Il precursore della società distopica: George Orwell, “1984” di Sergio Roca

Foto di Sergio Roca

Il romanzo 1984 di George Orwell è un testo di fantapolitica ambientato a Londra, nel Regno Unito che sarebbe divenuto uno stato della macronazione Oceania di cui sono parte le due Americhe, l’Irlanda, l‘Australia, la Nuova Zelanda e l’Africa meridionale. In un clima bellico (la storia si svolge durante la Terza guerra mondiale) l’Oceania è governata, in forma dittatoriale, da un Partito Unico alla cui guida c’è il Grande Fratello, soggetto dai comportamenti dispotici assimilabile ad un mix fra Hitler e Stalin che, tuttavia, nessuno ha mai visto.
In un clima di sospetto e repressione, dove il potere cerca di controllare tutte le attività attraverso una serie di teleschermi installati ovunque, il popolo è diviso in tre “caste” con, al vertice, i rappresentanti del Partito Interno cui fanno seguito, con minore importanza sociale, i membri del Partito Esterno mentre i lavoratori, i Prolet, non hanno alcun potere. Le libertà individuali sono ridotte all’essenziale e, con la scusa della guerra, anche tutti i beni sono razionati. Il controllo è così pervasivo che, oltre al lavoro e alla sessualità (concepita soltanto per la procreazione) anche il linguaggio è “razionalizzato” ad uso e consumo del regime. La Neolingua è un vocabolario composto soltanto da termini essenziali così da rendere più facilmente controllabili i pensieri e le comunicazioni.

Foto di Sergio Roca

In questo universo distopico, il piccolo burocrate Winston Smith – membro del Partito Esterno e impegnato a modificare, a piacimento del regime, testi e fotografie del passato – mette in atto una sua personale ribellione scrivendo un diario per tenere traccia tangibile dei fatti di cui è a conoscenza e che lo coinvolgono. L’incontro con Julia, giovane funzionaria del Ministero della Verità, appartenente alla Lega Giovanile Antisesso, ma, di fatto, ostile al governo, cambierà il destino di entrambi.
I due, divenuti amanti, vengono sospettati di ribellione e di tradimento dal potente membro del Partito Interno O’Brien. Questi, per smascherarli, fa credere loro di essere anch’egli coinvolto in un movimento rivoluzionario. Grazie all’astuta mossa, il gerarca non solo scopre la relazione amorosa tra i giovani (che vivono il loro rapporto segreto in un retrobottega affittato in periferia, inusualmente non controllato da uno schermo) ma anche gli intenti sovversivi dei due, disposti tuttavia a utilizzare gli stessi mezzi del potere che vorrebbero abbattere.
Dopo l’arresto, torturati e sottoposti ad alcune sedute di “rieducazione” psicologica, i ragazzi vengono lasciati liberi. Le loro menti, però, non sono più in grado di distinguere il vero dal falso, il bene dal male e di ricordare i sentimenti che li legavano in precedenza.

Foto di Sergio Roca

Dire che questo romanzo, del 1949, sia profetico è dir poco. L’attuale visione globalizzata del mondo ci sta conducendo ad una pericolosa distorsione della realtà. Realtà soggettiva, usata da pochi e propinata a molti, grazie all’evidente riduzione delle facoltà cognitive derivanti anche dall’impoverimento della lingua che, come insegna la sociologia evolutiva, risulta essere strumento primario per la formulazione di idee astratte in quanto funzione intellettiva quando viene usata come strumento di strutturazione del pensiero. Non a caso, come in 1984, la rimozione dei “ricordi”, con una evidente distorsione della realtà da narrare e da tramandare ai posteri, al fine di “costruire” un percorso storico/sociale differente da quanto realmente accaduto, non è cosa moderna. Già in epoca romana con la damnatio memoriae (ma ancora prima i greci e gli egiziani) ne hanno fatto ricorso addirittura regolamentandone l’uso e le modalità di applicazione.
La ricostruzione scenica di Nicoletti rispecchia il romanzo (pur modificando il contesto temporale del racconto) proponendo allo spettatore delle scene, abilmente ideate da Alessandro Chiti, dal ritmo incalzante che mantengono sempre alta la tensione emotiva sia nei momenti drammatici sia in quelli passionali. Una narrazione che porta ad empatizzare con la figura di Winston (un concreto e concentrato Woody Neri) ma anche con l’eroina Julia (interpretata dalla versatile e pluriforme Violante Placido) ma anche col cattivo di turno (un freddo e impenetrabile Ninni Bruschetta).
Insomma, nulla è realmente ciò che appare e tutti sono vittime del perverso meccanismo del “vero nel falso” di cui il romanzo 1984 è stato testo precursore (idea ancor più sviluppata nel 1998 dalla pellicola The Truman Show).
Nel cast meritano una segnalazione a parte Chiara Sacco, la piccola del gruppo, e Brunella Platania che “regala” accenni canori di grande intensità. Un bravo, per una non facile caratterizzazione, a Salvatore Rancatore. Rimarchevoli le prove di Silvio Laviano, Tommaso Paolucci e Gianluigi Rodrigues ai quali, se il testo non lascia molto spazio per esprimersi verbalmente, la scena ha permesso di far percepire la loro presenza.

Foto di Sergio Roca

Uno spettacolo che, a dispetto della complessità, è risultato ben strutturato grazie alla cura profusa dal regista, il quale ha posto attenzione ad ogni minimo dettaglio.
La tecnica di illuminazione (disegno luci di Alessandro Papa) contribuisce al pathos complessivo, lasciando gli spettatori col fiato sospeso. Ingegnosa la costruzione “semi visibile” del rifugio dei due amanti ribelli sempre “spiabile” tramite l’uso di videoproiezioni in diretta. Costumi di Paola Marchesin tra il futuribile e il post-moderno in linea con quanto richiesto dalla narrazione.

1984

di George Orwell

adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan
traduzione e regia Giancarlo Nicoletti
con Violante Placido, Ninni Bruschetta, Woody Neri
e con Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco
scene Alessandro Chiti
musiche Oragravity
costumi Paola Marchesin
disegno video Alessandro Papa
disegno luci Giuseppe Filipponio
direttore di scena Gaetano Verde
direttore di produzione Daniela Piccolo
prodotto da Federica Vincenti per Golden Art Production.

Teatro Quirino, Roma, fino al 3 novembre 2024.

Altre date:

Teatro Comunale, Carpi, dal 9 all’11 novembre 2024
Teatro Ivo Chiesa, Genova, dal 14 al 17 novembre 2024
Teatro Carcano, Milano, dal 20 al 24 novembre 2024
Teatro Toniolo, Mestre, dal 27 al 28 novembre 2024
Teatro Alfieri, Torino, dal 30 novembre al 1° dicembre 2024
Teatro Golden, Palermo, dall’11 al 12 dicembre 2024.