Il personaggio di Pippi Calzelunghe nasce dalla fantasia di Astrid Lindgren, che pubblica l’omonimo romanzo nel 1945 ma, in Italia, la simpatica bambina lentigginosa divenne veramente famosa solo nel 1970 quando, l’allora monopolista radiotelevisivo di stato, la Rai, trasmise i primi episodi della serie televisiva a lei dedicata. La televisione a colori non era ancora stata introdotta e io, che avevo otto anni, sebbene avessi preferito vedere qualche puntata di Zorro, causa la scarsa offerta televisiva dell’epoca, mi appassionai anche alle avventure della monella svedese.
Pippi è un’astrusa ragazzina di nove anni che vive, assieme ad un cavallo di nome Zietto e una scimmietta che lei chiama signor Nilsson, in una policroma casetta (Villa Villacolle) di un paesino svedese. La mamma è: “su una nuvola”, mentre il padre è lontano, per mare, svolgendo l’attività di pirata. Si sente un po’ sola ma ha molto denaro e grandi capacità intellettive e fisiche.
Dopo aver fatto amicizia con Tommy e Annika, suoi coetanei, la fanciulla, dotata di una forza eccezionale e di poteri quasi magici diviene “mira” di malviventi, dei servizi sociali e della polizia. Tutte le difficoltà vengono superate, proprio, grazie all’esuberante carattere della piccola che riesce a farsi beffe di tutti costoro. Nel paese, oltre a Tommy e Annika, solo la mamma dei due sembra accoglierla affettuosamente mentre le autorità vorrebbero rinchiuderla.
Al ritorno del padre, questi, dopo aver chiarito la posizione della ragazza, sarebbe intenzionato a portarla con sé ma, oramai, l’affetto che lega Pippi ai fratellini, assieme alla conquistata autonomia, non le permette di partire. Il percorso di formazione di Pippi è completo. La bambina ha scelto di crescere preferendo l’amicizia dei coetanei all’affetto del padre.
La prima trasposizione di Pippi in musical risale agli anni Ottanta e venne curata dalla stessa autrice del romanzo che si impegnò a scrivere sia il libretto che le musiche assieme a Georg Riedel. Il debutto si ebbe a Stoccolma, presso il Teatro Folkan (ora demolito), con la regia di Staffan Götestam. La prima Pippi Långstrump (Pippi Calzelunghe in svedese) fu interpretata, per volere della Lindgren, da Siw Malmkvist, attrice non più giovane ma, a detta di coloro che assistettero alle repliche, strabiliante nella parte della ragazzina tanto da essere rimasta nel cuore di tutti gli spettatori svedesi (fonte: Sveriges Television AB https://www.svtplay.se/video/13943452/pippi-langstrump-pa-folkan).
La trasposizione italiana si deve alla traduzione e all’adattamento di Sagitta Alter e Carlotta Proietti, con la supervisione di Gigi Proietti, e venne portata in scena, nella stagione 2008/9.
Considerato il target di riferimento di questo family musical, per descriverlo, almeno nella parte emozionale, tenterò di indossare gli occhiali del fanciullo perché un lavoro del genere ha bisogno di essere analizzato anche dal punto di vista dei piccoli.
Lo spettacolo, ricco di luci (curate da un sapiente Umile Vainieri) e colori vividi, sia nei costumi che nelle scenografie (con la rielaborazione di Susanna Proietti), incantano lo sguardo rimandando il pensiero alle fantasmagorie dell’infanzia, quelle del circo o del luna park dove è tutto, volutamente, sgargiante. A dire il vero la mia mente è andata anche alle commedie musicali per bambini di Sergio Tofano (in particolare a L’isola dei pappagalli) ma il riferimento, seppur antecedente alla messa in scena dell’opera in Svezia, non credo fosse noto all’autrice.
