In occasione dei centoventicinque anni dalla prima proiezione assoluta dei fratelli Lumière, in Francia, al Palais Lumière di Evian, è stata allestita una mostra dal titolo Lumière! Le cinema inventé. La scelta del luogo non è stata casuale poiché in questa zona dell’Alta Savoia i due cineasti girarono tra il 1896 e il 1900 ben dodici film. La mostra, oltre a ripercorrere la carriera dei due fratelli, ha offerto ai visitatori la possibilità di assistere alla proiezione integrale di ben millequattrocentoventidue dei loro film e ha messo a disposizione degli archivi privati, degli apparecchi dell’epoca e dei documenti grafici. Una miniera d’oro per tutti coloro che si interessano alla settima arte. Dal momento che a causa dell’emergenza Coronavirus non è stato possibile visitare l’esposizione, si è scelto di ricostruire alcuni dei momenti più significativi dell’attività artistica di Auguste e Louis Lumière.
Lumière, un nome che sembra contenere il suo destino, se pensiamo all’importanza che la luce riveste nella fotografia e che a Lione, città in cui ogni anno si celebra la Fête des Lumières, i due fratelli si spensero. La fama dei cineasti più conosciuti al mondo è iniziata a Parigi, al numero 14 di Boulevards des Capucines, nei pressi dell’Opéra, dove un tempo c’era un bar, le Grand Café. Il locale aveva una piccola sala sotterranea, il Salon Indien. L’orientalismo infatti era alla moda in quel periodo di espansione coloniale di fine Ottocento. Oggi il Salon non esiste più. Al suo posto c’è l’elegante Hotel Le Scribe. Chi passa lì di fronte, a meno che non alzi gli occhi per leggere la targa commemorativa, ignora che in quell’ edificio centoventicinque anni fa iniziò la storia del cinema. Era il 28 dicembre del 1895. All’ingresso del Grand Café per l’occasione furono affisse alcune locandine, che annunciavano “Le Cinématographe Lumière”. Il nuovo apparecchio era una loro invenzione, insieme firmarono anche il brevetto. Quella sera lo mostrarono al mondo per la prima volta. Il cinematografo aveva la duplice funzione di macchina da presa e di proiettore. Per l’occasione, in sala c’erano soprattutto fotografi. Circa una trentina. Il prezzo del biglietto era di un franco e la proiezione durò in tutto venti minuti. In pochi giorni, tuttavia, il numero di spettatori aumentò vertiginosamente.
Tra i dieci brevi cortometraggi presentati anche il primo film dei due fratelli: L’uscita dalle officine Lumière, girato solamente qualche giorno prima.
Il corto riprende un gruppo di lavoratori che escono da un’industria di cui la famiglia Lumière era proprietaria. Si tratta del primo film in assoluto della storia cinematografica e non come credono in molti L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat che, in verità, non fece neppure parte dei dieci film proiettati a Le Grand Café. Verrà presentato soltanto il 6 gennaio 1896. Leggenda vuole che gli spettatori, terrorizzati, scapparono dalla sala pensando che il treno li avrebbe investiti. Il film oggi ha raggiunto un livello di qualità senza precedenti: è stato riproposto in 4K e a 60 fotogrammi al secondo.
Il padre dei due cineasti, Antoine, oltre ad essere un uomo d’affari, era anche un fotografo. Sarà lui a trasmettere ai figli la passione per l’”immagine”. Infatti, mentre l’interesse per il cinematografo non durerà molto, i fratelli Lumière non abbandoneranno mai la fotografia. Soprattutto Louis. Auguste invece preferì la biologia tanto che nel 1896 fondò la società dei Brevets Lumière per poter vendere i farmaci prodotti nel suo laboratorio.
Fu sempre Louis nel 1903 a depositare il brevetto dell’autocromia, ovvero un procedimento di fotografia a colori basato sulla sintesi additiva, che decretò nel 1907, a partire dalla sua commercializzazione, la nascita della fotografia a colori.
Se tra il brevetto e la commercializzazione trascorsero quattro anni è perché la fabbricazione industriale dell’autocromo si rivelò particolarmente difficile. Per Louis sarà questa la nuova sfida.
La riuscita dei fratelli Lumière si deve, oltre che alla loro perseveranza, anche al fortunato contesto a cui appartennero. Alla fine del XIX secolo, infatti, Lione si impose nel settore della chimica e questo favorì senz’altro lo sviluppo della tecnica dell’autocromo.
Tra i due fratelli, entrambi ingegneri, vi era un legame fortissimo e una grande intesa anche nella collaborazione artistica. Un giorno Louis disse a proposito del loro rapporto: «Abbiamo sempre vissuto in una comunione di idee, in un affetto profondo». Furono entrambi ricercatori instancabili, uniti dall’amore e dal fascino per l’invenzione. Louis una volta dichiarò: «Il giorno in cui non ho potuto aumentare le mie conoscenze è un giorno perso per me», mentre Auguste affermò: «È grazie al desiderio, al bisogno di conoscere, che mi sono follemente divertito a lavorare tutta la vita». Due frasi, pronunciate verso la fine della loro vita, che riflettono il senso di due esistenze dedicate alla ricerca, intrapresa con curiosità e passione.