Rappresentato per la prima volta in Italia questo testo di Thomas Bernhard nasce da una spinta ideale e necessaria per indagare reazioni e stati d’animo nei giorni dell’ascesa al potere di Jorg Haider che cinquant’anni dopo riporta alla memoria di molti l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Si racconta una piazza, la Heldenplatz di Vienna, dove il 15 marzo del 1938 si radunarono migliaia di persone inneggianti a Hitler e al suo delirio, si racconta il suicidio di un uomo che aveva lasciato la sua casa e il suo paese per sfuggire alle leggi razziali e che rientrando, dopo molti anni di esilio volontario, scopre che nulla è cambiato. L’antisemitismo dilaga e il fascismo non è mai morto. Così Josef Schuster, professore di matematica e intellettuale tormentato dai fantasmi dello sterminio, si uccide gettandosi dal balcone della sua casa che affaccia sulla famigerata Heldenplatz.
Ultima opera teatrale di Thomas Bernhard si fa testamento del suo pensiero politico e invito a vigilare sui sovranismi che avanzano.
La scena si apre in una grande stanza della casa del suicida dove abiti e numerose paia di scarpe vengono riposte per essere spedite in luoghi lontani, la famiglia ha messo in vendita la proprietà e tutto verrà trasferito altrove. Due donne, la governante Zittel (una straordinaria Imma Villa) e la giovane cameriera si occupano di piegare e stirare camicie e soprattutto di lucidare scarpe mentre raccontano della follia della signora Schuster, donna fragile e incompresa ancora ossessionata dai fantasmi del passato. Al centro siede in silenzio un misterioso pianista di cui ascolteremo a intervalli brani di musica classica.
Ma la parola, grande protagonista, entra in scena con forza nella potente interpretazione di Renato Carpentieri, fratello del morto che ha scelto l’esilio di una vita in campagna. Lui è lo zio Robert, fratello e in qualche modo alter ego del suicida, che sullo sfondo di una scenografia di grande suggestione visiva (tronchi di albero spogli a raccontare un altrove enigmatico, inquieto) apre un dialogo con le figlie di Josef (in realtà sono flussi di pensiero, riflessioni su nodi irrisolti). È più giusto dimenticare o ricordare? Questo è l’interrogativo della storia. Le ragazze che sono state oggetto di sputi avvalora la tesi di Robert sull’odio dei viennesi per gli ebrei ma le giovani tentano di minimizzare l’accaduto, non accettano il suicidio del padre e rifiutano la malattia mentale della madre.
Un dialogo a tre voci a indagare il senso della vita attraverso il racconto delle inquietudini del suicida, al quale l’amore per l’arte, per la musica, per la poesia non aveva garantito salvezza.
Sorprende poi il cambio di registro nell’ultima parte dello spettacolo che vede tutta la famiglia riunita per la cena intorno a una grande tavola imbandita. La scena si fa surreale, quasi grottesca e per la prima volta si materializza la vedova Schuster più volte evocata (una Betti Pedrazzi, imponente e carismatica) che dopo un urlo lacerante e liberatorio morirà affondando la testa nel piatto. Epilogo tragico per un presente che non lascia scampo.
Al regista Roberto Andò da sempre attento ai temi civili, al rapporto dell’uomo con la storia, il merito di avere portato sui nostri palcoscenici questo testo realistico e visionario che purtroppo racconta anche il nostro tempo e sembra non lasciare speranza a un futuro diverso.
Piazza degli Eroi
di Thomas Bernhard
traduzione di Roberto Menin
con Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
assistente ai costumi Pina Sorrentino
amministratrice di compagnia Angela Carrano
regia Roberto Andò.
Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale.
Teatro Argentina, Roma, dal 12 al 23 gennaio 2022.
In tournée.
Le prossime date:
Teatro Carignano, Torino fino al 30 gennaio 2022.
Teatro della Corte, Genova, dal 1° al 5 febbraio 2022.