Il progetto Congiunzioni a cura di Fabio Biondi al Teatro Basilica di Roma vede una serie di appuntamenti di autrici che innervano quella scena teatrale magmatica e portatrice di segni indelebili nella “disfunzione” evocativa tra parola e suono, tra respiro e urlo, il primo dei quali ha presentato lo scorso fine settimana l’“azione” poetica di Mariangela Gualtieri Cattura del soffio. Che la scrittura amplificata della Gualtieri si definisca nella forma apparecchiata di una materia speziata, profonda ma al contempo ispida di riflessi di un tempo prossimale, abbiamo imparato a conoscerla, a leggerla soprattutto; ma in questo “lavoro” per la scena come altre volte è accaduto i confini oltre l’“io” sono evidenti e marcano i territori di uno sguardo chiaro quanto impietoso, lì a riportarci con estrema aderenza morale i suoi (e i nostri) dubbi sull’umano, sul mondo che ci circonda, sulle cose naturali che suscitano disagio interpretativo perché forse non abbiamo più parole per pensarle.
C’è lei in prima persona, filtro tra ciò che risuona lontano da noi e ciò che si accoglie, ciò di cui ci impossessiamo per sopravvivere, proprio in quel tessere una particolare attenzione al presente, quasi con affinità concrete di umori e materie povere, mai scontate nella loro possibilità “vera”, registrando persino lo scandaglio di un tempo che va esaurendosi e come grido d’allarme lei ne ispeziona la “rimanenza”, un tempo esausto sebbene sia ancora un ultimo appiglio al quale tendere nel deserto della speranza. C’è lei, ricettiva, individuale, voce di una rivelazione, ma come nella poesia di Mario Luzi, c’è il “gorgo” dell’esistenza dove l’“io” «del discorso non è più in posizione privilegiata rispetto alla realtà che esso esprime ma è esso stesso coinvolto in una condizione analoga di regressione razionale. Tale condizione si qualifica come una pre-coscienza, o una sub-coscienza» (1). Il Teatro Basilica è uno spazio unico per la sua configurazione architettonica, cattedrale e ripostiglio, sublime e memoria della fatica di un lavoro ch’è stato, la sua recente storia è ormai teatrale, da diversi decenni, lì accanto alla “scala santa” a due passi dalla Basilica di San Giovanni; lei è una figura stagliata tra la luce e le ombre, essenza fantasmatica ma così tanto carnale e si presenta in una essenzialità eclatante: microfono con asta e un piccolo quaderno di appunti attaccato con un filo a una sottile cintola. Quasi un promemoria dove recuperare piccoli tracciati, scintille che avrebbero riverbero, comunque, difficili da contenere sulla carta.
Eppure lei quasi mai legge, solo come contrappunto, sembrerebbe, a sottolineare con delle pause il paesaggio della parola-racconto, apre le pagine liberando i colori, le forme, le paure. Il suo osservare e fermare i momenti che ci restituisce con un dire apparentemente “piano”, lineare, rammemora ciò che non è più e ci propone un adesso del fare, per questo mentre lascia allo spettatore la vertigine di una responsabilità da condividere la sua parola poetica si fa azione incalzante, gesto. E non è una voce ma corpo che chiama, interroga, incapace di raccontarsi nella sola singolarità bensì depositato nei molteplici riverberi di un “affanno” esistenziale dei tanti, quando ci ricorda l’imminente catastrofe, la vacuità dell’uomo di fronte al dolore degli altri esseri viventi, la solitudine (semantica) ch’è biografica e politica anche nostra. Come un piano sequenza che riprende la nostra esistenza, con un mood finanche pasoliniano nel fotografare e introiettare il rovesciamento di prospettiva rispetto all’idea di progresso che ci affligge, Mariangela Gualtieri ci regala uno spettacolo magnifico, accordato in un sottotono di note distillate, potente.
Nota
1) Stefano Agosti in Mario Luzi, Tutte le poesie, Garzanti, Milano, 1974, p. 749.
Cattura del soffio
rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri
con la guida di Cesare Ronconi
cura e ufficio stampa Lorella Barlaam
produzione Teatro Valdoca
con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena.
Teatro Basilica, Roma, dal 5 al 7 maggio 2023, nell’ambito del progetto Congiunzioni, a cura di Fabio Biondi (L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino).
Congiunzioni continuerà fino al 21 maggio 2023. Per tutte le info sui prossimi appuntamenti: https://www.teatrobasilica.com/