Cosa c’è dietro a un’istantanea dipinta? Dietro a un movimento immortalato da pennellate di colori caldi, di una luce estiva, forse di un tramonto? Qual è la vera storia di due, un uomo e una donna, che non si guardano negli occhi eppure stanno vicini, dopo aver vissuto lo stesso percorso? Cosa attendono, se attendono?
Queste domande vengono districate dolcemente, con leggerezza, cura e attenzione nello spettacolo Frame dei Cantieri Teatrali Koreja andato in scena lo scorso 28 settembre all’interno della rassegna Puglia ShowCase 2018 presso il Teatro Palladium. Il regista, Alessandro Serra, prende spunto dalle opere di Edward Hopper, pittore realista del XX secolo, che ha saputo dare luce alla malinconia e alla solitudine della società del suo tempo, focalizzando la sua attenzione soprattutto sui “solitari”.
Una scenografia composta da parete grigie accoglie, al centro, una grande tela-quinta teatrale spostata dagli attori, figure eteree, inizialmente, che si muovono come tableau vivant e che danno vita, in piccoli scatti, a quelli che sono le personalità che vanno a comporre i quadri del celebre artista statunitense. Il movimento diventa armonico solo quando, a un certo punto, “qualcuno”, senza far rumore, fa cadere la tela. È un arlecchino che fa spesso la sua classica riverenza, talvolta strappando una risata; in altri casi con un sorriso di tenerezza al pubblico che sovente alza le spalle e declina la testa, come al ricordo della propria infanzia o di una propria reminiscenza.
I movimenti si fanno sempre più intensi, sono dinamici e regolati al punto da non tralasciare alcuno spazio sulla scena. Sono quadri che si compongono e si scompongono con un’armonia precisa che dà vita a una danza leggera, accompagnata, a volte, da musiche di violini, dolcemente malinconiche, quasi come a voler enfatizzare il concetto della solitudine. Sono le figure – ora non più immobili – ma che continuano in un frame, appunto, un frammento di un “dopo” quell’istante ritratto, spesso isolate: donne che guardano fuori dalla finestra , in attesa di un treno o profondamente immerse nella lettura. Personaggi che, pur essendo gli uni accanto agli altri, non interagiscono tra loro: sono esseri umani incapaci di comunicare e chiusi dentro grandi spazi vuoti, concetto ripreso poi nella letteratura di Raymond Carver.
Tra musica e silenzio, quest’ultimo quasi ovattato, irrompe il rumore degli oggetti, che producono echi forti e ridondanti. Il rumore torna spesso durante la pièce come emblema di un isolamento umano.
Non c’è una spiegazione da dare all’intero spettacolo. E forse proprio in questo risiede la sua bellezza: eleganza e pudore nel movimento corporeo evidenziato dall’uso di luci e costumi che maniacalmente ci riportano ai quadri di Hopper, quelli che chi più chi meno un po’ tutti conosciamo e che ci hanno conquistato proprio per una luce cupa e calda, quella dell’imbrunire, quella del tramonto, o di un interno di un bistrot in mezzo alla strada.
Frame
progetto e ideazione Alessandro Serra
con Francesco Cortese, Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta, Emanuela Pisicchio, Giuseppe Semeraro
regia, scene, costumi e luci Alessandro Serra
realizzazione scene Mario Daniele
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
un ringraziamento a Anna Chiara Ingrosso
tecnici Mario Daniele e Alessandro Cardinale
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere
Puglia ShowCase 2018, Teatro Palladium, Roma 28 settembre.