Un format che è anche un gioco e allo stesso tempo uno spettacolo. È dal vivo ma anche in streaming. È una cena ma anche un evento per “ospiti d’onore”. È Indovina chi viene a (s)cena l’originale format culturale online del Teatro Pubblico Pugliese che riesce a unire artisti e pubblico come nessuno ha ancora mai fatto in questi tempi di sospensione dello spettacolo dal vivo. Giulia Delli Santi, dirigente delle attività teatrali nonché anima creativa del circuito pugliese, possiede quell’entusiasmo contagioso che caratterizza chi riesce a vedere un’opportunità nelle difficoltà. «Noi dobbiamo essere una Regione che deve portare il teatro nelle scuole così come accade con la musica. E lo abbiamo detto con forza al governatore della Regione Puglia Michele Emiliano che lo ha inserito nel suo programma» afferma la Delli Santi, ideatrice del progetto. «Il teatro deve avvicinarsi ai giovani, sono loro il futuro».
Il Teatro Pubblico Pugliese porta il teatro nelle case con Indovina chi viene a (s)cena creando di fatto un nuovo linguaggio teatrale: da dove nasce l’idea?
Questo progetto nasce per rispondere a un grido di disperazione che le imprese culturali del territorio hanno lanciato. Un grido che abbiamo ascoltato perché in questo lungo periodo di chiusura dei teatri e di sospensione degli spettacoli dal vivo riteniamo giusto che questo settore possa lavorare. Ma in che modo? Noi siamo un circuito e abbiamo come soci moltissimi comuni le cui stagioni teatrali ovviamente si sono fermate. Sono stati dunque proprio i comuni a chiederci di pensare a delle iniziative teatrali per rispondere a una domanda crescente di teatro da parte del pubblico. Abbiamo allora realizzato un progetto che ha come scopo da un lato quello di aiutare le imprese culturali del territorio e dall’altro quello di portare il teatro nelle case. Nasce così Indovina chi viene a (s)cena in cui 28 comuni e 70 compagnie professioniste raccontano il territorio attraverso il teatro.
Come viene raccontato il territorio?
Abbiamo chiesto a tutte le compagnie di studiare e di raccontare per esempio un avvenimento storico o un personaggio tipico della città in cui avrebbero portato il loro spettacolo e che magari la maggior parte della gente non conosce o conosce molto poco. Per esempio a Rutigliano è stata raccontata la storia del fischietto (Rutigliano, paese in provincia di Bari, è celebre per la produzione di fischietti in terracotta, ndr), mentre dal Teatro Apollo di Lecce sono andate in scena la compagnia Teatro Koreja che ha raccontato il pane e il pomodoro, due alimenti caratterizzanti il Salento e la Puglia, e Astragali Teatro che ha narrato la storia di Vittorio Bodini, il più importante scrittore del Novecento salentino. A Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, invece ci saranno due compagnie molto interessanti, ognuna delle quali regalerà al pubblico due storie diverse che però non posso anticipare. La prima sarà raccontata dall’attore, autore e regista Enrico Messina responsabile Armamaxa e gestore del teatro di Ceglie Messapica, paese in provincia di Brindisi, e la seconda da Vico Quarto Mazzini, la celebre compagnia pugliese pluripremiata.
Non puoi svelare cosa succederà perché Indovina chi viene a (s)cena è anche un gioco.
Esatto! Funziona così: ogni settimana, sempre sui canali digitali del Tpp, vengono pubblicati alcuni indizi relativi agli spettacoli in programma. Il compito di spoilerare gli indizi è affidato a una coppia divertentissima: Eva Kant e Diabolik. In questo modo il pubblico raccogliendo le tracce potrà provare a indovinare quello che sarà il racconto. Il primo che indovinerà avrà in regalo un biglietto per la stagione 2020/2021 di uno dei teatri del circuito del Teatro Pubblico Pugliese.
Cosa c’entra la cena con questo format?
