Nelle prime settimane di luglio, estate passata, abbiamo “incontrato” Cacá Carvalho. Nel lungo dialogo condiviso con lui è emerso, anche, il ritratto della situazione artistica del Brasile in un periodo storico segnato, nel profondo, dalla pandemia e dalla difficile situazione politica. Cacá ci ha resi partecipi dei suoi timori e non ha nascosto la sua afflizione per una condizione che, ormai, era del tutto fuori controllo. Ciò che resta è, quindi, un flusso di descrizioni, suggestioni e umanità, un racconto che non manca di lasciarci un monito alla resistenza e con il quale concludiamo il secondo ciclo di Esercizi di memoria dedicato all’attore brasiliano.
Mantenere la candela accesa
È davvero terribile per me che sono cresciuto nella dittatura, concludere la mia vita in un’altra dittatura. È desolante per tutti questi giovani, in questo Brasile immenso, in cui non ci sarà lavoro. Non si può. E ora questa pandemia, questa cosa infinitamente piccola che distrugge e che io, invece, penso sia infinitamente grande. Cosa abbiamo davanti? Gli amici che si aiutano. Io non ho una famiglia e come me, tanti. Dobbiamo inventarci un modo per continuare, per andare avanti.
Ora, noi siamo in un periodo politicamente terribile, abbiamo eletto il “cancro”… abbiamo eletto… lui, con tutto quello che ne consegue. Siamo invasi di messaggi e da una quantità incredibile di fake news inventate dalle tante fedi religiose che ci sono in Brasile. Qui esistono almeno otto canali televisivi pubblici dove tanti pastori “sono tutti Bolsonaro”. Tutti insieme hanno fatto sì che il nome di Bolsonaro, improvvisamente, si imponesse. Ha creato e imposto la sua immagine senza che nessuno se ne accorgesse. Credo che tutto questo sia cominciato quando Dilma ha vinto la sua seconda elezione ed è stata nominata, per la seconda volta, Presidente e il suo concorrente, Aécio Neves, non ha accettato la sconfitta avviando di nascosto un piano per destituirla: da qui è cominciato a crollare tutto. Poi, l’entrata in scena di Temer è stato il vero disastro che ci ha portato alle elezioni con la conseguente vittoria di Bolsonaro. Oggi è molto difficile per me parlare di Lula. Fino a sei, otto mesi fa era in carcere… questo era importante per noi anche se non era giusto… tutti volevamo che Lula uscisse ma, una volta uscito, non ha fatto nulla… dov’è Lula? Dov’è Haddad? Dov’è Ciro Gomes? Dov’è Marina Silva? (1). In questo momento non abbiamo un movimento di sinistra unito in grado di reagire a questa situazione insostenibile. Forse, l’unica nostra fortuna è che Bolsonaro si autodistruggerà… anzi, si sta già distruggendo lentamente. Anche il vicepresidente Mourão, un militare, una specie di capitano dell’Amazzonia alleato di Bolsonaro, è pericoloso perché favorevole alla distruzione delle terre indigene. Il loro modo di comportarsi, riguardo la pandemia, sta provocando la decimazione degli indios. Noi non possiamo nemmeno scendere in piazza e andare per strada a dire “no” a Bolsonaro. Veramente non so… è molto preoccupante. Credo che Bolsonaro cadrà perché i militari non lo tollerano più… lui eccede, mette le mani dove non deve… è un disastro! I militari che lo hanno appoggiato e continuano a sostenerlo, si stanno macchiando delle stesse colpe e della stessa vergogna.
Qui in Brasile il problema sanitario è in secondo piano rispetto alla questione politica e intanto muoiono migliaia di persone, sirene di ambulanze ovunque… una cosa è trovarsi a San Paolo, ma pensate essere all’interno di Manaus! Il virus è ovunque, nelle tribù… a Belém in Amazzonia, muoiono, credo, ottocento/novecento persone al giorno. A San Paolo sono entrate in ospedale mille persone. Non ci sono posti e mancano i respiratori. Se io ora dicessi: «Ragazzi, prendo un aereo, me ne fotto, vado in Italia… » non lo posso fare perché la Comunità Europea ha detto no ai brasiliani e agli americani. Poi, sebbene potrebbe essere la cosa migliore da fare, in verità non trovo una vera ragione per andarmene: devo restare qui, con i miei, cercando il modo migliore affinché “la nostra candela indichi il cammino”. Ultimamente piango molto, non so nemmeno perché, ma piango, piango in continuazione. Forse sì, credo che la morte della mia mamma c’entri, senza poter andare, vederla, prendere un aereo… Il mio dottore ha detto: «Per l’amor di Dio, se entri in un aereo ora hai già preso questo virus». Siamo in pandemia, è tutto molto serio. Parlare di teatro ora è importante? Sì, è importante, non posso non parlarne. Ma non ci riesco, perché è troppo forte. Sapete, al telegiornale si parlava di una città, Fortaleza, al nord-est del Brasile, dove, accanto ad un ospedale hanno messo due immensi frigoriferi per i cadaveri, perché non sanno cosa fare con quei corpi. Bolsonaro dice: «Aprite». Per esempio, i centri commerciali dove non ci sono i proprietari ma solo i lavoratori che devono prendere le metropolitane piene, dove non c’è la giusta distanza tra le persone e dove pochi usano le mascherine. A San Paolo da una settimana è tutto aperto e le spiagge, a Rio de Janeiro, sabato e domenica, sono piene. Come mai? Siamo ancora in salita nella curva, è incredibile. Oggi è domenica ma domani, lunedì, alle sei di mattina nelle metropolitane di San Paolo non ci sarà posto per nessuno: tutti ammucchiati.
