Negli anni Novanta era opinione diffusa tra i critici e gli studiosi teatrali che la stessa regione dei cappelletti e le piadine fosse terreno fertile di sperimentazione artistica nel campo delle performing arts, al punto da essere ribattezzata nell’arco di numerose recensioni e saggi critici come Romagna felix. Ebbene, grazie all’attenzione di chi negli anni l’ha governata, ma anche di pratiche di formazione dello sguardo che nel tempo si sono consolidate, in qualche modo la Romagna gode ancora di un certo primato: ciò si verifica sia in termini didattici, e non è un caso che la vicina benché storica rivale Emilia sia stata la patria del corso di laurea DAMS (ancora oggi in testa alle scelte di chi vuole approfondire lo studio delle discipline artistiche); sia per la cura con cui viene programmato il teatro ragazzi, fondamentale veicolo di incontro fra le generazioni. Testimonianza viva di questo è una realtà che ha contribuito in misura notevole proprio all’avvicinamento di nuovi pubblici nella regione, il Centro di Produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri. Fino allo scorso anno, Accademia Perduta/Romagna Teatri si distingueva in particolare sul territorio per aver dato con il festival Colpi di scena una vetrina importante al “teatro ragazzi”, ovvero quella forma di teatro non minore che, senza essere selettiva nei confronti delle fasce d’età, allarga i suoi orizzonti ponendosi come un teatro per “famiglie”, giovanissimi e adulti. Per il 2021, tuttavia, svoltosi a cavallo tra settembre e ottobre, lo storico festival Colpi di scena ha presentato una nuova e inedita versione di se stessa, molto appetibile per gli addetti ai lavori di tutta Italia, e a loro esclusivamente dedicata. Ben organizzato e curato, si è snodato tra teatri di diverse cittadine della provincia di Forlì. Dal teatro ragazzi, dunque, il festival è passato a una programmazione che in alcuni casi ribalta i termini della relazione e a partire dalle fiabe costruisce drammaturgie che trattano temi che riguardano il mondo degli adulti: è il caso, tra gli spettacoli visti, di L’ombra lunga del nano scritto da Alberto Fumagalli, della compagnia Les Moustaches, con la voce off di Maria Paiato e gli interpreti Ludovica D’Auria e Claudio Gaetani, uno spettacolo che ha debuttato al Teatro Il Piccolo di Forlì e che passerà sul palco del Teatro Due di Roma dal 30 novembre al 12 dicembre. Sicuramente è vagamente ispirato alla fiaba di Biancaneve, infatti, anche se protagonista è una coppia in crisi.
Olo e Neve sono caratteri molto diversi, benché complementari. Olo è affetto da nanismo e manifesta gelosie tendendo delle “trappole” alla moglie per testarne la fedeltà; Neve, dal suo canto, vive palesemente una vita di insuccessi personali e ripetute frustrazioni. Finalmente l’attore nano non rappresenta una persona diversa da se stessa, non è una convezione, non è “prestato” al teatro, ma “è” teatro, personaggio in quanto essere, senza nessuna edulcorazione politically correct o, al contrario, esposizione “pornografica” dell’anomalia fisica (pensiamo ai freak show lontani nel tempo o al circo, per esempio, centrali nel capolavoro cinematografico Freaks Out in questo periodo disponibile nelle sale). Per di più, Olo è pienamente umano: se non combacia con lo stereotipo del cattivo assimilabile al Mini-me di Austin Powers in Goldmember, è comunque un “bestemmiatore” («Dio bono» è quasi un suo intercalare, e per questo viene sgridato dalla moglie) e un “bugiardo”, rispondendo letteralmente, per quest’ultimo tratto della sua personalità, a un altro, e ancor più popolare, stereotipo, ricordato dalla stessa Neve, che «le bugie hanno le gambe corte».
Nel quadrato della scena, delimitato da un letto al centro e una ribalta puntellata di mele, per un’atmosfera decisamente fiabesca, i due intrattengono dialoghi che rivelano le loro vite precedenti il matrimonio, come la fulminea parabola televisiva di Neve. Si comprende che non sia stato il matrimonio la causa della frantumazione delle loro esistenze: questa è additabile solo a se stessi, l’“altro” è soltanto il capro espiatorio su cui è comodo scaricare colpe di cui fa male sentirsi responsabili. Interessante l’utilizzo dell’ombra sullo sfondo, simulacro di un personaggio immaginario di Olo, attraverso la quale il suo corpo di diventa quello di un gigante che, ingannando la credulona Neve, avrà la funzione di nuvola passeggera per riportare il sereno nella relazione, fino al lieto fine. Proprio come nelle migliori fiabe.
Sempre al Teatro Due di Roma, dal 16 al 28 novembre segnaliamo un’altra coproduzione Accademia Perduta Teatri/Romagna Teatri e Società per Attori: L’ORESTE. Quando i morti uccidono i vivi, di Francesco Niccolini, interpretato da Claudio Casadio per la regia di Giuseppe Marini. Il teatro incontra il fumetto dell’illustratore Andrea Bruno, in un’animazione firmata da Imaginarium Creative Studio, nell’ambito della vetrina di drammaturgia italiana contemporanea e nuovi linguaggi scenici Expo Teatro organizzata da Società per Attori. Lo spettacolo è anche un libro edito da Poliniani Editore: l’omonimo volume, presentato al festival Colpi di scena durante l’incontro L’avventura del testo teatrale moderato da Cira Santoro e Massimo Marino. In questa occasione, l’editore Corrado Polini lo ha definito «un incontro esplosivo tra l’autore del testo drammaturgico, l’interpretazione di Claudio Casadio e il regista, un’opera che testimonia il rapporto materico tra ciò che avviene sulla scena e nel testo».
L’ombra lunga del nano
di Alberto Fumagalli
con la voce di Maria Paiato
con Ludovica D’Auria e Claudio Gaetani
costumi Giulio Morini
light design Eleonora Rodigari
aiuto regia Tommaso Ferrero
regia Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli
produzione Les Moustaches
co-produzione Società per Attori
e Accademia Perduta/Romagna Teatri.
Teatro Il Piccolo, Forlì, 30 settembre 2021, festival Colpi di scena.
Teatro Due, Roma, dal 30 novembre al 12 dicembre 2021.