Ci sono stati dei momenti in cui mi chiedevo: ma che faccio adesso? La pandemia è stato uno di questi. Invece di stare fermo, ho costruito Il circo delle pulci, uno spettacolo molto piccolo, completamente diverso dai precedenti. Sta tutto in un baule. L’ho fatto in una casa per anziani, nella terrazza di un mio amico e due mesi fa in un teatro di Firenze con 650 posti. Tutti sanno che le pulci non ci sono, nessuno le vede, ma tutti ci credono. Alla fine del mio Il circo delle pulci è capitato che un bambino mi chiedesse: «Ma quanti anni hanno le tue pulci?». Nessuno mette in dubbio che le pulci ci siano e posso lavorare su questa cosa fantastica, questa leggerezza, questa sospensione.
L’idea del magico è tornata anche adesso che ho ripreso a disegnare, anche se non possiedo una grande tecnica. C’è qualcosa nel disegnare, nel colorare che porto sempre con me. Il disegno è un elemento che tengo sempre presente. Parto da un gesto e non so nemmeno cosa faccio, metto un colore, cambio, trasformo e poi vengono fuori delle immagini… La mia cultura pittorica è legata a Kandinskij, Miró, quel mondo lì… Se dovessi scrivere un libro di memorie, farei dei disegni perché penso che sarebbe bello tradurre tutto quello che ho raccontato con delle immagini.
Quando si fanno spettacoli, dove si usano trucchi di magia, bisogna fare attenzione a che non diventino più importanti di quello che si vuole comunicare. È rischioso fare giochi di magia in uno spettacolo di teatro perché può distruggerne la magia. Dietro al gioco di magia c’è comunque un pensiero. Se tu non pensi alle cose che fai, nel momento in cui le fai, diventano un esercizio senza senso. Molti mi definiscono mago, ma io non lo sono. Uso la magia come un elemento, ma quello che per me è importante è il racconto che faccio attraverso tanti alleati (la luce, la musica, ecc.) … come nella fiaba. Nella fiaba l’eroe parte alla ricerca del tesoro o della principessa, della felicità e durante il percorso incontra i maghi buoni e i maghi cattivi, gli ostacoli e i poteri magici che fanno superare l’ostacolo… Se ascoltiamo le fiabe italiane di Calvino, ma anche quelle classiche, quelle dei fratelli Grimm, il meccanismo è sempre lo stesso. E questo è ciò che faccio, niente di più, cercando di dare forma alle storie, ai racconti, usando delle tecniche, cercando il legame tra le cose.
La manipolazione ha un principio fondamentale. Il mago fa esattamente il contrario di quello che dice di fare. Io prendo un oggetto, lo metto qua, apro ed invece è qui (Bustric mostra e descrive il gioco del foulard. Il gioco viene fatto con dei tovaglioli leggeri, ci si siede di fianco e vicino allo spettatore che sta seduto in basso. È importante la posizione perché, nel fingere di mettere il fazzoletto di carta appallottolato nella mano, si passa con il dorso della mano di fronte ai suoi occhi e si getta dietro il fazzoletto. Tutti vedono il trucco, solo lo spettatore non lo vede perché troppo vicino e quindi tutti ridono di lui). Quindi fai il contrario di quello che dici. Questo è un principio che c’è anche nel lavoro del mimo. Se io voglio dare concretamente l’idea dello sforzo devo creare un equivalente, usando le braccia anziché le gambe, spingere in una direzione, incamerando l’impulso della spinta dentro di me. Si deve fare tutto al contrario, spingere verso il basso per andare verso l’alto e con la voce è lo stesso processo. C’è un concetto semplice secondo cui per stare fermi bisogna muoversi, cioè io per stare immobile mi muovo in modo da sembrare immobile.
Ho sempre pensato che il successo sia una conseguenza del buon lavoro, forse suoneranno strane queste parole, perché il mondo è cambiato tanto. Non si devono tradire né il proprio desiderio, né le proprie promesse, quelle che si fanno quando si è più giovani. Il desiderio e il piacere sono la spinta di tutto. Ci sono dei giochi che ho inventato quando ero bambino. Allora non sapevo a cosa mi sarebbero serviti, mettevo delle cose da parte che solo poi avrei utilizzato. Più cose trovi, più cose inventi, più cose conosci, più cose mescoli… alla fine sei tu che devi scegliere, la tua fantasia, la tua capacità, il tuo desiderio, la tua fortuna. Scoprire la vita mentre la stai vivendo, è la strada che conta non il punto d’arrivo, ognuno poi la vive come può, l’importante è rispettare sé stessi, certo anche la fortuna c’entra e nel mio caso c’è stata perché sapevo che quello che stavo facendo mi piaceva.
Penso a ciò che mi hai chiesto in questo esercizio di memoria (riferendosi a Stefano Geraci), non so se dovevamo ricordare altro… la memoria è parte di te in ogni momento. Io sono stato fortunato ad avere una nonna che mi raccontava le fiabe, sempre la stessa fiaba ed io l’ascoltavo impaurito. La memoria ti forma. Non puoi prescindere dalla carezza di tua nonna che ti ha raccontato per anni la stessa fiaba senza che smettessi di avere paura.