Mamma mia, che vergogna! Lui comanda tutto. Non dobbiamo essere resilienti, no. La resilienza indica l’accettazione. Noi dobbiamo resistere. Io, oggi, a causa della crisi pandemica non so se sopravvivrò. Non esco di casa da cento giorni. Non metto piede neanche dieci centimetri fuori dalla porta perché ho avuto un problema al cuore, sono in sovrappeso, ho la pressione alta e sono a rischio. Non ne posso più di lavare ogni cosa, dell’alcool, e sono stufo di tutto questo, stufo dei live: se non muoio di virus muoio di live. Come si fa a pensare a uno spettacolo? Eppure… la candela deve essere mantenuta accesa, perché non hai più luce e questi live sono il rimpianto di quello che non abbiamo. Non so voi lì, che, per fortuna, siete in un momento migliore, ma da noi la lotta è contro due virus, non solo contro il Covid, che è già un disastro, ma anche contro “l’altro” che noi abbiamo scelto: questo è più triste. Mi vergogno di non aver fatto di più affinché Bolsonaro non vincesse. Ho fatto qualcosa, ma ho perso. A San Paolo sono morti più di novanta attori. Una generazione. Maestri, danzatori, attori. Ho saputo che tre amici fraterni, tecnici luci, sono in ospedale e uno è già intubato. Abbiamo un Ministro della Salute provvisorio dopo che Bolsonaro ha mandato via quello precedente ed è stato nominato il terzo Ministro dell’Educazione. In mezzo alla pandemia mondiale?! Siamo diventati oggetto di una burla… allora è importante proteggere la candela. Il teatro è forte, nonostante la fragilità del momento. Noi abbiamo perso tutto con il Coronavirus, non c’è lavoro. Io ho perso la casa-laboratorio e anche il mio lavoro in televisione è stato interrotto.
Finalmente, però, siamo riusciti a far approvare una legge per aiutare gli artisti, per dare un contributo mensile a tutti quelli che non hanno lavoro, tecnici, gruppi di giovani, danzatrici e danzatori, lavoratori del cinema… tutti lavoratori che non hanno contratti e per i quali sono stati stanziati 600 reais al mese che equivalgono a 108/110 euro. Fortunatamente due giorni fa ha firmato la legge ma, in questo momento di crisi, non si sa quando questi soldi verranno erogati. Ci chiede di avere pazienza… la situazione è orribile, però ci sono i movimenti degli artisti come l’Associazione Paulista di produttori di teatri di Rio de Janeiro, un gruppo costituito da lavoratori che hanno più soldi e che, tramite un deposito bancario e un tesseramento, sostengono tutti coloro che hanno meno possibilità, come sarte, tecnici delle luci e artisti in generale. A San Paolo stanno facendo una cosa simile con il sindacato degli attori: il SESC (2) sta creando un bellissimo movimento per fare spettacoli a casa. Io ho fatto La poltrona scura (3) nella mia, non c’era pubblico, ma è stato un modo per “mantenere la candela accesa”. Questo è importante e la protegge, perché il minimo soffio di vento potrebbe spegnerla e sarebbe terribile come è terribile per me, che sono cresciuto nella dittatura, vedere finire la mia vita, a sessantasette anni, in un’altra dittatura.
(1) Esponenti dei partiti di opposizione a Bolsonaro (partito dei lavoratori, socialista, ambientalista, ex ministri di Lula, candidati alle presidenziali).
(2) Sesc (Serviço Social do Comércio) do Estado de São Paulo è uno dei principali centri culturali dello Stato di San Paolo, tra le tante attività c’è anche quella di sostegno per gli artisti.
(3) Lo spettacolo, composto da tre novelle di Pirandello è stato prodotto in Italia dal Centro per la ricerca e la sperimentazione di Pontedera con la drammaturgia di Stefano Geraci e la regia di Roberto Bacci. Con La poltrona scura, replicato migliaia di volte in Brasile, Cacá ha ricevuto in Brasile i premi più prestigiosi.