Ho già avuto modo di scriverlo e lo ripeto, con più forte convinzione. Il pubblico di Antonio Rezza e Flavia Mastrella è fidelizzato. Li ama a prescindere benché non ci sia da prescindere. Sono bravi, molto, rodatissimi in un lavoro strutturato, fatto (anche) di autocitazioni e moduli recitativi riproposti, ma rinnovati di spettacolo in spettacolo. Giochi di parole, lapsus, versi e versetti, sbadigli e gorgoglii, paradossi e doppi sensi. Un’idea compiuta me l’ero fatta anni fa nel corso della monografica al Teatro Vascello, e ogni volta ritrovo una drammaturgia solidamente accordata con la scena che procede per costanti e variabili, tempi svizzeri, guizzi e trovate che sembrano improvvisati e invece sono sicuramente frutto di prove e controprove.
Chi li segue ride in anticipo sulla battuta. Basta l’espressione sorniona di Antonio, basta un minimo cenno della testa che si inclina di lato, un sorrisetto ammiccante su quella faccia da schiaffi che sembra una maschera napoletana, e il pubblico si libera in una fragorosa risata.
Non fa differenza Hybris, il loro lavoro recente, più volte rinviato a causa della pandemia e presentato a Spoleto per il Festival dei Due Mondi. Non fa differenza sebbene l’impianto scenico sia diverso dai precedenti, senza gli ormai celeberrimi teli mobili, da cui il nostro o alcune sue parti, nessuna esclusa, sbucavano fuori. Qui la scena consiste in una porta o poco più, continuamente spostata a inventare spazi e ricreare punti di vista.
Rappresentazione non solo di stanze, case, ambienti fisici, le porte aprono e chiudono il varco di situazioni limite in cui prima o poi tutti almeno una volta ci ritroviamo dentro, ingabbiati, invischiati o beatamente calati, oppure fuori, risparmiati, esclusi, emarginati, o forse voyeur a cui viene ripetutamente esibito e sottratto l’oggetto del desiderio. Perché in questo spettacolo tutto succede a velocità vorticosa. Le porte si aprono e si chiudono sbattendo rumorosamente sullo stipite, in una sequenza anarchica di fatti e stati d’animo significativi. Forse è proprio questo che lega Hybris agli altri lavori e che lo ascrive a una medesima ricerca espressiva: la commistione di anarchia e struttura, di dispersione apparente e di concentrazione di senso. In questo forsennato e ininterrotto movimento, Rezza è un po’ come la pallina del flipper che prima o poi deve segnare un punto. Come? Dribblando gli ostacoli che si frappongono tra lui e la sua volontà, anche bizzarra, anche dispotica. Così dispotica che vuole decidere chi sta dentro e chi fuori. Chi appartiene e chi no. Chi deve o può abitare un luogo o un altro. Chi le garba senza far storie e chi invece deve soltanto stare a guardare, assertivo, silente, se il caso pure disponibile a un amplesso rapinoso in una casa che è tutto un castigo.
Naturalmente si ride. In questo gioco serissimo in cui alla hybris di uno sembrano opporsi le altrui volontà, ricacciate al loro posto, ovvero fuori dalla porta, fuori dall’orbita franca in cui nessuno tranne te ha voce in capitolo, diritto di replica, accesso al dissenso o alla pur educata contestazione. E intanto sei tu, con il tuo bel mappamondo che gira su un dito, che decidi, senza ben renderti conto, se chiudere o aprire, se stare a galla o precipitare, insieme agli altri che guardano e aspettano, sull’orlo del baratro.
Perché alla hybris, prima o poi, segue la nemesi e la nemesi, si sa, non guarda in faccia nessuno.
Insomma, sì, con Rezza si ride ma per non incazzarsi. Le riflessioni dopo, a sipario calato, di fronte a un monitor o con la tv sintonizzata sul pensiero unico di notiziari e talk show. Per ora viva il teatro. Finché ce la fa.
In scena, con Rezza, sei attori performer, indispensabili referenti dialettici.
Hybris
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza, Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
luci e tecnica Daria Grispino
macchinista Andrea Zanarini.
Produzione RezzaMastrella e La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello.
Coproduzione Spoleto Festival dei Due Mondi e Teatro di Sardegna.
Festival Dei Due Mondi, Spoleto, dal 7 al 10 luglio 2022.