccate. E affronta anche alcuni temi come l’alcolismo e il rapporto tra genitori.
È chiaro che il film soffre di alcuni difetti tipici della riduzione cinematografica da romanzo, però sicuramente il film funziona e fa trascorrere, senza annoiarsi, quasi due ore e mezza incollati allo schermo.
Le atmosfere sono azzeccate, il regista non ha voluto minimamente entrare in competizione col maestro Kubrick. Ha semplicemente, e giustamente, seguito la propria strada, facendoci, di tanto in tanto, respirare le vecchie atmosfere indimenticabili del vecchio film. L’esempio lampante è la ripresa aerea, quando Dan fa ritorno all’Overlook hotel, supportata dalla vecchia musica originale. Da pelle d’oca.
Ed è nel finale che possiamo finalmente ritenerci soddisfatti. Nulla è cambiato rispetto al passato, ecco di nuovo il posto maledetto, il teatro degli orrori di Shining, l’hotel che ha terrorizzato almeno quattro generazioni con i suoi lunghi corridoi, i suoi spaziosi atri e le sue tappezzerie colorate.
E Dan ci ritorna da adulto, affrontando nuovamente i fantasmi del suo passato chiusi in immaginarie scatole della sua mente.
E pure qui il regista, tra l’altro anche sceneggiatore, ha dimostrato di saper gestire con abilità il rapporto di continuità con l’altro film, attuando decisioni coraggiose, come rifiutare operazioni di CGI per far rivivere i volti del capolavoro che fu, ma scegliendo attori nuovi, facce diverse, perfino per Jack Torrance.
È da ricordare che, all’epoca, Kubrick fu aspramente criticato da King per aver cambiato il finale. Nel romanzo, l’hotel andava a fuoco, mentre nell’adattamento cinematografico la storia aveva preso una piega diversa, con un finale all’interno del labirinto e la morte per assideramento di Jack Nicholson.
Nel sequel, il regista Mike Flanagan è riuscito ad amalgamare alla perfezione le due situazioni, facendo risaltare Doctor Sleep come una vera e propria continuazione senza salti temporali o trovate poco felici e funzionali.
Se lo consiglio? Assolutamente si, anche per le belle interpretazioni degli attori, Ewan McGregor in primis.
Per concludere, Doctor Sleep si dimostra capace di restituire l’universo di Stephen King, anche se mantiene una sua identità personale. Oscillando tra passato, presente e futuro, il film è un vero omaggio per i fan di vecchia data. Per certi versi non è sicuramente perfetto, ma rimane comunque un film ricco, corposo e ben girato. Insomma… da vedere.