Siamo nel mezzo dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale evento destinato a promuovere il sentimento comunitario dell’Europa e a rilanciare il futuro dell’Unione stessa. Il 26 Giugno 2018, proprio per questo, si è tenuta a Bruxelles, presso la Sede del Parlamento Europeo, la conferenza sul patrimonio culturale Europeo. La sede di rappresentanza politica comunitaria è diventata così teatro di confronto e connessione tra il patrimonio culturale e il senso di appartenenza al Vecchio Continente. I cittadini europei sono stati invitati a riflettere (in modo particolare i giovani) sull’importanza e sul ruolo che la cultura riveste nelle nostre vite e nella società di oggi.
È un periodo complicato per l’Unione Europea che, è evidente, sta attraversando una crisi ogni giorno più profonda, spaventosa, minacciosa. Quell’europeismo e quell’entusiasmo che ne hanno accompagnato la costituzione sembra lasciare spazio al disfacimento, allo sconforto, sottolineando quel disequilibrio economico e sociale che fraziona i popoli, delle singole nazioni, in microcosmi. Chi dovrebbe sentirsi, orgogliosamente, “cittadino d’Europa” prova, spesso, un sentimento di isolamento e di abbandono proprio nei confronti delle Istituzioni che lo dovrebbero rappresentare.
È in questo quadro complessivo che si è sentito il bisogno, da parte della classe politica, di rivolgersi alla cultura come mezzo per ritrovare quel “sentimento” originario dei valori comunitari. Il 2018 intende ravvivare, grazie al patrimonio culturale condiviso e nell’arte, quell’identità collettiva intereuropea da cui i singoli stati, le varie popolazioni, sembrano allontanarsi sempre di più. Ma l’arte, come è noto, è un fine – non un mezzo – e si può solo celebrare nelle sue forme più pure: possiamo impadronirci delle sue ricchezze e apprendere i suoi insegnamenti più profondi. Il ruolo dell’arte è da sempre un ruolo speciale, così come è speciale il Maestro Bosso, compositore, direttore d’orchestra e musicista, ospite d’eccezione del panel di discussione a Bruxelles.
L’introduzione al suo intervento è una citazione del Maestro stesso, quella con la quale Bosso definisce, immediatamente, la funzione della musica all’interno della totalità delle arti. Di certo, tra tutte le arti, la musica ha disegnato nel mondo, in modo inequivocabile, il profilo della cultura occidentale: «[…]La musica definisce l’Europa come l’architettura definisce gli stati» .
L’architettura, dunque, come distinzione tra gli stati europei, come barriera storica, patrimonio caratterizzante di ciascuna nazione, una diversità da difendere contrapposta alla musica come motivo e spirito comune.
Confini, di andare oltre, di impegnarsi nella costruzione di legami “intonati” all’anima dell’uomo, muovendosi attraverso e per contrasto, tra quei confini architettonici che, di fronte alle note, sembrano dissolversi. Bosso, però, definisce ancora con maggiore profondità la grandezza “autonoma”, propria del linguaggio musicale. Non descrive, infatti, la musica come linguaggio asettico, preoccupato soltanto di esprimere convenzioni implicite ma, al contrario, ne sottolinea la qualità di maggior rilievo : «Vedete, non c’è un confine. La musica non è solo un linguaggio, la musica è una forma di trascendenza».
La musica non ha origine nelle parole; non racchiude in sé concetti o significati stabiliti, specifici. La musica parla utilizzando suoni. La visione che il Maestro conduce durante la conferenza è la visione di un interprete, di un Maestro per eccellenza di colui che non porta nel mondo solamente le note, le partiture o maliziosi virtuosismi ma li riempie, piuttosto, di umanità. L’umanità è il motivo, proprio dell’arte e del suo interprete: l’umanità che la musica e l’arte in genere promuovono nelle coscienze dei popoli. L’importanza della divulgazione e della produzione artistica risiede nelle opportunità che esse offrono per coltivare le coscienze verso la strada dell’umanità.
Nella conclusione breve, ma densa di auspici per la prosperità, per lo spirito di ciascun cittadino europeo il Maestro afferma: «il grande musicista non è colui che suona più forte degli altri, ma colui che ascolta gli altri. E quando si ascolta, si trovano opportunità».
L’ascolto. Il nucleo più importante del discorso si distende qui: un momento di riflessione importante non soltanto per i giovani europei, ma per la classe politica dirigente. Qui Bosso diventa mediatore, attraverso la musica, tra le istituzioni e il popolo. Una domanda, un monito, un consiglio: dove la solitudine e la frammentazione sociale feriscono di più l’Europa? Dove l’ascolto diventa sordo e i problemi rimangono tali, fino a diventare enormi, scaturendo, così, in incomprensioni profonde. Sono l’omissione di ascolto e la mancanza di dialogo i veri nemici da contrastare.
È in questa conclusione che troviamo la connessione profonda tra l’arte e la cultura e tra tutti noi: questa è la traccia, l’insegnamento, che solo un grande uomo e un grande Maestro può lasciare.
L’arte esiste in ciò che insegna e in ciò che dona e, per quanto riguarda la musica, essa ci invita ad imparare e ad ascoltare.