Scritta alla fine degli Anni Cinquanta la commedia noir Otto donne e un mistero (titolo originale Huit femmes) è sicuramente la composizione più nota del francese Robert Thomas (1927-1989).
Il testo riscosse immediatamente il favore della critica grazie alla vittoria, nel 1961, del Prix du Quai des Orfèvres, un concorso di scrittura dedicato ai romanzi polizieschi, in lingua francese. La competizione, tutt’ora in essere, garantisce al vincitore la pubblicazione dell’opera mentre la commissione giudicante, presieduta dal capo della polizia giudiziaria della prefettura di Parigi, è composta esclusivamente da poliziotti, magistrati, avvocati e giornalisti.
L’affermazione al grande pubblico, tuttavia, si deve all’omonimo film del 2002 (regia di François Ozon) che l’anno successivo ottenne, al festival del cinema di Berlino, un irrituale Orso d’argento per la migliore attrice. Il premio venne assegnato, infatti, non a una singola persona ma, cumulativamente, a tutto il cast femminile composto da: Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Isabelle Huppert, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen, Danielle Darrieux, Ludivine Sagnier, Firmine Richard, Dominique Lamure.
Il plot è estremamente intrigato e l’attuale versione italiana, la cui traduzione è stata curata da Anna Galiena, con l’adattamento di Micaela Miano, risulta decisamente efficace.
Siamo alla vigilia di Natale e in una villetta della campagna francese vivono: Marcel, imprenditore sull’orlo del fallimento (che in scena non vedremo mai); Gaby, la moglie (Anna Galiena) e Catherine, la figlia minore della coppia (Mariachiara Di Mitri). Ci sono, inoltre, come “ospiti”: Mamy e Augustine, rispettivamente la madre e la sorella di Gaby (Paola Gassman e Debora Caprioglio) nonché la governante Signora Chanel (Antonella Piccolo) e la cameriera Louise (Giulia Fiume).
Mentre Marcel dorme, il resto del gruppo è in attesa del ritorno della primogenita di Marcel e Gaby: la studentessa Suzanne (Claudia Campagnola). All’arrivo di questa, nell’intento di svegliare il capofamiglia, Louise entra nella stanza dell’uomo trovandolo sul letto, morto, con un coltello conficcato nella schiena. Impossibile avvisare la polizia: i fili del telefono sono stati recisi e la villa è isolata a causa della neve. La strada che la separa dalla caserma, a piedi, è impraticabile e anche l’impianto elettrico dell’automobile è stato sabotato!
Chi si sarà introdotto nell’abitazione per compiere il delitto e a quale fine? Se la villa è isolata, l’omicida potrebbe essere ancora nei paraggi o, peggio, non sarà, addirittura, uno dei presenti? Le indagini, condotte dalle stesse donne, tramite un susseguirsi di reciproci sospetti e svelamenti, non riescono a fornire una risposta chiara dell’accaduto, mentre l’arrivo della sorella di Marcel, Pierrette, una ex spogliarellista (Caterina Murino) non fa che aumentare i numerosi dubbi. Tutte hanno dei segreti, delle verità nascoste, che potrebbero essere il movente del delitto. Si scoprirà, poi, che nessuna di loro era realmente legata a Marcel tanto da anteporre l’affetto per questi ai propri interessi personali.
Dalle note dello spettacolo è chiaro che Thomas riesce a: «fare emergere sfacciatamente la lamina sarcastica e comica della vita contro la morte. E lo fa attraverso la figura madre: la donna. Ne sceglie otto: le più diverse, perché non sono personaggi ma personificazioni distinte della stessa identità-matrice. Come una Grande Madre che si fa Natura, Madonna, Dea, Terra e Morte».
Il finale, a sorpresa, disorienterà il gruppo e renderà impossibile, per chi aveva ideato l’omicidio, il continuare a sopportare quel mondo pieno di contraddizioni e falsità.
La commedia è molto piacevole con l’unico limite di una drammaturgia (seppure intelligente e intrigante) che costringe le attrici a una teatralità quasi esclusivamente verbale rendendo difficili caratterizzazioni e gags basate sulla mimica o sulla fisicità. Anche per questo, forse, la regia di Guglielmo Ferro non ha potuto che puntare sulle capacità recitative delle singole attrici cercando, poi, nella forza e nell’affiatamento del gruppo quel “ritmo” che non sarebbe possibile ottenere altrimenti. Pure la piacevole e funzionale scenografia (curata da Fabiana Di Marco), suddivisa in cinque spazi con al centro la porta che condurrebbe alla camera di Marcel, assieme agli effetti luce (curati da Aliberto Sagretti) non potevano far altro che assecondare questa scelta.
Un plauso alla riuscita del lavoro va, quindi, alle protagoniste: Anna Galiena, impeccabile nei modi e nella recitazione tanto da poter essere focalizzata come l’imprescindibile punto fermo della commedia. Caterina Murino, verosimile e ambiguo prototipo di femme fatale e Paola Gassman per la credibilissima figura di una suocera avara ed egoista. Un complimento a parte lo dedico a Debora Caprioglio che, nella stilizzazione posturale della cognata zitella (forse l’unico ruolo che permetteva un lavoro sul corpo), mi ha ricordato molto la “mitica” Gertrude, creata da Bice Valori, per lo sceneggiato Il giornalino di Gian Burrasca.
Per l’energia e la contagiosa allegria si è distinta Claudia Campagnola mentre è stata precisa Antonella Piccolo nello scandire, più volte, i tempi necessari allo scioglimento dell’intrigo. Un incoraggiamento a Mariachiara Di Mitri (di cui sentiremo sicuramente ancora parlare), giovanissima, dalla bella e potente voce, che non si è lasciata intimidire dal “poker di donne” con cui si trovava in scena e a Giulia Fiume (recentemente notata nel ruolo di Naomi nel drammatico Love’s Kamicaze) che, in questa occasione, ha saputo gestire i tempi recitativi, ben differenti, del teatro leggero.
Una pièce brillante e ben riuscita che fa sorridere e pensare. Essendo basata su contenuti dialogici, per essere fruita al meglio, la commedia richiede, da parte dello spettatore, attenzione e concentrazione.
Otto donne e un mistero
di Robert Thomas
traduzione Anna Galiena
adattamento Micaela Miano
regia Guglielmo Ferro
con Anna Galiena, Debora Caprioglio, Caterina Murino.
Con la partecipazione di Paola Gassman, Antonella Piccolo, Claudia Campagnola, Giulia Fiume, Mariachiara Di Mitri
costumi Françoise Raybaud
scene Fabiana Di Marco
musiche Massimiliano Pace
disegno luci Aliberto Sagretti
Teatro Quirino, Roma, dal 2 al 14 aprile 2019.