Il gioco con la parola cena è voluto perché andiamo in streaming all’ora di cena. Abbiamo scelto questo orario perché abbiamo pensato che la gente invece di guardare un programma qualsiasi in tv si sarebbe potuta collegare sul nostro sito e godere di mezz’ora di teatro in cui si racconta il nostro territorio. E la cosa bella poi è che è tutto completamente gratuito, basta andare sul nostro sito e seguire le indicazioni. È semplicissimo! Andremo avanti fino a fine marzo e finiremo con Bari.
Quando la gente si collega a cosa assisterà?
Assisterà a una cena molto speciale: un racconto-spettacolo inedito di trenta minuti, allestito appositamente in teatro per l’occasione. Attorno a una tavola imbandita andrà in scena un pasto teatrale, per raccontare la Puglia attraverso le sue leggende, gli episodi storici, i piatti tipici o i suoi personaggi più rilevanti. Il tutto sotto un’attenta regia cinematografica che grazie a ben 5 telecamere restituisce l’impressione, e devo dire anche l’emozione, di essere davvero in quel teatro.
Un’emozione che non bisogna dimenticare perché prima o poi i teatri, si spera, riapriranno. Cosa ti aspetti che accadrà?
Io credo che in questo periodo abbiamo l’occasione di poter giocare, studiare, divertirci, pensare a metodi e linguaggi nuovi, diversi da quelli che abbiamo messo in pratica fino a prima della pandemia. E questo progetto ne è un esempio perché permette di conoscere il territorio attraverso il teatro. Per questo motivo lo porteremo nelle scuole superiori in modo che i ragazzi possano conoscere qualcosa del proprio territorio attraverso una nuova formula. Bisogna trovare nuovi modi per arrivare ai ragazzi, sono loro il futuro. E l’emozione è il modo migliore per raccontare una storia e fare in modo che arrivi e che resti. E cosa fa il teatro se non raccontare storie? E questo lo si può fare anche a distanza. Certo, il teatro è teatro solo se si condivide uno spazio ma ci sono nuove forme che possono aiutare ad ampliare la platea degli spettatori. Del resto io stessa, da piccola, mi sono avvicinata al teatro grazie ai grandi sceneggiati trasmessi dalla televisione, da Anna Karenina ai Fratelli Karamazov fino a Napoli milionaria.
Cosa ti auguri per il futuro del teatro?
Spero tanto che alla fine di questo periodo possa esserci un altro capolavoro come il Decamerone di Boccaccio che lo scrisse proprio durante la peste. Io vorrei, ma in realtà dovremmo pretenderlo tutti quanti, vedere dei capolavori in teatro perché questo è stato l’anno dello studio, l’anno in cui abbiamo capito, qualora ce ne fosse bisogno, che la gente che va a teatro è sempre la stessa. Noi facciamo dei sacrifici pazzeschi per portare pubblico nuovo nei teatri. Abbiamo dei progetti con le scuole anche se bisognerebbe pensare a una riforma della scuola in cui il teatro possa essere integrato e possa essere una materia così come lo è la musica. E lo abbiamo detto con forza al governatore della Regione Puglia Michele Emiliano che lo ha inserito nel suo programma. Oggi il teatro che si fa nelle scuole è fermo a Pirandello e a Goldoni. Senza nulla togliere a questi grandi del passato, io penso che i ragazzi debbano vedere, e grazie ad accordi con amici professori ci siamo anche riusciti, Emma Dante, Pippo Delbono, Romeo Castellucci, la danza contemporanea. Il teatro deve avvicinarsi ai giovani, sono loro il futuro. Oggi però sono molto distanti perché se chiedi loro, come io ho fatto attraverso un’indagine, cos’è il teatro, ti rispondono con questi aggettivi: vecchio, polveroso. Al contrario del cinema per esempio.
E come si fa a “svecchiarlo”?
È un’impresa difficile ma non impossibile. Io credo molto nel teatro e nel fatto che si possa fare molto di più. Di certo il Ministro Franceschini si contraddice quando afferma, com’è avvenuto durante la proclamazione della capitale italiana della cultura, che la cultura è importantissima e che può far nascere una nazione diversa mentre poi tiene chiusi da un anno teatri, cinema, musei. Penso che questo poteva essere il momento ideale per cambiare le leggi, invece per ora è rimasto tutto uguale.