Una regia dosata, non invasiva, (curata, sin dal 2008, da Fabrizio Angelini con la collaborazione di Gianfranco Vergoni), lascia ampio spazio allo spirito di improvvisazione “fanciullesca” degli attori permettendo dei movimenti coreografici spettacolari più che artistici. Nella messa in scena risalta la chiave gioiosa, clownesca, costruita su un linguaggio buffo, pieno di vocaboli adatti ai giochi di parole per assonanze (basti pensare al nome di un personaggio: la Signora Facalacca) assieme alle acrobazie, le cadute, le scalate, gli “effetti magici”, tutti elementi tipici del mondo del circo o del genere slapstick.
Le continue risate dei bambini sono il miglior commento alla buona riuscita dell’operazione artistica (ma anche la maggiore gratificazione per gli attori).
Da critico nulla da eccepire sulla messa in scena anche se trovo siano un po’ “deboli” i testi delle canzoni tranne, ovviamente, il leitmotiv principale e, pur comprendendo i costi aggiuntivi che avrebbe comportato, sarebbe stato opportuno disporre di una, seppur ridotta, orchestra dal vivo.
Sul palcoscenico brilla la giovanissima Margherita Rebeggiani, volto noto del teatro italiano per essere stata anche una delle interpreti di Jane Banks nell’edizione italiana di Mary Poppins dal 2018 al 2020. Indiscussa protagonista della storia, sembra essere dotata di una energia pressoché inesauribile. Pochissime sono le scene in cui non è presente. Canta, recita, balla, salta, si arrampica, fa acrobazie e, sebbene abbia ancora ampio margine di crescita professionale, vista la giovane età, mostra sorprendenti capacità artistiche.
Piacevoli e ben centrati nei ruoli loro assegnati (ma, da copione, obbligati ad una certa “razionalità”) Luca Nencetti (Tommy) e Caterina Fontana (Annika).
Ad esclusione dei “bimbi” della storia, tutti gli altri artisti sono impegnati in più parti, nel citarli, perciò, mi soffermerò solo su quelle che ho trovato più coinvolgenti per ciascuno.
Fra tutti spicca la figura del pirata, Comandate Calzelunghe, il gigante buono Roberto Fazioli, mentre la già citata Signora Facalacca, interpretata da un ottimo Francesco Trasatti suscita ilarità al solo guardarla/o. Antonella Civale, ovvero l’assistente sociale, Signorina Taccola, è talmente petulante da essere, come l’Augusto dei clown, la vittima sacrificale di Pippi e, quindi, l’artefice del divertimento degli spettatori. Esilaranti le gags costruite sui due poliziotti Kling e Klang (Martin Loberto e Federico Tolardo) e sui due maldestri ladri Ciccio e Scasso (Fabrizio Scuderi e Ermenegildo Marciante) che, oltre alle capacità recitative, hanno dato prova delle loro abilità acrobatiche.
Nota di merito per l’unica figura “romantica” dello spettacolo, la mamma degli amici di Pippi, la brava Lara Balbo. Un plauso a parte va riconosciuto a Matteo Milani e Lorenzo Iacuzio spesso “nascosti” dal pesante involucro del personaggio più ammirato da tutti i bambini: il cavallo Zietto.
Uno spettacolo godibile per i bambini dai quattro ai novantanove anni dove, se l’armonia scenica e il divertimento sono gli elementi più palesi alla stragrande maggioranza del pubblico, il messaggio subliminale, dedicato allo sviluppo dell’infanzia, non viene sottovalutato.
Pippi Calzelunghe, il musical
di Astrid Lindgren
traduzione e adattamento Sagitta Alter e Carlotta Proietti
regia e coreografie Fabrizio Angelini
regista collaboratore Gianfranco Vergoni
con Margherita Rebeggiani, Fabrizio Scuderi, Ermenegildo Marciante, Luca Nencetti, Caterina Fontana, Antonella Civale, Roberto Fazioli, Martin Loberto, Federico Tolardo, Lara Balbo, Francesco Trasatti, Matteo Milani, Lorenzo Iacuzio
rielaborazione scenica e costumi Susanna Proietti
direzione musicale Giovanni Monti
la voce del Signor Nilsson è di Gianfranco Vergoni
light designer Umile Vainieri
progetto fonico Daniele Patriarca
direzione tecnica Stefano Cianfichi.
Teatro Olimpico, Roma, fino all’8 gennaio 2023.