“Il sogno di una cosa” di Monia Manzo

Foto di Monia Manzo

Il sogno di una cosa è andato in scena nel teatro romano di Altilia Sepino (provincia di Campobasso), uno dei siti archeologici tra i più suggestivi d’Italia.
A rendere possibile un programma di più spettacoli di elevato livello artistico è stata l’organizzazione molisana del Teatro del Loto, gestita da Stefano Sabelli.
Ne Il sogno di una cosa si unisce la regia, l’interpretazione e la musica di due eccellenze: Elio Germano – attore impegnato, pluripremiato con quattro David di Donatello, tre Globi d’Oro, due Ciak d’Oro oltre a importanti riconoscimenti internazionali, tra cui Miglior attore a Cannes nel 2010 e a Berlino nel 2020 – e Teho Teardo – David di Donatello per la colonna sonora del film Il Divo di Sorrentino – con la produzione di Pierfrancesco Pisani per Infinito Teatro e Argot Produzioni.
Lo spettacolo è liberamente tratto dal romanzo omonimo di Pier Paolo Pasolini, che lo scrisse tra il 1948 e il 1949, quindi prima di Ragazzi di vita e di Una vita violenta. Il sogno di una cosa, tuttavia, venne pubblicato soltanto nel 1962 e rappresentò “paradossalmente il romanzo d’esordio e di epilogo della stagione narrativa” dello scrittore e poeta nato a Bologna nel 1922.
Nella messinscena, le parole e la musica danno voce ai tre ventenni friulani che fuggono dall’Italia del secondo Dopoguerra per cercare un futuro migliore in Jugoslavia. La Storia si ripete in una sorta di migrazione balcanica al contrario con i tanti profughi che oggi varcano lo stesso confine per giungere nel nostro Paese.
Siamo nel 1948. Le vicende di Nini, Milio ed Eligio si intrecciano durante la festa del paese. Pochi bicchieri di vino e si ritrovano ad inseguire il loro sogno.

In uno spazio praticamente vuoto dove trovano posto due scrivanie, due computer, delle campane e degli strumenti musicali, Elio Germano e Theo Teardo restituiscono la forza dell’opera pasoliniana, poetica, onirica eppure pungentemente realistica. Elio Germano è un ottimo narratore. Racconta, suona, tiene desta l’attenzione degli spettatori. Theo Teardo, in perfetta sintonia con l’attore, imbastisce e cuce con maestria le atmosfere e i paesaggi sonori del testo originale. Un altro elemento importante, poi, sono le voci dei protagonisti (diffuse nel teatro con audio cinematografico) registrate da Elio Germano nel corso di un laboratorio teatrale tenuto in occasione della preparazione dello spettacolo nelle zone friulane dove sono ambientati i fatti.
Nini, Milio ed Eligio vogliono fuggire dalla miseria della loro terra, emanciparsi dalla povertà. Credono nell’ideologia comunista, sperano in un lavoro decoroso, vogliono combattere le ingiustizie sociali. Non realizzeranno, però, nulla di tutto questo. Il sogno si infrange quando capiscono che la terra straniera tanto agognata è a loro ostile e per niente accogliente, malgrado abbiano in tasca la tessera del Partito Comunista. Non resta allora che ritornare in Italia, ancora da clandestini, con un treno diretto a Gorizia. Nini, Miglio ed Eligio parteciperanno alle lotte contro i latifondisti e proveranno a ricostruirsi una nuova esistenza. Elio Germano con la sua voce testimonia gli slanci vitali dei protagonisti senza tralasciare i momenti in cui la storia si tinge di una forte drammaticità. Come la scrittura di Pasolini, l’interpretazione dell’attore non scade mai nella commiserazione c’è semmai il senso di quella pietas che chiede amorevole rispetto per gli esseri umani e, perché no, delle loro speranze di realizzare un futuro migliore. Non sarà così per Eligio, divorato nel corpo e nell’anima dal lavoro in una cava; non sarà così per Nini, operaio della Mangiarotti, il quale potrà soltanto constatare la distruzione della sua fabbrica a seguito di un incendio dei depositi.

Foto di Monia Manzo

L’intellettuale di Casarsa aveva previsto tutto: il fallimento del sogno comunista, le morti sul lavoro, il flusso migratorio, la fatica dei figli della civiltà contadina di trovare una collocazione dignitosa in una società in cui il capitalismo avrebbe schiacciato irrimediabilmente i loro valori.

Il sogno di una cosa

liberamente tratto dal romanzo di Pier Paolo Pasolini
di e con Elio Germano e Theo Teardo
produzione Pier Francesco Pisani per Infinito Teatro e Argot Produzioni.
Teatro Romano, Altilia Sepino (CB), 10 agosto 2024.

Tournée:
Teatro Carcano, Milano dall’11 al 16 febbraio 2025
Teatro Concordia Venaria Reale, Torino, 20 febbraio 2025
Teatro Duse, Bologna, dal 25 al 27 febbraio 2025
Spazio Rossellini, Roma, dal 5 al 7 marzo 2025.