Scomparso lo scorso 25 agosto 2018, Lindsay Kemp lascia dietro di sé una traccia indelebile e una scia di pensieri affettuosi per la sua umanità, professionalità, nonché per il suo contributo al mondo della danza. È stato ballerino, mimo, attore, regista e persino pittore ma soprattutto un vero “maestro d’arte”. Precursore di un genere di danza onirico ed originale, ha interpretato una delle correnti più fantasiose di teatro-danza nell’Europa del 1900, reinventando l’arte del mimo, annessa al balletto, e ispirando numerose compagnie di danza di fama mondiale come i Momix.
Evitato il servizio militare fingendosi pazzo, per dedicarsi all’arte tersicorea, Lindsay Kemp dimostra subito grande carisma e decisione. Nel secondo dopoguerra studia e si perfeziona con diversi artisti tra i quali spicca Marcel Marceau che lo avvia al mimo con l’interpretazione del celebre pezzo Les Mains. Ben presto irrompe nel mondo della coreografia proponendo una sua personale e innovativa forma d’espressione. Fonda la sua prima compagnia nel 1962, The Lindsay Kemp Dance Mime Company e nel 1968 debutta con la prima produzione coreografica Flowers, una pantomima liberamente ispirata a Notre Dame des Fleurs di Jean Gênet. La pastiche teatrale è estremamente provocante (il protagonista Divine è un travestito che si prostituisce nei bassifondi parigini degli anni Trenta) tanto da sconvolgere il mondo ballettistico dell’epoca, suscitando scalpore ed ammirazione tra chi grida allo scandalo e che non lesina apprezzamenti.
Il mondo della danza si apre così a un nuovo metodo di sperimentazione in cui la contaminazione tra gli stili diviene una componente basilare: il balletto si fonde con il teatro e da esso attinge per diventare sincero ed immediato.
«Io non recito, vivo effettivamente l’esperienza. Come i bambini quando giocano, per loro quella è la realtà. Non recitare, sii te stesso. Se riesci a seguire questo principio, non sei mai ripetitivo. Sei reale». Questo era il suo pensiero, incredibilmente attuale, che – nell’arte ostentata e costruita -ricorda all’artista quanto importante sia la spontaneità per raggiungere il cuore del pubblico.
La genialità di Lindsay Kemp ha lasciato segni indelebili nel mondo dello spettacolo con The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (in collaborazione con il suo allievo e amico David Bowie), Sogno di una notte di mezza estate (liberamente tratto dall’omonimo testo di William Shakespeare), Salomè (di Oscar Wilde) e The Big Parade (un omaggio al cinema muto), lavori che permettono di oltrepassare i canoni conosciuti dell’espressione, rendendo Kemp pressoché inimitabile.
Un artista eclettico e istintivo che ha saputo mescolare le sue competenze anziché scinderle, affidando ad ognuna di esse un ruolo fondamentale nel suo lavoro per valorizzare il mondo dell’arte. La sua “ispirazione” era totalmente non convenzionale come inusuale è l’immagine che di lui rimane in quella che è stata la “maschera”, per eccellenza, creata per una delle sue interpretazioni: il capo rasato, il volto bianco, gli occhi bistrati e gli indumenti femminili e fluttuanti di un moderno Pierrot, reale e sorridente.